Quando l’ultimo lancio di Daniel Hudson manda strike-out Micheal Brantley, al “Minute Maid Park” di Houston esplode la festa dei Washington Nationals, capaci di vincere, contro ogni pronostico queste incredibili World Series (6-2 nell’ultima decisiva sfida). L’unicità di questa edizione della “Fall Classic”, che ha visto in tutte e sette le partite vittorie esterne, regala alla capitale USA il secondo anello dopo quello conquistato nel 1924 dai Senators di Walter Johnson e Bucky Harris e ai Nationals il primo anello della storia. La stagione dei Nats potrebbe essere riassunta in una sola parola: “rimonta”. Questo perché gara-7 è stata vinta recuperando un gap (fino all’inizio del 7° inning il risultato era sul 2-0 per gli Astros), così come in rimonta è stata tutta la stagione di questo incredibile roster. Il 23 maggio, quando più di qualcuno, anche all’interno dell’organizzazione, chiedeva a gran voce la testa di Dave Martinez, i Nationals avevano il poco incoraggiante record di 19 vittorie e 31 sconfitte. Nessuno avrebbe potuto anche solo ipotizzare che il 31 ottobre la squadra si sarebbe trovata con l’anello in bacheca. Invece, il roster si è compattato intorno al suo manager ed è riuscito, al termine di una stagione in risalita, a chiudere prima nella classifica della wild card di National League, diventando la settima franchigia a vincere il titolo accedendo alle post-season dalla “porta di servizio”. Ecco perché al settimo di gara-7, quando i fuoricampo di Antonhy Rendon su Zack Greinke e quello di Howie Kendrick su Will Harris, appena subentrato al partente di Houston, cambiano l’inerzia della gara portando il parziale da 2-0 a 2-3, ai tifosi dei Nationals sembrava di vivere un sogno che invece per i fan degli Astros si stava trasformando in un incubo. Gli oltre 43mila spettatori hanno atteso e sperato in una reazione della squadra di casa ma nei due inning successivi le mazze dei texani sono stati capaci di produrre un solo singolo, mentre gli ospiti ne raccoglieranno un altro all’ottavo con il 21enne Juan Soto che porta a casa Eaton e altri due nella parte alta dell’ultima ripresa con il singolo di Adam Eaton che fa volare Gomes e Robles. Quando Daniel Hodson si infila il guanto per cercare di eliminare gli ultimi tre battitori della stagione davanti agli occhi di tutti, dai giocatori ai dirigenti, ai tifosi sugli spalti e a chi era a casa sarà passata davanti tutta questa incredibile cavalcata iniziata in un freddo giovedì di fine marzo, passata attraverso le forche caudine di maggio, scaldata dal sole e dalle buone prestazioni nei mesi estivi, e che ha testato le coronarie dei fans in autunno fino a farli esplodere di gioia la vigilia di Halloween vincendo quattro partite in trasferta di queste incredibili World Series e le ultime 8 trasferte consecutive di queste post-season. L’ultima sconfitta lontana dal Nationals Park risale a gara-1 delle Division Series contro i Dodgers del 3 ottobre (6-0). Da allora due vittorie in California, altrettante a St. Louis contro i Cardinals nelle Championship Series vinte con uno sweep (4-0) e poi questo poker contro la squadra che deteneva il miglior record casalingo della MLB del 2019, che ha chiuso la stagione regolare con 107 vittorie, superando un roster che conta uno dei migliori reparti offensivi di sempre e che tra i suoi lanciatori partenti annovera assi del calibro di Gerrit Cole (sconfitto in gara-1), Justin Verlander (sconfitto in gara-2 e 6) e Zack Greinke.
La rotazione dei partenti dei Nationals ha potuto contare su uno Stephen Stasburg, nominato MVP delle World Seris, ed un Max Scherzer granitico. “Stras” nelle due partenze della “Fall Classic” ha messo insieme 14.1 inning di assoluto livello concedendo appena 4 punti e piazzando la bellezza di 14 strike-out. La strada che lo ha portato a questa finale è costellata di prestazioni di livello tanto da farlo diventare il primo lanciatore di sempre ad avere un record di 5 vittorie e 0 sconfitte in una post-season. In gara-6 di queste WS è stato il primo lanciatore a concedere al massimo due punti nei primi 8.1 inning di una partita di finale da Curt Schilling nel 1993. Scherzer appena tre giorni fa non riusciva a muoversi per forti dolori al collo tanto da saltare gara-5 a Washington, ma tra cortisone, riposo, e una incredibile forza di volontà, è riuscito a dare il suo contributo nella decisiva gara-7 così come è stato decisivo nell’altra gara da “win-or-die”, la wild card dello scorso 1 ottobre. In entrambe le sfide non ha ottenuto la vittoria, ma in entrambe le occasioni ha lanciato 5 solidi inning contenendo gli attacchi avversari concedendo il minimo possibile.
L’appuntamento con i tifosi è per sabato, alla parata su Constitution Avenue a Washington D.C., dove l’interà città tributerà gli onori del caso a Dave Martinez e i suoi ragazzi, capaci di riportare il titolo nella capitale dopo 94 anni.
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