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Quindici anni fa moriva Aldo Notari

Il 30 gennaio 2001 pubblicai su Baseball.it un’intervista ad Aldo Notari all’indomani della sua sconfitta elettorale contro Everardo Dalla Noce. Ogni tanto me la vado a rileggere, perché sono molto soddisfatto per la “giusta distanza” che, da cronista, avevo tenuto affrontando una situazione delicata.

Aldo Notari mi aveva invitato a prendere nota del suo numero di cellulare durante il Mondiale IBAF di Taiwan, che avevo seguito per conto di Baseball.it. Quella trasferta è un’altra cosa di cui vado molto orgoglioso. Senza tema di smentita, ero stato il primo giornalista italiano a seguire la Nazionale di baseball senza essere stato invitato dalla FIBS.

Non fu facile. Con Alessandro Labanti calcolammo male il fuso orario e andò a finire che arrivai nel mio albergo di Taipei quando la partita inaugurale tra Italia e Taiwan era già iniziata. Scrissi l’articolo grazie alle informazioni che mi aveva riferito Enzo Di Gesù, l’addetto stampa dell’IBAF, al telefono. Diventò più difficile il giorno successivo, visto che non si trovava il mio accredito. Che poi saltò fuori al culmine di una mia esplosione di ira che fece rimbombare i sotterranei dello stadio.

Notari si palesò mentre ero sul treno da Kaohsiung a Taipei. Mi chiamò sul cellulare per dirmi che ci teneva tantissimo ad avermi ospite alla cena di gala che precedeva la fase finale del Mondiale. “Effetti della campagna elettorale in corso”, pensò il me stesso del 2001, fermo sostenitore della teoria che a pensar male magari si fa peccato, ma spesso ci si azzecca.

Va detto che Notari sembrava piuttosto contento di vedermi il giorno dopo allo stadio. Mi invitò nella sua suite, si vantò del fatto che come interprete aveva scelto la ragazza più carina e mi presentò a chiunque con un “this is my friend“.

Cosa volete che vi dica, ero malfidente, ma in qualche maniera mi convinse. Rimasi con lui e parlammo a lungo. O meglio: ascoltai parecchio, perché Aldo Notari amava i monologhi. Aveva una lingua estremamente sciolta e una voce da speaker radiofonico. O forse più da cantante di piano bar. Il suo lessico era rispettabile. Non creativo in Italiano come quando si esprimeva nel dialetto di Parma, evidentemente la sua lingua madre. Ma tale da non annoiare.

Notari rilassato, e libero di parlare in dialetto, era un affabulatore formidabile. Lo avresti potuto mettere su un palcoscenico e lasciarcelo per ore. Come Stand-Up-Comedian, avrebbe fatto successo, se solo esistesse un pubblico per quel tipo di figura in dialetto parmigiano.

Quando diventava il Presidente di tutte le Federazioni (copyright mio; lo fece andare su tutte le furie; e non fu l’unica volta, come vedremo), era diverso. Nel ruolo di Presidente FIBS, schivava qualsiasi critica con una delle 2 formule, da usarsi a scelta: “me lo chiedono le società” oppure “me lo impone il CONI“. Non aveva troppo senso cercare di approfondire per capire meglio, perché quando riteneva il giornalista troppo molesto, usava una terza formula per sbarazzarsene: “la domanda è mal posta“.

Da presidente IBAF Notari aveva invece maturato la convinzione di essere depositario di una sorta di infallibilità papale. Forse da quel giorno in cui Giovanni Paolo II gli disse: “Lei è Italiano? Ed è presidente del baseball mondiale? Deve essere molto bravo…”. La storia è naturalmente apocrifa, ma esiste a corroborarne la plausibilità una foto di Notari in udienza privata presso il Santo Padre. Non lo avrebbe mai confessato, ma Aldo era profondamente credente. Lo ha detto pubblicamente Don Sergio Sacchi durante la sua orazione funebre quel 25 luglio del 2006.

Ricordo bene il caldo di quel giorno. E la bocca che mi si impastò quando mi trovai in mano il microfono per leggere i messaggi di cordoglio arrivati dall’estero. L’incertezza che provai leggendo la considerazione di Gene Orza della Associazione Giocatori MLB “Aldo aveva sempre una storia da raccontare e non importa quanto fosse vera”. Poi partirono le note di “Who wants to live forever” dei Queen. E pensai che magari a vivere per sempre non aveva pensato, ma a rimanere Presidente tutta la vita ci era riuscito. Ne sarà valsa la pena? Lo pensai e mi scese una lacrima.

Aldo Notari e Riccardo Schiroli durante i Mondiali 2001 a Taiwan

Torniamo a quel 30 gennaio 2001. Leggo dalla mia intervista: “Ha fatto un resoconto corretto di quello che ci siamo detti al telefono prima delle elezioni…chi me l’ha riferito, ha detto che nell’articolo sarebbe emersa addirittura una sua preferenza per me…“.

Il fatto che Notari mi desse del lei, è fiction. Mi ha sempre dato del tu. E io rigorosamente gli davo del lei. Ma nonostante questo, non gliele ho mai mandate a dire. Penso che Notari mi considerasse un fastidio, ma degno comunque del suo rispetto. Quando ancora lavorava all’ENEL, mi ha sempre ammesso al suo ufficio, mentre la sua specialità era far rimanere l’interlocutore all’esterno e liquidarlo con un breve colloquio dalla finestra del suo ufficio. Mi riservò anche alcune delle sue temute convocazioni nell’ufficio sotto le tribune del vecchio stadio Europeo. La prima volta debuttai con un “ma le poltrone, sono di pelle umana” che portò la sua tranquillizzante voce da crooner a trasformarsi in quella di Fausto Leali. A sancire la tregua, come spesso succedeva, estrasse il progetto dell’Europeo. Che era un po’ una sua creatura e che (per fortuna) non vide mail smantellare.

Prima di diventare definitivamente sentimentale, voglio chiarire che non ho rivalutato Notari come presidente. Era un abilissimo gestore di consenso e usava con maestria i mezzi di comunicazione per come li aveva conosciuti lui, uomo nato nel 1932. Ma l’idea di sport che aveva Notari, resta più simile a quella dell’Unione Sovietica che non a un modello moderno. Aveva infatti come priorità il successo delle Nazionali e il mezzo per ottenerlo era secondo lui orientare la composizione delle squadre al fine di portare i giocatori delle Nazionali al miglior rendimento possibile. Non a caso, quando Paolo Ceccaroli (il suo miglior lanciatore) rimase fuori squadra al Rimini lo tenne in forma facendolo giocare a Cuba. Cosa che ho qualche dubbio che sia consentita dallo Statuto FIBS. Quando Roberto Bianchi (il suo miglior battitore) ebbe la possibilità di firmare un contratto da pro negli Stati Uniti, fece di tutto (riuscendoci) per farlo desistere.

Notari non ha capito costa stava succedendo con l’avvento di Internet. E non oso immaginare come avrebbe reagito ai social media. Anche chi non è critico nei suoi confronti come lo sono io, non potrà comunque che riconoscere che ad un certo punto della sua carriera di dirigente sportivo Aldo ha perso la bussola. La sua stella polare è diventata il confermarsi in carica. E questo non dovrebbe succedere mai.

E adesso divento sentimentale. Ricordo la prima intervista con Notari, all’hotel Milano, covo storico del baseball di Parma. Ricordo lui che arriva, mi vede e capisce che sono proprio quel ragazzino che andava a fare allenamento con la prima squadra nel 1976. E da buon parmigiano, mi apostrofa con un “veh!”.

Ricordo ancora quando lo incontrai presso la stazione ferroviaria, dove andavo a comprare l’Herald Tribune durante le World Series. E sfogliando l’Herald, vidi una sua foto e la didascalia “il presidente mondiale del baseball, più che un dirigente, sembra un attore di Hollywood”. Ricordo il suo sorriso. Ma ricordo anche come mi incenerì quando gli dissi “Presidente, in effetti è uguale a Danny Aiello…”.

 

Riccardo Schiroli

Nato nel 1963, Riccardo Schiroli è giornalista professionista dal 2000. E' nato a Parma, dove tutt'ora vive, da un padre originario di Nettuno. Con questa premessa, non poteva che avvicinarsi alla professione che attraverso il baseball. Dal 1984 inizia a collaborare a Radio Emilia di Parma, poi passa alla neonata Onda Emilia. Cresce assieme alla radio, della quale diventa responsabile dei servizi sportivi 5 anni dopo e dei servizi giornalistici nel 1994. Collabora a Tuttobaseball, alla Gazzetta di Parma e a La Tribuna di Parma. Nel 1996 diventa redattore capo del TG di Teleducato e nel 2000 viene incaricato di fondare la televisione gemella a Piacenza. Durante la presentazione del campionato di baseball 2000 a Milano, incontra Alessandro Labanti e scopre le potenzialità del web. Inizia di lì a poco la travolgente avventura di Baseball.it. Inizia anche una collaborazione con la rivista Baseball America. Nell'autunno del 2001 conosce Riccardo Fraccari, futuro presidente della FIBS. Nel gennaio del 2002 è chiamato a far parte, assieme a Maurizio Caldarelli, dell'Ufficio Stampa FIBS. Inizia un'avventura che si concluderà nel 2016 e che lo porterà a ricoprire il ruolo di responsabile comunicazione FIBS e di presidente della Commissione Media della Confederazione Europea (CEB). Ha collaborato alle telecronache di baseball e softball di Rai Sport dal 2010 al 2016. Per la FIBS ha coordinato la pubblicazione di ‘Un Diamante Azzurro’, libro sulla storia del baseball e del softball in Italia, l’instant book sul Mondiale 2009, la pubblicazione sui 10 anni dell’Accademia di Tirrenia e la biografia di Bruno Beneck a 100 anni dalla nascita. Dopo essere stato consulente dal 2009 al 2013 della Federazione Internazionale Baseball (IBAF), dal giugno 2017 è parte del Dipartimento Media della Confederazione Mondiale Baseball Softball (WBSC). Per IBAF e WBSC ha curato le due edizioni (2011, 2018) di "The Game We Love", la storia del baseball e del softball internazionali.

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