Il 16 febbraio 2019 non è stato un giorno come un altro per chi mastica baseball tutti i giorni come noi, chi ha dentro quella passionaccia da diamante. Il 16 febbraio di due anni fa ci ha lasciato Rino Zangheri. Uno di quei personaggi che capitano una volta in una società sportiva, forse neanche quella, una di quelle persone capaci di catalizzare attorno a sè un intero movimento. Amato dai suoi, invidiato dagli altri, non sono mancati neppure i detrattori, ma resterà il presidente dei tredici scudetti e delle tre Coppe dei Campioni.
Diciamolo pure, è stato abile anche a scegliersi il giorno dell’addio. Non quello sportivo. Aveva fatto appena in tempo a captare un brutto segnale: quel suo favoloso giocattolo che aveva creato, plasmato, esaltato, dal quale non riusciva proprio a separarsi, stava pericolosamente sparendo dalla geografia del batti e corri italiano. E allora ha chiuso gli occhi, per non accorgersi di nulla.
E ha visto giusto, eccome se l’ha fatto. Ha vissuto da adolescente la Seconda Guerra Mondiale, ma ha evitato di sorbirsi il Coronavirus: ma ve l’immaginate il Pres con la mascherina. Messa, tolta, rimessa, dimenticata, persa. “Lella, dov’è quella roba là” avrebbe tuonato tra le mura domestiche. E poi il lockdown: un incubo per lui, un leone ingabbiato, così abituato a fare il classico percorso, casa, fabbrica, campo e poi Ibiza e la sua Africa.
Già che ci siamo, mi sa tanto che non avrebbe apprezzato la nuova formula del campionato. Tutti quei “round” Premier, Gold, Silver, Recovery, Qualification, Safety, gli schemi, i diagrammi, gli incastri. Per lui contavano prima fase e play-off, soprattutto play-off. Perchè cominciava a esaltarsi quando era il momento del “dentro o fuori”, delle sfide senza un domani.
Il baseball a Rimini per fortuna è ancora vivo, le società della zona hanno portato avanti con passione, entusiasmo, quella sana dose di pazzia e anche managerialità nella persona del presidente Alessia Valducci, un progetto chiamato New Rimini. Un’importante e significativa ripartenza dopo i disastri di due anni fa all’interno del Baseball Rimini. Il Pres ha lasciato un’eredità, è vero, ma per ora non facciamo paragoni con la sua società. Qui si punta sui giovani del territorio, che devono crescere, imparare, sbagliare, il tutto con grande pazienza e tranquillità. A Rino Zangheri invece piaceva il prodotto finito, per vincere subito o provare a farlo. E’ stato così, sempre, per 45 lunghi anni.
Ora non resta che attendere, magari il prima possibile, l’intitolazione al Pres dello stadio di via Monaco. Anzi, a dire la verità, cercando su Google “Stadio dei Pirati” nella finestrella di destra appare già la scritta Stadio dei Pirati “Rino Zangheri”. Un precursore…
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