C’è un gioco di società qui in America che si chiama ‘Sei gradi di separazione da Kevin Bacon.
L’idea di base è collegare gli attori ai film a cui hanno partecipato. Invariabilmente, si scopre che prima o poi hanno lavorato con Kevin Bacon. Di solito ci si mette poco, ma la connessione comunque arriva entro la sesta generazione.
Nel mondo delle Majors c’è qualcuno che potrebbe creare un gioco di società simile: il lanciatore dei Dodgers di Los Angeles Terry Adams.
Ricordate il 17 aprile, quando Barry Bonds ottenne il suo fuoricampo numero 500 con una parabola magnifica, che superò il muro a destra per finire nelle acque della Insenatura di Mc Covey? Beh, quella pallina l’aveva lanciata Terry Adams.
Dove sarebbe la connessione? Il 17 luglio del 2000 al ‘Dodger Stadium’ di Los Angeles Kevin Young ottenne il fuoricampo numero 100 della sua carriera. Contro chi? Ma contro il signor Terry Adams, nientemeno!
Quando l’ho incontrato, ho chiesto a Kevin Young se si rendeva conto di questa strana coincidenza: Sì, ne avevo già sentito parlare. Il fatto è che certi giocatori hanno il loro ruolo in questo sport
Che giornata, quella del centesimo fuoricampo! Certo, nulla a che vedere con i 500 di Bonds e con quello che sta facendo questo giocatore. Stupefacente!.
Come hai iniziato a giocare a baseball? Ho iniziato a giocare a 6 anni. Mia mamma mi ha stimolato. Proprio quell’anno lei e mio padre avevano divorziato, aveva meno tempo di seguirmi e mi voleva coinvolto in qualcosa che mi tenesse lontano dai guai.
Tua mamma è sportiva? Altro che. E’ una grande tifosa. Aveva un abbonamento per vedere i Kansas City Kings di basket e ora segue i Kansas City Chiefs di football. Proprio come io e le mie figlie!
Quando è diventato un lavoro per te il baseball? Al mio secondo anno alle superiori mi hanno ‘tagliato’ dalla squadra di baseball. Ho ripreso a giocare al Junior College. Al secondo anno ho capito che avevo il potenziale per arrivare alle Grandi Leghe.
Kevin Young ha esordito in ‘Major’ il 12 luglio del 1992. Ha iniziato la sua carriera con i Pirates, che però nel 1996 lo hanno ‘tagliato’. Quell’anno ha firmato con i Royals, trovando uno staff tecnico formato in gran parte da ex giocatori: Ricordo quell’anno, perchè fu importante sia sul campo che fuori. Mia moglie aspettava il nostro primo figlio e questo mi convinse a pensare al baseball più come a un lavoro, che come ad un divertimento. Davvero, a quel punto presi tutto più sul serio.
Libero di scegliere dove andare nel ’97, Kevin tornò a firmare con i Pirates. In quella stagione vinse anche il premio intitolato a Roberto Clemente, che premia atleti che si mettono in evidenza sia dentro che fuori dal campo. Nella fattispecie, Kevin Young si impegnò a favore della ‘Fondazione sull’Impatto Urbano’, che aiuta i giovani che vivono nei sobborghi a migliorarsi sotto il profilo culturale e atletico e serve agli adulti per formarsi professionalmente in modo da aver più possibilità di lavoro.
Prima di lasciare Kevin gli ho chiesto di parlare della stagione che stanno disputando i Pirates: Brutta storia, stiamo soffrendo e io ho visto annate di questo genere un po’ troppo spesso. Abbiamo un nuovo allenatore e un nuovo direttore generale. Speriamo cambi qualcosa.
Una stagione che ti ha demoralizzato, insomma
Beh, essere in agosto e non aver prospettive di lottare per vincere qualcosa è demoralizzante. Se dai un’occhiata al nostro spogliatoio, molti di questi ragazzi giocavano nelle ‘Minors’ all’inizio di quest’anno. Comunque, almeno ho addosso una divisa e continuo a vivere questo sogno.
Penso che tutti noi siamo d’accordo con la filosofia di Kevin Young: In fondo è un gioco. Ho la possibilità di incontrare tanta gente di diverse estrazioni. Quando entriamo in campo, abbiamo tutti lo stesso obbiettivo: vincere. Il baseball è un gioco al quale va dato molto rispetto, dobbiamo pensare prima al gioco che a noi stessi. Giocate, godetevelo e divertitevi!.
Kevin Young ha una media vita di 262, ma quest’anno batte 221, con 10 fuoricampo e 43 punti battuti a casa.
traduzione di Riccardo Schiroli
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