Si è chiusa la due giorni di incontri tra la Major League e il sindacato dei giocatori per il rinnovo del contratto. Sono state, finalmente, giornate di confronto vere che da una parte hanno sancito la distanza tra le due parti, dall’altra hanno dato la sensazione che, per la prima volta dall’inizio del lockout voluto dalle proprietà ed iniziato lo scorso 2 dicembre, le due controparti stiano cercando in qualche modo di trovare una soluzione.
Sull’esito degli incontri ci sono voci discordanti, soprattutto in merito alla cifra dello stipendio minimo. Di certo c’è che MLB e sindacato non sono affatto vicine, con la Lega che spinge su una cifra intorno ai 615.000 dollari, che alcune fonti invece indicano vicino alle 650.000, contro i 700.000 richiesti dal sindacato (775.000 secondo altre fonti). Quello che appare certo però è la disponibilità della MLB a fare un passo verso le richieste dei giocatori, e questo è un punto positivo.
Tra le concessioni della MLB anche il passo indietro rispetto alla modifica dell’arbitrato salariale ed ha accettato la proposta del sindacato per la costruzione di un bonus pool da riconoscere ai giocatori “pre-arbitrato”. Sarà complesso andare a definire i parametri di riconoscimento di questi bonus, a partire dall’utilizzo della statistica WAR, su cui al momento ci sono diverse discussioni visto che subisce continue modifiche per stare al passo con i cambiamenti del gioco e che per uno stesso giocatore si ottengono risultati diversi a secondo della fonte di questa statistica. Altro parametro di valutazione che si dovrebbe utilizzare è quello dei premi ricevuti dal giocatore, ed anche in questo caso ci sono delle perplessità perché genererebbe un potenziale conflitto di interesse visto che le votazioni sui premi vengono condotte dai membri dei media, che potrebbero essere in qualche modo “legati” al giocatore stesso o alla proprietà. C’è poi da stabilire il “budget” da mettere a disposizione per il bonus pool, che per Jeff Passan di ESPN è stimato in 10 milioni secondo la MLB e in 105 milioni secondo il sindacato. Una distanza a dir poco siderale, ma il semplice fatto che la MLB sia aperta al concetto è già una buona notizia, ed è segno dei progressi fatti dopo questi due giorni.
Lo stipendio minimo, l’arbitrato e l’istituzione del bonus pool sono comunque tutti pezzi di quello che è un puzzle molto più grande. Le altre, forti priorità della MLB includono ancora, l’espansione dei playoff, che aumenterebbe notevolmente le entrate dalla televisione e dalla vendita dei biglietti, e l’aumento della soglia della Luxury Tax. Dal lato del sindacato invece un’altra esigenza importante è quella di cercare una modifica al regolamento tale che impedisca alle società di tenere un prospetto nelle Minors più a lungo del dovuto per allungarne i tempi di permanenza nel club prima che lo stesso possa diventare free-agent.
Molti sono gli aspetti ancora da limare, ma l’ottimismo che filtra sul fatto che la stagione 2022 parta nei tempi prestabiliti è dato dal fatto che, dopo oltre un mese di silenzio assoluto, le due parti abbiano finalmente iniziato non solo a parlarsi, ma a fare qualche passo nella direzione dell’altro. Lo spring training deve iniziare a metà febbraio e l’obiettivo che gli analisti hanno dato per evitare che ci siano dei ritardi resta quello di raggiungere un accordo entro il 1° febbraio.
Una volta giunta l’intesa e tolto il lockout, i front-office delle società avranno il loro bel da fare per recuperare terreno sulle transazioni di mercato e sull’acquisto dal mondo free-agent. Il tutto avverrà in tempi molto stretti anche per dare la possibilità a chi cambia casacca di iniziare quanto prima l’allenamento con i nuovi compagni. Anche in questo caso, più tempo impiegheranno lega e sindacato a trovare un accordo, più frenetiche saranno le conseguenze di quell’accordo.
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