L’obiettivo c’è e come!
nSemmai ci si può lamentare che non sia stato molto proclamato seppur è stato ben esposto nel corso dell’assemblea del 21 gennaio.
nPuò così riassumersi: svegliare dal torpore la nostra federazione ed avviarla per un futuro migliore senza perdere il buono dell’esistente.
nE’ che molti di noi, prendendo un grosso granchio, hanno dato per scontato che una rivoluzione “epocale” come quella che abbiamo avviato il 21 di gennaio potesse esaurire la propria azione in un batter d’occhio.
nQuella combattuta in assemblea non è stata una battaglia per la conquista del potere, come spesso è avvenuto nello sport italiano.
A mio avviso, infatti, quel manipolo di uomini non l’avrebbero mai spuntata contro i potenti se non fossero stati interpreti efficaci di un forte desiderio di liberazione da un metodo gestionale ormai retrivo e dannoso per gli interessi delle società e se il programma enunciato non fosse stato aderente all’esigenza di essere modernamente presenti nel più ampio radicale cambiamento dello sport italiano, seppur per forza di decreto.
nNon è un caso che l’ondata di nuovo abbia investito anche gli organi periferici: 10 su 11 Presidenti Regionali e quasi tutti i membri delle DR sono di nuova elezione, carichi di entusiasmo e pieni di voglia di fare.
nQuesto non bisogna mai dimenticarlo: chi oggi è in Consiglio federale o negli Organi e Strutture centrali e periferiche sta avviandosi ad amministrare un prepotente desiderio di percorrere strade nuove; desiderio che è patrimonio comune a tutte le società; desiderio la cui realizzazione è in itinere.
nSi badi bene: il gruppo dirigente non ha mai nascosto di voler costruire “strada facendo” il percorso che la federazione e cioè tutte le società decideranno di seguire. Financo la lista dei candidati è stata costruita durante la marcia ed è stata lasciata incompleta anche nella indicazione delle preferenze (sono stati segnalati agli elettori solo 10 su 13 dirigenti da eleggere, se ben si ricorda). Eppure sarebbe stato fin troppo facile aggregare altri al nostro gruppo.
nQuesto è quello che stiamo continuando a fare, con metodo e con tenacia, anche se andiamo scoprendo che la nostra è una federazione con i gangli logistici anchilosati dal demone della immobilità assoluta perpetrata per decenni. Tant’è che si discopre a noi giornalmente una incancrenita incapacità di esercitare in autonomia le funzioni proprie di organi e di organici per cui anche per le decisioni più semplici si continua a chiedere la “benedizione” dall’alto.
nInsomma stiamo provando a svegliare dal sonno profondo un gigante addormentato da decine d’anni. Ovviamente ci vuole del tempo per rimuoverlo dal torpore, per metterlo in piedi, per fargli scoprire il nuovo mondo che abbiamo dischiuso ai suoi occhi, per fargli prendere coscienza delle proprie potenzialità, ed ancora per fargli trovare il metodo atto ad imbrigliarle gli eccessi di entusiasmo o di pessimismo e la strada giusta per assumere decisioni condivise e mediate mediante canoni comportamentali nuovi in modo da far maturare in modo diverso ed originale le scelte nuove che il mondo del baseball e del softball si attende.
nSe a tutto ciò aggiungiamo la lunga iniziale assenza forzata del Presidente, l’affollamento istituzionale del nuovo Consiglio, la numerosa ed entusiasta presenza di neofiti (tre quarti dei suoi membri eletti per la prima volta; il trenta per cento con lo status di atleta o di tecnico senza esperienza in organi federali) diventa ancor più facile comprendere le difficoltà della fase di avvio.
Tanto più se si tien conto dell’ansia dovuta all’incalzare dei campionati e degli impegni internazionali.
nChissà quante difficoltà dovremo affrontare, quante correzioni di rotta dovremo fare, quante delusioni dovremo avere, quante scoramenti patire!
Ci vorrà tempo, molto tempo prima che tutte le componenti della nostra bella famiglia acquistino agilità nelle analisi e nelle decisioni.
nCerto non può nascondersi che potevamo fare meglio nella comunicazione, ma non tutte le ciambelle vengono col buco.
nNon è vero, però, che non abbiamo fatto niente. Innanzitutto abbiamo avviato un processo irreversibile di democrazia che, ovviamente, non può esaurirsi in due mesi e forse neanche in due anni (o forse mai, dato che la democrazia è un metodo sempre in evoluzione).
E poi, in verità, di cose, se si riflette bene, ne abbiamo fatto, e di valore anche! Basti pensare al recupero del rapporto con gli arbitri, innanzitutto, al primo contatto con le società di A1 e A2 di baseball e di softball, al softball-day (basilare malgrado le critiche, alcune delle quali corrette), alla giornata dell’attività giovanile (di alto spessore e di profilo elevato per contenuti e per serietà di dibattito), all’insediamento della Consulta dei Presidenti Regionali con cui si è avviato un coinvolgimento immediato ed effettivo nelle scelte operative, all’avvio a soluzione del problema delle nazionali (già in fase conclusiva per il softball, in embrione per il baseball), alla presenza, per dovere statutario, nelle assemblee elettive regionali; ed ancora alla politica internazionale, al recupero del campo dell’Acquacetosa, all’intenso lavoro preliminare, ma non per questo secondario, per incentivare la visibilità del baseball ed avvicinare gli sponsor.
nIl tutto sapendo che dovevamo riscrivere, come abbiamo fatto, carte federali basilari come il Regolamento di Giustizia e il Regolamento Attività Agonistica. (Immaginate un campionato senza questi strumenti?). E sì, perché col nuovo assetto statuario devono pur farsi anche queste cose.
nIl tutto condito, per fortuna, da valanghe di proposte e di lamentele, alcune anche rumorose (in vetrina pure su baseball.it), fatte da quanti si sono sentiti esclusi dalle riunioni (ma come invitare tutti?).
Segno, anche questo, che le acque della democrazia sono state realmente smosse ed hanno alimentato un grande desiderio di partecipazione e di essere protagonisti nel cambiamento.
nUn ultimo cenno alle commissioni consiliari.
Eccone un primo elenco già in attività: commissione per la promozione del softball, commissione per lo studio delle problematiche di gestione e per l’utilizzo del Centro Federale di Parma, commissione per la verifica di fattibilità di un progetto di informatizzazione di tutti gli organi e di tutte le strutture centrali e periferiche, commissione per l’attività giovanile; e poi incarichi personali a sette diversi consiglieri per i collegamenti con le serie A1 e A2 di baseball e A1, A2, B e C di softball, a due consiglieri per l’attività internazionale, ad altro per le commissione mediche, ad altro ancora per l’impiantistica, due per recuperare il rapporto con Cuba, un altro per la revisione dei Regolamenti.
Ma quando mai si era visto tanto potere in mano a tanti consiglieri? E tanta efficienza nell’espletare gli incarichi assunti?
Eppure, lo ripetiamo, siamo convinti che non può considerarsi esaurito qui il decentramento, anche se bisogna valutare che la scelta delle persone, per essere efficace, deve maturare sulla base delle disponibilità, della competenza e di una verifica di comunione di intenti.
nE’ poco per i nostri primi due mesi? Ma per gente che vive del proprio lavoro due mesi non sono otto week-end?
nSe così è, mi sa che i “vecchi caporioni”, se ce ne fossero ancora, sciuperebbero inutilmente sulle sponde del fiume la loro pazienza cinese nella vana attesa del ‘cadavere’
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