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“Viaggio tra i diamanti italiani”: il Kennedy di Milano

Molti giocatori quando arrivano al Kennedy sostengono che “qui si sente il profumo della storia”. Già, ma la storia si percepisce spesso anche tra ruderi e rovine e lo stadio milanese negli ultimi anni ha dato molto più l’impressione di un residuato che di un impianto nel pieno della sua attività. E quanti vecchi giocatori, tornandoci magari dopo un po’ di tempo, si sono sentiti una stretta al cuore… Per fortuna, però, l’aria è finalmente cambiata: il Comune di Milano e la Fibs hanno trovato un accordo per il rilancio del vecchio impianto di San Siro e il Kennedy ha cominciato a risollevare la testa. Di lavori da fare ce ne sono ancora tanti, ma almeno lo stadio milanese ha potuto tornare ad ospitare partite di livello, fino al ritorno nel circuito della serie A.

Il terreno rimesso in condizioni accettabili, la recinzione protetta con le imbottiture, la riapertura di un punto ristoro e l’istallazione di un tendone-club house hanno dato una nuova vita e un nuovo colpo d’occhio alla struttura. Con la possibilità, per il Milano, di aprirci finalmente una sede e di ospitare eventi, conferenze, serate, insomma tutto quanto possa servire per far vivere questo centro sportivo al massimo delle sue potenzialità. Fino alla incredibile occasione di ospitare un evento di risonanza internazionale come la sfilata di Hugo Boss-Russell Athletic per la Settimana della Moda di Milano 2021. E le migliorie andranno avanti anche nel 2022, quando finalmente potranno essere riutilizzati gli spogliatoi principali, ampliati e ristrutturati. Insomma, un altro passo verso il recupero definitivo di uno stadio che deve tornare centrale nell’attività del baseball italiano, come lo è stato per anni, ma come non lo è più da troppo tempo.

Tanto per dare un’idea, il Kennedy non ospita una partita della Nazionale dal 28 luglio del ’98, quasi un quarto di secolo, e anche allora lo fece in via del tutto eccezionale, perché Italia-Spagna di quell’edizione dei Mondiali venne giocata sul campo milanese in deroga alle strutture richieste e solo per celebrare i 50 anni della prima partita del baseball italiano. Non solo, ma la crisi profonda in cui lo stadio era precipitato negli ultimi tempi, impedì che si giocassero a Milano le partite dell’ultimo mondiale italiano, quello del 2009, e penalizzò anche l’esperimento della franchigia SenagoMilano United, che si ritrovò senza quello che sarebbe stato il suo palcoscenico principale. Non dimentichiamoci inoltre che il campo milanese è senza impianto di illuminazione dal 2008…

Eppure c’è stato un tempo in cui il Kennedy era un vero gioiello del baseball italiano. Al momento della sua inaugurazione ufficiale, il 29 agosto 1964, con Italia-Svezia dei Campionati Europei di quell’anno, quello milanese era il più grande e il più prestigioso campo italiano. Anche se le sue lunghezze (125 metri al centro) incutevano rispetto da parte di tutti i battitori, tanto che per anni i fuoricampo al Kennedy si contarono sulle dita di una mano. Il primo in assoluto venne realizzato dal capitano dell’Olanda Han Urbanus contro la Francia alle 10.30 del 4 settembre ’64 (come annoterà scrupolosamente Franco Imbastaro sulla prima pagina della Gazzetta), mentre per trovare il primo homer in campionato bisognerà aspettare addirittura due anni dopo, il 10 luglio del ’66, quando la butterà fuori il bolognese Aurelio Sarti. Appena in tempo prima che il Kennedy venisse chiuso dall’autorità giudiziaria, in seguito una denuncia presumibilmente di qualche residente della case limitrofe, perché ritenuto pericoloso. Una questione che bloccherà l’impianto per un paio di mesi, ma che si riproporrà ancora venticinque anni più tardi quando, di fronte alle palle sparate fuori ad ogni allenamento da bomber come Bianchi, Manzini e l’ex major Jim Morrison, il Comune accoglierà una nuova protesta e invierà al Milano una diffida, invitando la squadra ad avere più attenzione e a cercare di non mandare le palline fuori dal campo!

Un elenco di contrattempi che si fa lunghissimo negli anni se pensiamo a tutti i problemi di rapporti difficili con il Comune, di bastoni tra le ruote, di burocrazia, per non parlare degli anni desolanti di inizio Duemila quando l’amministrazione comunale decide di non gestire più direttamente il centro sportivo e lo affida prima a Milano Sport, poi al Cus, infine promuove due bandi con l’illusione di trovare qualche privato che si faccia carico della sua completa ristrutturazione e invece infilerà il Kennedy in una spirale di decadenza inarrestabile, con situazioni dolorose come il torneo di calcetto organizzato sul diamante da un gestore di quegli anni disastrosi.

La storia del Kennedy comunque è fatta anche di grandi momenti, con il suo apice probabilmente durante i Mondiali dell’88, quando viene montata una tribuna supplementare dietro il dugout di prima e si gioca Italia-Usa davanti a cinquemila spettatori che rappresentano il pubblico record di questo stadio. Un Kennedy che ha avuto tanti momenti di tutto esaurito come in occasione delle finali di coppa Campioni ospitate dal Milano nel ’71 e nel ’72 contro Fortitudo e Nettuno, dopo che nell’agosto del ’71 era stato finalmente inaugurato l’impianto di illuminazione. Ma le tribune piene si sono viste in tante occasioni anche in campionato, per le sfide scudetto con le grandi o i derby con il Bollate. Oppure per l’opening day del ’79 contro il Parma, quando il Milano torna in A dopo tre anni tra i cadetti e invita al Kennedy per l’occasione i giocatori dell’Inter con Giampiero Marini (da ragazzo giocatore di baseball a Lodi) che lancia la prima palla.  Mentre in tempi relativamente recenti il gran pienone è arrivato in occasione del Baseball Day organizzato da Elio e Faso nel ’99 con tanti personaggi dello spettacolo in campo, da Linus a Federica Panicucci, a Fabio De Luigi.

E su questo campo il Milano ha costruito buona parte dei suoi successi: i secondi quattro scudetti della propria storia, tra il ’66 e il ’70, la terza coppa dei Campioni vinta nel ’71 e due coppe Italia conquistate nelle finali del ’67, nel derby con l’Inter, e nel ’90, in una partita giocata contro la Juve, al termine di una stagione interminabile, addirittura il 20 novembre. La partita più “invernale” della storia. Quella storia che continueremo a respirare entrando in questo vecchio stadio.

 

Elia Pagnoni

Nato a Milano nel 1959, Elia Pagnoni ricopre attualmente il ruolo di vice capo redattore dello sport al quotidiano "Il Giornale", dove lavora sin dal 1986. E' stato autore di due libri sulla storia del baseball milanese.

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