Spettacolo doveva essere e spettacolo è stato a Miami, in uno stadio gremito. Il Giappone batte gli Stati Uniti (3-2) e vince per la terza volta il World baseball classic e per la prima si laurea campione del mondo. Lo fa sfruttando al meglio le valide concesse dai lanciatori avversari che, alla fine, saranno meno di quelle degli Usa (5 contro 9) ma sufficienti a coronare il sogno.
Al secondo inning Usa davanti con il solo homer di Trea Turner, il quinto battuto nel Classic. Giappone in difficoltà perché il partente Imanaga subisce due valide, ma chiude l’inning costringendo a un’innocua volata Betts. Nel loro attacco i giapponesi ribaltano la situazione: fuoricampo di Murakami, primo del torneo, e pareggio. Subito dopo singolo di Okamoto, un out al volo, singolo di Genda, base a Nakamura. Con le basi piene Loup prende il posto del partente Kelly ma non basta a evitare il secondo punto, segnato su una rimbalzante interna. Il Giappone cambia sul monte e schiererà un lanciatore a inning fino al termine dell’incontro. Nell’attacco del terzo gli Usa devono accontentarsi di due basi per ball, mentre in quello del Giappone è la difesa statunitense a chiudere al meglio con un doppio gioco. Al quarto tre out di fila per gli Usa, mentre i giapponesi “allungano” segnando il punto che risulterà decisivo grazie al fuoricampo di Kazuma Okamoto.
Due valide al quinto per gli Usa portano fino alla seconda base, mentre il Giappone nel suo attacco non produce effetti. Al sesto tre out di fila per i battitori statunitensi, mentre i nipponici caricano le basi con una valida, la rubata successiva e due basi per ball di fila. L’inning si chiude con una volata.
Al settimo non bastano una base e un singolo agli Usa per andare, anche stavolta, più in la della seconda. Una volata prima e un doppio gioco difensivo, poi, impediscono di segnare punti. Con un out nella fase di attacco del Giappone è Ohtani a battere un singolo ma stavolta sono gli Usa a chiudere con un doppio gioco. Perché spettacolo doveva essere e spettacolo è stato, l’abbiamo già detto.
All’ottavo si riaccendono le speranze statunitensi: con Darwish sul monte e un out è Schwarber a spedire la pallina oltre la recinzione per il punto del 3-2. Batte valido anche Turner ma prima Realmuto e poi Mullins sono out al volo. Una base e una rubata nell’attacco giapponese non producono effetti e si arriva al nono inning con Ohtani chiamato sul monte per firmare la “salvezza”.
L’inizio è da brivido: base per ball a McNeil e stadio che “esplode”. Con il punto del pareggio in prima entra Witt come pinch runner. Othani sembra in difficoltà, lancia qualche ball di troppo ma costringe Betts a battere in doppio gioco e poi chiude alla sua maniera lasciando al piatto Trout.
Il Giappone è campione del mondo, Ohtani il miglior giocatore del classic. Gli Usa battono 9 valide ma alla fine lasciano 18 uomini in base senza mai “forzare” il gioco, nemmeno con il punto del pareggio in prima all’ultimo inning. Il Giappone colpisce 5 valide ma ha dalla sua anche le 8 basi concesse dai pitcher avversari.
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