Sono sempre stato un grande ammiratore di Robert Eenhoorn come giocatore e allenatore. Con il Robert dirigente, sono andato meno d’accordo. Sapevo che dal 2014 aveva lasciato il baseball e accettato l’incarico di Amministratore Delegato (CEO) della squadra di calcio dell’AZ Alkmaar. Così, quando ho appreso della vittoria dell’AZ nella Youth League di calcio, ho mandato un messaggio di congratulazioni. “Grazie Ricardo” scritto rigorosamente con una C “Per la nostra organizzazione è stato un momento molto speciale”.
Classe 1968, Eenhoorn mi ricorda una pessima figura. Al Mondiale 1988 ero uno dei PA announcer dello stadio Europeo di Parma. La nostra postazione era stata sistemata nel parterre, dove operavano anche gli scout. Uno di questi era Greg Zunino, formidabile battitore della Fortitudo Bologna di qualche anno prima. Gli chiesi chi era venuto a vedere e mi parlò dell’interbase dell’Olanda. Eenhoorn aveva 20 anni e decisamente non sembrava un interbase per come mi immaginavo io l’interprete del ruolo. Lo dissi a Zunino, che mi riservò una di quelle occhiate che ho imparato a riconoscere dai tempi in cui Arrigo Sacchi allenava il Parma. Quella di chi vorrebbe dirti “ma cosa ne capisci tu”, ma poi non te lo dice perché in fondo è educato.
Aveva ovviamente ragione Zunino. Eenhoorn si trasferì al Davidson College, poi venne scelto al Draft dagli Yankees, con i quali esordì in Major League il 27 aprile del 1994. La MLB l’ha frequentata (Yankees e Angels) ma non regolarmente. Dal 1994 al 1997 ha giocato 37 partite. Ha però giocato 758 partite in 9 stagioni (1990-1998) di Minor League, ben 460 in Triplo A.
Nel 1999 Eenhoorn ha accettato l’incarico di allenatore/giocatore del Neptunus Rotterdam. Nel 2000 ha giocato alle Olimpiadi di Sydney e detto che poteva bastare. Su Baseball.it riportai questa sua frase: “Dopo che abbiamo battuto Cuba, ho pensato che come giocatore di più non avrei potuto fare”.
“La mia ultima partita” ricorda Eenhoorn “fu contro l’Italia. Aveva un eccellente lanciatore, Simontacchi”. Al momento del ritiro, Rob aveva appena 32 anni e molti altri progetti. Fondò la Unicorn Academy (Eenhoorn in olandese significa appunto unicorno) a Rotterdam e accettò l’incarico di allenatore della Nazionale. All’Europeo a Bonn rischiò l’eliminazione nei quarti di finale con la Croazia, poi vinse quell’edizione e le 3 successive.
Dopo le Olimpiadi di Pechino, Eenhoorn accettò l’incarico di Direttore Tecnico della Federazione Olandese (KNBSB). Dopo la vittoria del Mondiale 2011, ricevette il titolo di Cavaliere della Regina Beatrice. Poi nel 2014 arrivò la chiamata dell’AZ Alkmaar.
“Era aprile” mi ha raccontato al telefono “e inizialmente dissi no. Era l’anno dell’Europeo.”
E lui non voleva lasciare con l’Italia Campione d’Europa. Questo lo dico io. Ricordate che in quegli anni si andava poco d’accordo… L’AZ non rinunciò.
“A maggio mi dissero che erano disponibili ad aspettarmi, se volevo finire la stagione del baseball. Così dissi alla KNBSB che a fine stagione mi sarei dimesso”.
So che sei stato un ottimo calciatore, ma un club di calcio che ti propone un incarico da dirigente ti avrà sorpreso.
“Un po’ sì. Già il Feyenoord, per cui avevo giocato, mi aveva sondato in precedenza, ma certo non me lo aspettavo”.
Come prima mossa, però, ti sei assicurato un consulente preso dal mondo del baseball: Billy Beane.
“Avevo l’abitudine di frequentare lo Spring Training MLB. Nel 2014 feci colazione con Billy e gli dissi che una squadra di calcio mi aveva contattato. Mi rispose di tenerlo in considerazione, se avessi accettato. Io lo presi sul serio e lo andai a trovare con il nostro presidente. Ha accettato di farci da consulente, poi ha acquistato anche una quota azionaria di minoranza”.
Il libro di Michael Lewis Moneyball, dedicato proprio alla gestione degli Oakland A’s di Billy Beane, porta come sottotitolo “l’arte di vincere in un gioco non equo”. Se c’è un gioco non equo, questo è il calcio…
“Hai ragione” ride “ci sarebbe una normativa chiamata Financial Fair Play, che è solo una buona idea…”.
Di certo, non è difficile aggirarla. Diciamo che ci sono campionati, tipo la Premier League, La Liga, la Serie A, la Bundesliga, la Ligue 1 dove girano molti più soldi rispetto alla Eredivisie olandese. Voi però avete vinto la Youth League e siete in semifinale della Conference League.
“Noi contiamo su uno staff di gente molto in gamba”.
Uno staff di 150 professionisti, ci conferma Eenhoorn. Ma ci sarà dell’altro.
“Da noi le discussioni iniziano con i fatti. Poi gli esperti traggono le conclusioni. Puntiamo molto sullo sviluppo giocatori e utilizziamo metodi di scouting innovativi, basati sui dati. Se provassimo a competere con i soldi, saremmo destinati a perdere. Comunque investiamo, specie in giovani talenti. E proviamo a competere, pur perfettamente consapevoli di chi siamo”.
Talenti tipo l’ungherese Milos Kerkez. Lo avete preso dalla Primavera del Milan e adesso gioca nella sua Nazionale.
“Siamo molto contenti di lui. E sappiamo che non sarà facile trattenerlo. Ha diverse offerte”.
Al Milan non è mai arrivato in prima squadra.
“Per un giovane è più facile venir fuori in una squadra come l’AZ”.
Dicevamo, i più bravi poi se ne vanno.
“Sì, e noi ricominciamo da capo con altri talenti. Può sembrare frustrante, specie nell’ottica di ottenere risultati. Mi succedeva già con il baseball. Inizi con un ragazzino, poi dimostra talento, quindi firma da professionista. Quando hai cresciuto qualcuno che poi ha successo, è comunque una soddisfazione. E un atleta ha una vita sportiva limitata, quando ha l’occasione di migliorare, la deve prendere”.
Senti, ti manca il baseball?
“Un po’ mi manca. Seguo sempre la MLB, ma ultimamente non ho visto granché di baseball olandese. Ho visto l’Italia battere l’Olanda, però. Mike Piazza ha fatto un ottimo lavoro”.
Eenhoorn aggiunge: “Ogni tanto vado allo stadio e mi rendo conto che ho perso tanto, non sono più informato come lo ero prima del 2014. Comunque, non perdo mai l’occasione per chiedere come vanno le cose e come stanno tutti”.
E la Unicorn Academy?
“C’è ancora, ma io non posso seguirla. Ci sono altri coach che fanno un eccellente lavoro. Ogni tanto li vado a trovare, ma il mio lavoro con l’AZ mi assorbe completamente”.
Chiudo con una considerazione pessimistica. Secondo me, il baseball in Europa l’occasione per esplodere l’ha persa.
“Diciamo che è dura. Ci sono sport che attraggono molto più interesse e quindi risorse. Penso che l’unica possibilità per il baseball europeo sia quella di unire gli sforzi. Se tutti i Paesi principali lavorassero uniti, trovando la sponda della WBSC e delle grandi leghe professionistiche, la possibilità per fare qualcosa ci sarebbe. Ma se questo non succede, penso che ci dovremo rassegnare a vedere un gruppo di bravi giocatori emergere ogni tanto. Di più, credo sia difficile”.
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