“Imegin ol de pipol, livin laif end piis…o-o-o-o”…Cos'ha da cantare John Lennon alle 5.30?
Cavolo, la mia sveglia!
L'ultimo giorno tedesco inizia molto presto. Ho prenotato un taxi per le 6, la sera prima. Il volo Lufthansa infatti mi aspetta alle 7.15, per riportarmi a 'Malpenza', come dicono da queste parti.
Ricorderete che mi definii poco lucido una mattina alle 8. Figuriamoci alle 6.
Ho infilato una serie di danni strepitosi: prima ho cercato di andarmene senza saldare il conto dei miei extra all'albergo, poi quando l'autista del taxi (che batteva l'autostrada ai 170 e mi ha esibito un conto di 66 marchi, alla fine…) mi ha chiesto a che compagnia dovevo andare gli ho risposto “Flughafen”, che in tedesco significa aeroporto.
A Milano non mi ero ancora ripreso e ho lasciato il telefonino sull'aereo. Forse anche a causa di un improbabile panino comminatomi per colazione: sottiletta extra kraft, foglia di insalata e cetriolo traditore, che è ancora qui che mi va su e giù. O forse era lo chock per il cappuccino più caro del mondo, bevuto all'aeroporto: marchi 5.10!!!
Crederete che io faccia apposta, invece sono fatto proprio così. Strano che sia sopravvissuto, a Bonn, direte….Ma quando prendo il ritmo, poi vado bene. Come certi lanciatori.
Ho lasciato la Germania con una giornata bigia che di più non si può. A Milano le cose vanno meglio.
La vita riprende da dove si era interrotta, con gli stessi dubbi e le stesse (poche) certezze. Gli stessi desideri (sia quelli confessabili che quelli che fanno nascere altri dubbi) e gli stessi doveri.
Devo rispondere alle vostre e-mail, ad esempio. L'ho detto e lo farò: scriverò a tutti. Vi ringrazio ancora per il sostegno che mi avete dato. E voglio dire con orgoglio una cosa: non credo che la nazionale abbia mai avuto una copertura così dettagliata. Cosa ne dite?
Scalogna ha voluto che questo sia accaduto proprio in un torneo perduto malamente, però volete mettere che interesse si può creare, coprendo così (o anche meglio, per carità) un Mondiale o un'Olimpiade in cui l'Italia si fa onore?
Come mio solito, del viaggio mi restano ricordi e nuove amicizie.
Daniela dell'ufficio stampa, ad esempio. Temo di essere stato il suo peggior problema del 2001, eppure mi ha salutato con un sorriso. Con gli altri ragazzi mi ha persino fatto un regalo, una maglietta che mi sarà molto cara.
Don Sutton, il simpaticissimo inviato di 'Deutsche Press'. Americano di 52 anni, è arrivato in Germania nel 1978 per rimanerci 6 mesi. Poi ha conosciuto una tedesca. Si è quasi commosso a sapere che lo stesso era successo a Sheldon e Newman in Italia.
Guillaume Coste, l'allenatore della Francia. Dopo una settimana, ci mancava poco che mi facesse mettere in divisa come i suoi.
Bob Protexter, il coach americano della Russia. Senza di lui, non avrei potuto avvicinarmi a giocatori ed allenatori dell'Est.
Rinat Makhmutov, il giustiziere dell'Italia. Non so se hai letto quella frase: “Carneade, chi era costui…”. Ma sembra scritta per te.
Infine, un pensiero per Jim Davenport, il manager dell'Italia. I suoi occhi lucidi alla fine della partita con la Russia mi hanno molto colpito. Spero che ti verrà data un'altra opportunità, “Davey”, per dimostrare con il tuo staff che puoi dare veramente una mano al baseball italiano.
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