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Addio Enrico. Il covid spegne il sogno olimpico del CT azzurro del softball

Tutto il movimento del softball e del baseball italiani si uniscono nel dolore e nel pensiero per la scomparsa avvenuta all’ospedale San Salvatore dell’Aquila di Enrico Obletter a causa del coronavirus. Una notizia che ha lasciato tutti sgomenti e increduli. In pochi giorni, il covid ha portato via il creatore, mente e cuore, del progetto che, in tre anni, ha collocato l’Italia del softball nell’élite mondiale, con la conquista del titolo europeo e della qualificazione per i Giochi Olimpici.

Nato a Sydney, in Australia, nel 1959, Enrico Obletter arriva in Italia da giocatore di baseball nel 1984, nella terra abruzzese da cui era partita la sua famiglia, portando il Chieti alla storica promozione in A2. Si mette in luce come tecnico di softball guidando il Parma in serie A e occupandosi della pedana di lancio azzurra per le Olimpiadi di Sydney del 2000, nelle quali, con il quinto posto, l’Italia di Tonino Micheli raggiunge il miglior piazzamento di sempre. Sono 10 gli anni che lo vedono al fianco di Micheli e 2 quelli con Marina Centrone nello staff azzurro.

Nel frattempo, conduce una carriera che lo porta ad essere il manager più vincente della storia nelle squadre di club italiane, sia in campo nazionale (9 Scudetti e 3 Coppe Italia), sia in campo europeo (5 Coppe dei Campioni), fra Macerata, Caserta e Bussolengo. A inizio 2017 arriva la chiamata alla guida della Nazionale Italiana di softball, progetto che prende in mano con tutta la passione, l’energia e la competenza che lo caratterizzano, plasmando con determinazione un gruppo di atlete eccezionali, che sposano completamente, insieme a lui e al suo staff, la causa, in una progressione impressionante che porta le azzurre, nel corso di in un fantastico 2019, prima nuovamente sul tetto d’Europa, quindi, dopo pochi giorni, ad attraversare come un ciclone inarrestabile il diamante olandese della Qualificazione Olimpica, mettendo in fila, senza una sbavatura, le più forti squadre d’Europa e di Africa. Un crescendo di emozioni che portano l’Italia del softball ai Giochi di Tokyo e tutti gli appassionati a innamorarsi di un gruppo di campionesse che si considerano ‘sorelle’.

Il Presidente Andrea Marcon, che è rimasto in continuo contatto per gli aggiornamenti nelle ultime, drammatiche giornate di Enrico Obletter, ha voluto affidare a una lettera indirizzata proprio a lui le parole di commiato da chi è stato più di un collaboratore e un amico:

Caro Enrico, 

in queste ore, da quando ho ricevuto la notizia del peggioramento delle tue condizioni cliniche, continuo a leggere e rileggere gli ultimi messaggi che ci siamo scambiati. Messaggi di affetto, legati all’amicizia che ci lega da ormai 30 anni e dal tuo voler essermi vicino in questi mesi così complicati. Parlare di te non è facile perché nel mio ruolo dovrei ricordare il grande allenatore, il condottiero che più di ogni altro in Italia ha saputo portare in trionfo le squadre che ha allenato. E invece non riesco a pensare agli scudetti, alle coppe, ai titoli con la Nazionale e alla Qualificazione Olimpica. Non ci riesco perché davanti ai miei occhi ho solo l’uomo generoso, dal cuore grande e sincero. 

Fra le tante cose che ho imparato da te c’è anche il fatto di aver compreso che si può avere un rapporto lavorativo importante, come quello che lega un Presidente di Federazione al proprio allenatore della Nazionale, tenendo separati l’amicizia e l’affetto. Noi abbiamo parlato, discusso, litigato, ma ci siamo sempre confrontati da uomini leali perché insieme, ognuno nel proprio ruolo, sapevamo di perseguire un risultato comune. 

Mi mancheranno le chiacchierate nella stanza dei fisio, con davanti quel caffè preparato con la moka che Elio porta in ogni angolo di mondo e quelle risate a crepapelle con i tuoi racconti di vita vissuta sui campi di softball. 

Mi mancheranno le volte in cui mi spiegavi il perché delle tue scelte, nonostante io ribadissi che non mi dovevi dire niente perché non rientra nei miei compiti discuterle. E ogni volta che ti rispondevo così mi guardavi e ripetevi: “tu sei il mio Presidente e tu devi sapere.” 

Chiudo gli occhi e rivedo l’abbraccio di Utrecht, dopo la vittoria sulla Gran Bretagna, e sento ancora le tue parole: “sono contento di non averti deluso.” E la mente corre subito a Ronchi dei Legionari, alla vittoria dell’Europeo Under 19 quando ti sei sentito male per l’emozione di aver portato al titolo Europeo quella Nazionale per cui avresti fatto di tutto. Non ti eri nemmeno accorto di aver fatto venire le lacrime agli occhi al direttore dell’albergo che, dopo aver origliato il tuo ultimo discorso alla squadra prima di salire sul bus, disse: “vorrei andare in campo io a giocare questa partita per lui.” 

Magnetico, competente, vincente. Ma soprattutto un grande amico mio e del softball italiano e mondiale. 

Caro Enrico, rileggo ancora i tuoi messaggi e, dal profondo del mio cuore, ti dico che sono immensamente orgoglioso di averti avuto come allenatore della mia Nazionale. 

Fai buon viaggio fratellone. Ti voglio bene. 

Alla moglie Giovanna e ai suoi familiari, ai tanti amici sparsi in ogni parte del mondo e alla mitiche ragazze del softball, le condoglianze più profonde da parte di tutta la redazione di Baseball.it

 

Redazione

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