MLB

La Fenice di Houston

Quando Alex Bregman, al termine della seconda partita delle World Series 2019, con gli Astros sotto 2-0 nella serie dopo aver giocato le gare in casa e utilizzando la parte migliore della rotazione dei partenti (Cole e Verlander), ricordò che “quando perdemmo tre partite consecutive contro gli Yankees a New York (riferendosi alle ALCS del 2017 vinte poi 4-3 in gara-7, ndr) sembrava che il mondo stesse per finire e poi abbiamo vinto le World Series”, in molti lo hanno preso per arrogante o pazzo, o entrambe le cose.

Certo nessuno si aspettava che le successive tre sfide di questo incredibile “Fall Classic”, previste a Washington, potessero dar modo a Houston di ribaltare il risultato. E tantomeno in modo così schiacciante. 17 valide in 27 inning, 1 punto per ogni partita. Questo il magro bottino dell’attacco dei Nationals che davanti ai loro fans (circa 44mila per ogni incontro), sono stati silenziati da un ritrovato monte di lancio texano. Una trasformazione nel rapporto di forza tra i due roster che ha dell’incredibile. Si è passati da un 17-7 complessivo per i Nationals nelle due gare giocate al Minute Maid Park ad un 19-3 per gli Astros nelle tre partite giocate a Washington.

Una delle maggiori cause di questa debacle dei capitolini risiede negli sprechi offensivi, mentre dall’altra parte Houston è tornata ad essere una franchigia cinica e spietata. Sia in gara-3 che in gara-4 Washington ha avuto chiaramente la possibilità di modificare l’inerzia del match. Nel corso della terza partita, vinta dagli Astros 4-1, i Nationals riempiono le basi (con 2 out), nella parte bassa del terzo inning, con il parziale sul 2-0, senza però riuscire a realizzare punti. Nella quarta partita della serie, vinta per 8-1 dagli Astros, i “Nats” fanno anche peggio visto che al sesto inning, con un solo out al passivo, il rilievo di Houston Josh James concede due basi per ball ed il subentrante Will Harris concede il singolo che riempie le basi. Ma prima Juan Soto poi Howie Kendrick, addirittura eliminato al piatto, non riescono a muovere a punto. In gara-5 invece, il 7-1 finale ha le stigmate di una resa incondizionata. L’assenza del partente designato Max Scherzer, fermato da un guaio al collo tre ore prima dell’inizio del match e sostituito da un insoddisfacente Joe Ross, avrà sicuramente condizionato gli esiti della gara ma realizzare appena 4 valide in 9 inning vuol dire non essere mai entrati in partita. Di contro Houston ha potuto contare su un reparto offensivo molto concreto, capace di sferrare 6 fuoricampo in tre partite, compreso il grande slam di Alex Bregman al settimo inning di gara-4, il 20esimo nella storia delle World Series, e il primo dopo quello di Addison Russell dei Cubs in gara-6 nelle finali del 2016.

Ad oggi quindi, nessuna delle due squadre ha vinto una partita in casa nella serie, ed è la prima volta che accade dalle World Series del 1996 tra Atlanta Braves e New York Yankees, con i georgiani che vinsero le prime due a New York e gli “Yanks” che si imposero per le successive 3 ad Atlanta, poi anche la quarta al ritorno a casa andando a vincere l’anello. L’unico altro precedente risale al 1906 quando si affrontarono le due franchigie di Chicago, i Cubs contro i White Sox. Allora non si giocava con il 2-3-2 ma alternando una partita nel “North Side” ed un’altra nel “South Side”. Vinse sempre la squadra ospite fino alla fino alla gara-6 del 14 ottobre 1906 quando i White Sox si imposero davanti al loro pubblico chiudendo la serie sul 4-2.

Adesso gli Astros proveranno a sfruttare al meglio il primo dei due “match point” che potrebbero chiudere la serie, diventando così la 14esima franchigia, nella storia delle post-season, a vincere una serie al meglio delle 7 gare dopo essere stata sotto per 2-0 dopo le prime due sfide. Nello specifico delle World Series, la squadra che arriva a gara-6 avanti per 3-2 nella serie ha vinto 17 volte su 24 precedenti.

La serie riprenderà martedì 29 ottobre al Minute Maid Park, con Justin Verlander e Stephen Strasburg sul monte di lancio rispettivamente per Astros e Nationals. “JV” è l’unico lanciatore a partire in una sfida di World Series con un record di 0-5, compresa la sconfitta in gara-2 dello scorso 23 ottobre. Ha sulle spalle 6 partenze complessive nel “Fall Classic” con una media PGL di 5.73. Verlander è andato 21-6 quest’anno ed è leader nel ranking delle vittorie, ma è 1-3 con una media PGL di 4.15 in cinque partite post-stagionali nel 2019.

“Stras” è 4-0 con un 1.93 di media PGL in queste post-season. Ha vinto la partita delle Wild Card come rilievo, poi si è imposto da partente contro Dodgers, Cardinals e Astros. Contro questi ultimi ha dominato in Texas superando Verlander concedendo appena 2 punti in 6 inning. Strasburg è leader di vittorie nella National League con 18 successi in stagione.

IL VALZER DEI MANAGER – Altre due franchigie intanto trovano una nuova guida. Si tratta dei Chicago Cubs, che si affidano all’ex-catcher David Ross e i Philadelphia Phillies che chiudono l’accordo con Joe Girardi. Si tratta di due scelte agli antipodi. Ross, 42 anni, è uno degli artefici della conquista delle World Series dei Cubs del 2016, ed è alla sua primissima esperienza da manager. Successivamente ha rivestito il ruolo di assistente speciale dei Cubs e dal 2017 di “Color analyst” (la seconda voce nelle telecronache) per la ESPN. Per lui, che con Maddon era già una sorta di “allenatore in seconda”, un triennale e la fiducia totale di Theo Epstein, il “Deus-ex-Machina” dei Cubs e di tutto il roster. Per Girardi invece sono i suoi lunghi trascorsi coronati da successi a parlare. Già manager dei Florida Marlins nel 2006, anno nel quale vinse il titolo di Manager of the Year per la National League, il 55enne ex-catcher ha poi guidato i New York Yankees dal 2008 al 2017, portandoli alla conquista dell’anello nel 2009.

Andrea Tolla

Nato a Roma nel 1971, Andrea è padre di 3 figli, Valerio, Christian e Giulia. Collabora con il quotidiano Il Romanista dove si occupa, tra le altre cose di baseball e football americano. Appassionato di sport in genere collabora anche con il mensile Tutto Bici e con il quotidiano statunitense in lingua italiana America Oggi. Ex-addetto stampa della Roma Baseball, cura una rubrica di baseball all'interno di una trasmissione sportiva di un'emiitente radiofonica romana.

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