Le interviste di Baseball.it

Mazzieri, il segno del cambiamento

“Con grande entusiasmo annuncio la mia candidatura a Presidente Federale Fibs. E’ una scelta che ho meditato a lungo ma è giunto il tempo di mettermi in gioco per una Fibs decisamente diversa e al servizio del movimento del baseball e softball italiano”. Così parla, anzi scrive, Marco Mazzieri sul suo sito Contopieno2024.

Ho avuto modo di conoscerlo e apprezzarlo a partire da metà degli anni ’80. Io giovane cronista, lui già grande talento del Grosseto, gagliardo in campo, rispettoso fuori. Storico esterno centro biancorosso con il mitico numero 5 (poi ritirato) e in azzurro (73 partite, un Europeo vinto). Un ventennio sui diamanti italiani, dal 1980 al 2000. Qualche numero: 1.022 gare giocate, 4.818 presenze alla battuta, 958 punti segnati, 1.181 valide di cui 234 doppi con una media che sfiora i .300 e 588 battuti a casa, velocissimo sui cuscini (234 basi rubate). Due scudetti e 2 Coppe Italia.

Dopo il ritiro ha iniziato la carriera da manager. Prima a Grosseto per 2 stagioni, poi nelle varie squadre Nazionali. Da quella Cadetti nel 2003 alla Juniores, dal 2005 al 2007, fino a quella Seniores con cui ha trionfato in due Europei, 2010 e 2012. Ha guidato l’Italia al World Baseball Classic del 2009 a Toronto, del 2013 a Phoenix e Miami e del 2017 a Guadalajara dopo il quale ha lasciato l’incarico. E’ stato scout per i Seattle Mariners e dei Los Angeles Dodgers. Due volte premiato come Coach of the Year europeo (2012 e 2017).

Nel corso degli anni, Mazzieri ha dimostrato una notevole crescita professionale, guadagnandosi una forte leadership nel mondo del baseball italiano e internazionale. Con serietà, determinazione, passione e impegno costante. Qualità che gli hanno permesso di raggiungere livelli di eccellenza sia come giocatore che come manager. Fino all’ultimo, bellissimo traguardo professionale. Guidare la squadra Europe All Stars contro i Samurai Japan. Appena rientrato da Osaka, c’è un altro prestigioso impegno che lo attende e lo vedrà coinvolto nei prossimi mesi.

Un brillante ventennio da giocatore, poi allenatore della Nazionale, scout europeo per club di MLB, ora manager del Team Europe. Una gran bella carriera. E ora torni in campo come candidato alla guida della FIBS. Cosa ti ha spinto a lanciarti in questa corsa?

Devo dire che questa è l’ultima cosa che avrei pensato di fare nel nostro movimento. Sinceramente gli ultimi 8 anni di gestione federale, nel baseball, hanno prodotto molto poco, non solo in termini tecnici sia a livello nazionale che internazionale, ma anche di marketing e comunicazione. Il softball, a livello internazionale, ha centrato una stupenda qualificazione olimpica e mi pare che abbia lavorato molto meglio. La mia idea è di provare a riportare il baseball dove si merita mantenendo, consolidando e migliorando la qualità del nostro softball mettendo al servizio del movimento 52 anni di percorso trasversale in questo ambiente.

Puoi anticipare qualcosa sulla squadra che ti affiancherà in questo percorso?

La nostra idea è definire la squadra in base a competenze specifiche e conoscenze acquisite. Con un gruppo ben definito di persone estremamente qualificate stiamo lavorando ormai da mesi nell’elaborazione del progetto. Tuttavia, nessuna candidatura è stata ancora definita poiché tutti noi riteniamo fondamentale che il Consiglio Federale rispecchi il massimo delle professionalità e competenze di cui il nostro movimento può disporre. Decideremo pertanto le candidature dei consiglieri strada facendo in funzione della qualità e della disponibilità di coloro che vorranno condividere le nostre idee. Di certo, il consigliere federale dovrà presidiare il territorio insieme ai Comitati Regionali e cercare di “avvicinare” le società ad una Federazione, che a nostro avviso si è allontanata, non attuando strumenti di dialogo e di confronto continuo. La politica, inoltre, nell’espressione del Consiglio Federale, dovrà garantire l’attuazione delle proposte tecniche, elaborate sempre da persone con elevata conoscenza e competenza, considerando i margini di manovra che il bilancio federale dei prossimi anni potrà permettere.

Quali le principali sfide che ritieni si debbano affrontare da subito?

Ridare entusiasmo e credibilità ad un movimento che, riteniamo, sia sull’orlo della scomparsa totale.

Che obiettivi concreti ti sei dato, assieme al tuo team, e come pensi di raggiungerli?

Il baseball e il softball sono sport estremamente difficili e, per questo, la programmazione dello sviluppo del talento, le formule dei campionati, l’ingresso del Baseball5 nelle scuole quale mezzo di reclutamento e una migliore comunicazione in tutti i settori sono obbiettivi primari.

Quali sono in definitiva i fattori chiave per la crescita del baseball e del softball?

Baseball e softball hanno bisogno di una ventata di freschezza e soprattutto di essere visti in chiave attuale. Oggi lo sport viene “consumato” in modo diverso dal passato e insieme al mio team pensiamo di poter avviare un percorso anche molto critico rispetto a quello che si è fatto finora. Tutto il mondo dello sport sta cambiando tantissimo ed in modo estremamente rapido. Sarà pertanto necessario puntare decisamente sulle professionalità e sulle competenze. Le cose da fare nei prossimi 4 anni sono veramente tante e dovremo necessariamente darci delle priorità.

Sei riconosciuto inequivocabilmente come grande tecnico, qualcuno però ritiene che tu abbia pochissima esperienza dal punto di vista politico. Come rispondi a questa obiezione?

Comprendo perfettamente che in mondo dove gli scambi e le pedine si muovono all’interno di “accordi” elettorali la presenza di una figura che ha fatto della meritocrazia un valore sia vista con diffidenza. Vorrei ricordare però che io ho fatto già il consigliere federale in passato e che, con un Consiglio Federale competente a 360°, tutto sia possibile.

Su cosa, secondo te, si dovrebbe puntare per una promozione efficace?

Credo che questo tema vada diviso in due direzioni. La prima è che, se non hai un prodotto di qualità è difficile promuoverlo. Quindi l’idea di una massima serie di alto livello è necessaria. La seconda, che poi è tema dibattuto da anni, è come fare sviluppo per coinvolgere quanti più bambine e bambini possibili. Abbiamo un mezzo efficace nel Baseball5 che può veicolare interesse in tutte le piazze e nelle scuole.

Un tema molto sentito dal movimento è la formula dei campionati su cui da diversi anni c’è un forte dibattito. Qual è la soluzione ottimale?

Noi riteniamo che ci debba essere un livello più alto possibile nella massima serie. Quello deve essere il nostro biglietto da visita sia a livello nazionale che internazionale. Nelle altre categorie sarebbe importante capire che sviluppare il talento a disposizione è molto più importante della “vittoria” di un campionato. Certo, vincere piace a tutti e nessuno ha mai giocato per perdere, ma se ci pensiamo un attimo vince sempre e solo una squadra e non per questo gli “altri” sono dei perdenti, anzi. Abbiamo delle idee anche su come strutturare i campionati ma di questo ne parlerò più avanti.

Parliamo della squadra azzurra e delle attività internazionali. Qual è la tua visione?

Il baseball è sport di numeri e, purtroppo, i numeri degli ultimi 8 anni sono molto negativi, in tutte le categorie. Credo che non dobbiamo avere imbarazzo a guardare chi ha fatto le cose meglio di noi e provare ad apprendere. Gli altri programmano e noi improvvisiamo, basta guardare quante volte sono cambiati gli staff. Gli altri si allenano sul serio e noi facciamo i try-out con 50 giocatori in mezza giornata. Nel softball invece, come dicevo, dobbiamo consolidare e possibilmente migliorare quanto fatto.

Cosa si può fare per avvicinare i giovani ai nostri sport, aumentare la partecipazione sul territorio e favorire lo sviluppo di talenti per i club e la Nazionale?

Posso dire che, studiando nello specifico il calo delle nascite negli ultimi 10 anni e la proiezione dei prossimi dieci, dobbiamo preoccuparci di mantenere quello che abbiamo, migliorando la qualità della nostra offerta a livello giovanile, sia in termini tecnici che di crescita personale.

Sei personaggio molto apprezzato anche a livello internazionale. Come pensi di collaborare con le altre organizzazioni estere?

La credibilità si acquisisce con fatica ma, fortunatamente, nel corso della mia carriera in Europa e a livello internazionale ho avuto modo di guadagnarmi il rispetto del nostro mondo. Quindi ripartirò da quello per dialogare con tutti, ben sapendo che non siamo più una delle “potenze” continentali.

Visto la non facile situazione attuale, cosa può fare la Federazione per aiutare le società e venire incontro alle loro esigenze?

Ribalterei la domanda con “cosa possono fare le società per aiutare il nostro movimento”? La Federazione può certamente fare meglio che cambiare le carte in corso d’opera. Faccio un esempio: nel 2023 la Circolare Attività Agonistica è cambiata diverse volte nel corso dell’anno e questo non può passare. Prima di uscire, le regole vanno controllate cento volte se necessario, ma quando poi sono fuori quelle devono rimanere perché le società programmano in base a quelle regole. Questo è solo un aspetto però. Il discorso è ben più ampio.

Abbiamo perso piazze storiche, qualcuna la stiamo recuperando. Quali sono le grandi differenze tra il baseball di oggi e quello del passato, degli anni gloriosi? Ma perché siamo arrivati a questo punto?

E’ bello ripensare agli anni ’80 ma ribadisco che, purtroppo, il tempo non ritorna ed è quindi necessario comprendere in quale direzione spingere. Grandi sponsor, grandissimi giocatori stranieri così come italiani che provenivano dal progetto P.O. 84 ben definito e che hanno fatto parte della Nazionale per anni. In maniera diversa ma simile, l’Accademia di Tirrenia aveva prodotto giocatori per le Nazionali, conseguito successi e sviluppato talento nostrano per il campionato. Secondo me, oltre ai mutati scenari economici, non siamo riusciti a cavalcare i momenti migliori del nostro baseball e non abbiamo ancora capito che le esigenze delle nuove generazioni o di chi dovrebbe andare allo stadio sono diverse da quelle di 40 anni fa.

Il baseball è scomparso dai radar del grande pubblico. Cosa si può fare, secondo te, per riportare spettatori negli stadi? Ci sono le condizioni per poter tornare ai livelli del passato?

Si fa un gran parlare dei tempi che “furono” ma quei tempi sono specifici di un momento storico. Ho viaggiato molto in questi anni e ho visto come negli altri paesi hanno capito che il campo da baseball e softball deve necessariamente essere luogo di intrattenimento dove poi, c’è anche la partita. Siamo rimasti talmente pochi che, se pensiamo ancora di portare la gente a riempire gli stadi solo con la partita, abbiamo già perso in partenza.

Che messaggio vuoi mandare, in conclusione, alle società che dovranno esprimersi in merito ai nuovi vertici federali?

Se pensano che il nostro movimento, negli ultimi 8 anni, abbia acquisito rispetto e credibilità, alzato il valore tecnico sia dei nostri campionati che delle Nazionali, abbia comunicato efficacemente e soprattutto, abbia sviluppato la base, possono mantenere quello che è stato. Il cambiamento, a volte spaventa, è comprensibile ma non ne abbiano timore se pensano che il nostro gruppo debba avere l’opportunità di cambiare questa situazione.

 

Filippo Fantasia

Nato nel 1964 ad Anzio (Roma) è giornalista pubblicista dal 1987. Grande appassionato di sport USA, e in particolare di baseball e basket, svolge a tempo pieno attività professionale a Milano come Responsabile Ufficio Stampa e Relazioni con i Media italiani e internazionali presso importanti corporate. Nel corso degli anni, ha collaborato con diverse testate nazionali e locali tra cui Il Giornale, La Stampa, Il Resto del Carlino, Tuttosport, Guerin Sportivo, Il Tirreno, Corriere di Rimini, e con testate specializzate come Play-off, Newsport, Sport Usa, Baseball International e Tuttobaseball. In ambito radio-tv ha lavorato per molti anni come commentatore realizzando anche servizi giornalistici per diversi network ed emittenti quali Radio Italia Solo Musica Italiana, Dimensione Suono Network, RDS Roma, Italia Radio e Radio Luna. Ha inoltre condotto programmi e realizzato speciali legati ad importanti avvenimenti sul territorio per alcune televisioni locali. Nel 1998 ha ideato e realizzato il video "Fantastico Nettuno" dedicato alla conquista dello scudetto tricolore della squadra tirrenica di cui è stato per oltre un decennio anche capo ufficio stampa. Significative sono state anche le esperienze professionali negli USA, grazie agli ottimi rapporti instaurati con gli uffici di Media Relations di diversi club (in particolare dei Boston Red Sox) e con le redazioni dei quotidiani Boston Globe e Boston Herald che gli hanno permesso di approfondire i diversi aspetti legati alla comunicazione sui media del baseball professionistico americano. E' stato il primo Responsabile Editoriale di Baseball.it nel 1998, anno di nascita della testata giornalistica online, incarico che ha dovuto momentaneamente abbandonare per impegni professionali, tornando poi in seguito ad assumere il ruolo di Direttore Responsabile. Nell'ottobre del 1997, ha curato il primo “play-by-play” in diretta su Internet del baseball italiano durante le finali nazionali del massimo campionato. Nell'estate del 1998 ha fatto parte del team dell'Ufficio Stampa del Campionato del Mondo di baseball.

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