Gualtiero Carli e Rino Zangheri festeggiano la conquista della Coppa dei Campioni 1989 a Barcellona
Se anche nel baseball italiano, alla fine di un campo da baseball, ci fosse la piantagione di mais stile “The field of dreams”, beh comincerebbe a essere parecchio popolata. Il batti e corri riminese ha perso questa mattina uno dei personaggi più conosciuti, uno di quelli più longevi. Si è spento infatti Gualtiero Carli, classe 1927, uno dei pionieri del baseball a Rimini, uno di quei ragazzi del professor Pagnini, insegnante del Liceo Classico, che disputò le Olimpiadi di Los Angeles nel 1932 nel pentathlon moderno e rimase affascinato dal gioco del baseball. Quando tornò lo propose ai suoi studenti, tra cui Gualtiero Carli, che decise di creare una società e formare una squadra. Era il 1949, i ruoli erano quasi tutti coperti, mancava il catcher, lo fece Gualtiero, che pochi anni dopo a Bologna formò una batteria di tutto rispetto con Lachi. Nel box aveva una particolarità, rarissima per i ricevitori, era un mago del bunt. Il baseball a Rimini riprese piede a fine anni Sessanta e logicamente c’era Carli a guidare un manipolo di bravi ragazzi, questa volta dal dug-out nel ruolo di manager. Poi ricambia ancora e diventa dirigente quando a capo dei Pirati arriva Rino Zangheri. Quella di Gualtiero è una scalata a livello dirigenziale, fa parte del consiglio federale con Beneck presidente, gira il mondo, resta sempre fedele al “Pres” col quale condivide gioie e dolori sul diamante, mangiate, risate, relax nella residenza estiva Zangheri a Ibiza. A Rimini era facile trovarlo: per qualche anno ha mandato avanti l’Universal, storico negozio interamente dedicato al baseball, altrimenti il suo triangolo era casa-campo-Taverna degli Artisti. Il ristorante storico di Marina Centro degli amici Sergio e Nadi dove sostavano spesso e volentieri i fenomeni del Rimini Baseball vinci-tutto, da Romano a Orrizzi, da Long a Spica. Allo Stadio dei Pirati, Carli aveva il suo posto fisso durante le partite. Si piazzava esattamente in linea dietro il box di battuta, da buon catcher, sia per godersi i lanci, sia per controllare le chiamate arbitrali. Un giudice severo (uso un eufemismo) per gli arbitri di casa base ai quali non ha mai perdonato niente: “era fuori di mezzo metro” una delle sue frasi classiche se la chiamata danneggiava un battitore dei Pirati. Magari il lancio era sul filo, ma guai a contraddirti caro Gualtiero.
This post was published on 4 Marzo 2021 17:25
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