NCAA

C’è tanta Italia sulla lunga strada verso Omaha

Con l’arrivo di giugno entra nella sua fase decisiva la stagione del baseball NCAA che incoronerà la sua regina con la disputa delle College World Series da metà a fine mese ad Omaha nel Nebraska. Il Torneo finale NCAA partirà con 16 concentramenti (chiamati Regionals) composti da 4 squadre ciascuno, le cui vincitrici si sfideranno poi in 8 Super Regionals (mini serie al meglio delle 3 partite) da cui usciranno le 8 pretendenti finali al titolo che verrà assegnato sul diamante del TD Ameritrade Park di Omaha a conclusione delle College World Series.

Dopo la fine dei vari tornei di conference con conferme e sorprese, come d’abitudine sono state selezionate sia le 64 pretendenti al titolo sia le 16 compagini ospitanti i Regionals con in questo caso alcune escluse di lusso come per esempio Notre Dame e Oklahoma. Entrambe reduci da ottime stagioni regolari e con, a favore dei secondi, anche la vittoria nel recente torneo finale della Big 12 conference.

Chi invece ospiterà un Regional per la prima volta in assoluto sarà Georgia Southern guidata dai giocatori do origini italiane Sam Blancato ed Anthony DiMola ed una delle sorprese stagionali Maryland vincitrice della stagione regolare nella Big Ten conference sospinta dalle battute del terza base Nick Lorusso e dai lanci del rilievo David Falco Jr.

Ritornando per un attimo alle esclusioni di lusso, non si può non ricordare quelle di una compagine sempre ai vertici negli ultimi anni come North Carolina State, sfortunata protagonista delle College World Series condizionate dal Covid dello scorso anno.

Favoriti e testa di serie numero uno, si presentano sicuramente i Volunteers di Tennessee dominatori incontrastati della stagione regolare e della super competitiva Southeastern conference con ben 53 vittorie e sole 7 sconfitte. In evidenza fra i ragazzi del coach paisà Tony Vitello l’esterno centro Drew Gilbert, il terza base Trey Lipscomb ed i lanciatori Chase Dollander, Drew Beam, Chase Burns ed il rilievo dal lancio oltre le 105 miglia Ben Joyce. A titolo scaramantico però bisogna ricordare come dal 1999 solo una volta (Miami) la testa di serie numero 1 del torneo finale NCAA ha poi vinto il titolo nazionale.

A contendere il titolo a Tennessee troviamo un nutrito gruppo di squadre con in primis Oregon State dell’italo-australiano Travis Bazzana, Stanford del fenomenale esterno Brock Jones, Texas del potente prima base Ivan Melendez (ben 29 fuoricampo per lui), Miami, North Carolina campione dell’Atlantic Coast conference con l’interbase di origini italiane Danny Serretti “on fire” nelle ultime settimane (oltre .430 di media battuta) e la rediviva Florida che partita nel gruppo della favorite ha avuto un inizio di stagione molto brutto culminato con il grave infortunio del fortissimo lanciatore Hunter Barco: un evento, questo, che ha fatto però scattare qualcosa nella testa dei ragazzi di coach Kevin O’Sullivan che vittoria dopo vittoria hanno scalato la classifica della Southeastern Conference arrivando a giocarsi il titolo del torneo della stessa uscendo però sconfitti nella finale contro Tennessee.

Fra le possibili outsider segnaliamo Virginia, Ucla, Notre Dame, Oklahoma State del paisà Roc Riggio, Arkansas a lungo vicino ai vertici del Ranking, Arizona, Auburn con il prima base Sonny DiChiara, Texas A&M, Maryland e la super delusione stagionale Vanderbilt sempre pericolosa però quando arriva la post season.

 

Andrea Palmia

Andrea Palmia è nato a Bologna il 4 aprile 1968 e vive nel capoluogo emiliano con la moglie Aurora e la figlia Lucia di due anni. Laureato in Pedagogia con una tesi sperimentale sui gruppi ultras, lavora dal 1995 come educatore professionale con utenti disabili mentali e fisici. Appassionato di sport in genere ed in particolare di quelli americani, ha sempre avuto come sogno nel cassetto quello di fare il giornalista sportivo. Dal baseball giocato nel cortile del condominio con una mazza scolorita alle partite allo stadio Gianni Falchi con i fuoricampo di Roberto Bianchi e Pete Rovezzi, il passo è stato breve. Fortitudino nel DNA, nutre una passione irrazionale per i "perdenti" o meglio per le storie sportive "tormentate" fatte di pochi alti e di molti bassi.

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