Venerdì sera…da dove comincio?
Un attimo, vorrei tornare su Bob Brenly. Ieri vi ho detto che è il manager degli Arizona DIAMONDBACKS e che l’anno prima era telecronista. Avete capito bene: ha smesso di fare il cronista per rimettere l’uniforme. E’ la prima volta che ha un incarico da manager in ‘Grande Lega’, per questo dobbiamo augurargli ‘buona fortuna’…premesso che, comunque, saranno i Giants a vincere il girone ovest della ‘National League’!
Torniamo a venerdì sera. Per cominciare, diciamo che ci ha messo poco a diventare sabato mattina
Ho iniziato la serata con la festa della mia amica. E’ stato bello rivedere tanta gente. Verso le 8 ci siamo salutati e sono tornata in albergo per guardare un po’ di pallacanestro di college in televisione (naturale!). Alle 10 mi è venuta fame, così sono salita in macchina per andare a mangiare.
Stavo guidando sulla corsia nord della strada per Scottsdale quando mi è venuto in mente dove avrei mangiato: ‘Don & Charlie’! E’ una meravigliosa ‘steak house’ (ristorante specializzato in carne alla griglia, n.d.t.), ma il cibo è secondario, rispetto alla collezione di ‘reliquie’ sportive che si trovano appese al muro o che pendono dal soffitto.
Appena entrata, la mia attenzione è stata attirata da una vetrina contenente centinaia (avete capito: centinaia) di palline da baseball autografate. Ci può volere un’ora, per osservare tutta la collezione. Deve valere una fortuna, sia economicamente che dal punto di vista storico. E la vetrina è solo l’inizio. Alzando la testa ho notato casacche originali autografate, mazze autografate e incise, palloni da football autografati, mazze da hockey, copertine di ‘Sports Illustrated’ e così tanti altri oggetti che non posso citarli tutti. Ed era solo l’ingresso!
Il ristorante è una stanza grande, piena di tavoli rotondi coperti da tovaglie bianche. Ci sono stivali di pelle esposti lungo tutta la parete, proprio come in un ristorante stile ‘Vecchia Hollywood’. Ci sono diverse colonne nella stanza (che, ripeto, è molto grande) e tutte sono ricoperte da foto e oggetti autografati. Anche i muri e il soffitto della stanza sono interamente ricoperti. Ci sono letteralmente migliaia di oggetti che raccontano diverse decadi della storia dello sport. Non penso ci sia un altro posto del genere sulla terra. Gli appassionati di sport di tutto il mondo lo visitano. E, non scordiamolo, anche il cibo merita una visita.
Ho ordinato pollo all’aglio con riso alla maniera ‘Cajun’ (la popolazione di lingua francese della Louisiana, n.d.t.), accompagnati da un ‘Margarita’ con ghiaccio (cocktail messicano: tequila, cointreau e succo di limone, n.d.t.). Il pollo era buonissimo, ma il riso alla maniera ‘Cajun’ era…un vero calcio nel sedere! Dopo appena due bocconi avevo ‘il fuoco’ (in italiano nel testo, n.d.t.) in bocca. Cavolo, era davvero piccante!
Se volete saperne di più su ‘Don & Charlie’, visitate il sito www.lettuceentertainyou.com. Il ristorante fa parte di questo gruppo.
Dopo cena, sono ‘rotolata’ in macchina. Ero così piena che mi sembrava davvero di ‘rotolare’ anziché camminare. Beh, non mangio così tutti i giorni, tranquilli.
A fianco a me nel parcheggio c’era un’auto della polizia municipale di Scottsdale. Durante lo ‘Spring Training’ la gente dà un po’ fuori di matto e questa sera non fa eccezione. Infatti, ad un’intersezione la polizia ha fermato un auto a noleggio con 4 persone a bordo. Vi costerà caro, ragazzi. Speriamo che nessuno si faccia male, comunque!
Dove sono andata dopo, lo sapete già: al ‘Pink Pony’, certo! Erano le 11.30, ma buona parte dei frequentatori abituali c’erano ancora. Quando sono entrata mi hanno salutata a voce alta: ‘Ciao, Claire!’. Mi sembrava di essere Norm, il personaggio della serie televisiva ‘Cheers’. La trasmettono in Italia? (Certo che si. E’ ‘Cin Cin’, n.d.t.)
Il mio compagno di ballo della sera prima mi ha offerto da bere. Ci siamo messi a chiacchierare su quello che facevamo a Scottsdale e si è scoperto che io sono l’unica a rimanere fino alla fine di tutte le partite, così mi sono meritata il soprannome di ‘fanatica del baseball’. Molti dei presenti, invece, erano lì dalle 3 del pomeriggio. Sorprendente, eh?
Dopo un po’ hanno iniziato ad andarsene per tornare in albergo. Io li ho avvertiti di fare attenzione alla polizia e mi sono alzata per andarmene. A quel punto mi si è avvicinato un tipo che mi ha chiesto se sapevo se c’erano locali aperti dove si potesse ballare. Aveva un accento inglese molto forte. Gli ho detto che non lo sapevo e di chiedere al barista, ‘Downtown’ Kenny Brown . ‘Downtown’ (significa ‘in centro’, n.d.t.) è il figlio di Gwen Briley, la proprietaria del ‘Pink Pony’. Kenny non capiva, così ha chiesto all’Inglese di ripetere. Niente da fare. Sono dovuta intervenire io per fare da traduttore! Curioso che io non avessi problemi a capirlo, nonostante l’accento.
Comunque mi sono unita al gruppo dell’Inglese, che lasciava il ‘Pony’ per andare a cercare un posto dove ballare. Ne abbiamo trovato uno dietro l’angolo. Un altro posto da ‘Cow Boy’ chiamato ‘The Rusty Stud’ (lo stallone color ruggine, n.d.t.). O almeno credo.
C’era un gruppo che suonava dal vivo e suonava alla grande, perché tutti erano in piedi e saltavano al ritmo della musica.
Il mio nuovo amico inglese (di Londra, per la precisione) mi ha chiesto cosa facevo a Scottsdale. Gli ho risposto che ero lì per scrivere articoli di baseball e lui si è sentito in dovere di confidarmi che trovava il baseball lento e noioso. Gli ho risposto che parlava così perché non lo capiva, che il baseball è un grande gioco di strategia. Non mi ha creduto. Gli ho chiesto allora quale fosse la sua squadra di calcio e lui, ovviamente, mi ha fatto il nome di una squadra di Londra (Arsenal? Chelsea? Tottenham? West Ham?…n.d.t.). L’ amico che viaggiava con lui era invece un tifoso del Manchester United. Un’amicizia basata sull’antagonismo, mi immagino. Sarebbe come essere tifosi dei Giants e avere un buon amico tifoso dei Dodgers…Un attimo, i tifosi dei Giants non hanno amici che sono tifosi dei Dodgers. Non possono averne!
Quando il bar ha chiuso, abbiamo preso un taxi e ci siamo fatti portare in un altro locale da ballo. Il taxista ci ha portato a Tempe, dove ha sede la ‘Arizona State University’, e siamo entrati in un locale chiamato semplicemente ‘F’. All’interno la musica aveva così tanti ‘bassi’ che li potevi sentire pulsare dentro di te. C’era così caldo che abbiamo ordinato da bere. Sembrava servissero solo acqua. Sembrava anche che tutti i clienti avessero preso delle pastiglie di ‘ecstasy’. Una scena piuttosto folle.
Siamo rimasti 10 minuti, poi abbiamo preso un altro taxi e siamo tornati a Scottsdale. Lì siamo entrati in qualche altro bar prima di dichiarare la serata (intendo, la mattinata) finita alle 4. Divertente, però. Siamo stati bene.
Ho dormito più del solito, questa mattina. Adesso sono nella città vecchia di Tempe e sto scrivendo all’interno di uno ‘Starbucks Cafè’. I locali della ‘Starbucks’ (la marca di caffè più venduta, n.d.t.) sono dappertutto negli Stati Uniti. Più tardi visiterò ‘Taliesin West’, la sede internazionale della ‘Fondazione Frank Lloyd Wright’. Molti ritengono Frank Lloyd Wright il più grande architetto del ventesimo secolo. Se volete informazioni su di lui o sul suo lavoro, visitate il sito www.franklloydwright.org.nCredo che questa sera farò un altro salto al ‘Rusty Stud’. Suonerà lo stesso gruppo di ieri sera e ho appuntamento lì con gente di San Francisco. Vi darò i dettagli domani!
Si sarà capito che oggi non erano in programma partite, ma domani si gioca la sfida tra Giants e Chicago WHITE SOX. E dovrebbe essere una grande partita. Vi anticipo che ho già un appuntamento per intervistare il coach di battuta dei Giants Gene Clines e non solo.
Grazie a tutti per dedicare parte del vostro tempo a quello che scrivo da Scottsdale, Arizona. Mille grazie (in italiano nel testo, n.d.t.)n
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