NOT AGAIN, titolava oggi a caratteri cubitali il Ieri era il giorno libero per le squadre. Cosi’ anche il vostro cronista se la e’ presa comoda e ha messo il piede giu’ dal letto alle 10. Problema: alle 10 smettono di servire la colazione! Con sprezzo del pericolo, mi sono rovesciato in faccia qualche litro d’acqua e in 30 secondi ero vestito (un po’ approssimativamente, questo si’) e pronto per onorare il mio ‘complimetary coupon’. Nel pomeriggio mi sono avventurato a piedi per le vie di Kaohsiung. Sviluppo interessante del mio ruolo di consulente sentimentale. Sono entrato in contatto con il mio ‘collega consulente’ via e-mail. Utile, cosi’ possiamo esprimere pareri congruenti. Come avete notato, l’essere un idolo fa crescere la mia auto stima. Cosa di cui, ad essere onesti, avevo poco bisogno. Questa mattina un taxista mi ha portato al campo da golf anziche’ a quello da baseball. Meno male che glielo avevo fatto dire dall’usciere dell’albergo. Dai finestroni della sala stampa sto osservando Francia e Sud Africa giocare. Le mie amiche invece sono tutte eccitate per la partita che Taiwan sta giocando a Chia-Yi contro la Repubblica Dominicana e, per una volta, non le ho tutte attorno.
Il riferimento era evidentemente all’incidente aereo accaduto a New York quando qui erano le 10 di sera.
Ho seguito su CNN la cronaca diretta e devo ammettere che mi e’ andata un po’ di traverso la cena. Nonche’ parecchio passata la voglia di scherzare. Poi ho pensato che io sono qui per raccontarvi il Mondiale di baseball e le mie impressioni sul questo angolo delmondo. E continuero’ a farlo.
Il personale del ‘Tivoli Café’, che e’ il luogo dell’albergo dove viene servita la colazione, non faceva nulla per nascondere che davo noia, ma come potete supporre ci voleva ben altro per fermarmi.
Vi avevo detto di aver avuto l’impressione di una citta’ anonima, ma devo parzialmente correggermi. Il centro di Kaohsiung ferve di attivita’. Certo, se togliessimo I cartelli in cinese potremmo essere in qualsiasi citta’del mondo (magari non a Stoccolma o a Rejkiavik,ma ci siamo capiti
), pero’ le attivita’ che vengono praticate incessantemente sono davvero molteplici. Mi sono divertito, tanto che ho scattato qualche quintale di fotografie.
Inutile aggiungere che ero l’unico occidentale che si avventurava in mercatini, bar e quant’altro. Succede, in Estremo Oriente. Non so se ricordate il film ‘Un anno vissuto pericolosamente, nel quale Mel Gibson interpreta un reporter inviato a Jakarta e che nota come i suoi colleghi non raccontino affatto l’Indonesia, bensi’ quello che capiscono dell’Indonesia, cioe’molto poco. Bene, a distanza di anni ho capito benissimo a cosa voleva fare riferimento il regista Peter Weir: al fatto che noi occidentali preferiamo non addentrarci in una cultura che non ci appartiene.
Non e’ che io abbia fatto niente di speciale, anche perche’ l’incomunicabilita’ coi nativi e’qualcosa che non posso far finta che non ci sia. Pero’ ho provato a fare le cose che fanno loro. Ad esempio, cenare in un locale frequentato da cinesi.
La cosa e’ meno facile del previsto, perche’ in alcuni locali proprio non vi vogliono, se non avete prenotato. Ho pero’ individuato un ristorante specializzato in pesce con tanto di tavolini all’aperto.
Funziona cosi’: voi scegliete il pesce che volete, loro lo pescano da un acquario e ve lo cucinano. Se preferite la roba alla griglia, vi sistemano il barbecue in uno spazio appositamente predisposto del tavolo, vi portano il pesce crudo e una pinza e fate voi. Li’ per li’, lo ammetto, sono rimasto un attimo perplesso. Anche perche’ per i nostri standard i cinesi sono piuttosto rozzi. Anche a me, che all’etichetta bado fino ad un certo punto, sembra strano sputare i rimasugli nel piatto o sollevare il pesce dalla griglia del vicino con le mani per vedere se e’ cotto bene. Cosi’ ha fatto un tizio con una delle 3 code d’aragosta che mi ero concesso (non vi dico a che prezzo, lascio tremare l’amministratore di baseball.it per qualche minuto
). In realta’ mi ha fatto un piacere, perche’ un certo timore di mangiarle crude mi era venuto.Lui ad ampi gesti mi ha detto che era pronta. In effetti, la polpa e’ uscita dal guscio agevolmente dandogli ragione. Quando ho addentato l’aragosta, il tipo e i suoi amici hanno sollevato I bicchieri per brindare assieme. La nostra amicizia non e’ andata al di la’, perche’io ho imparato a dire una sola cosa in cinese ‘scie-scie (scritto come lo dico, visto che mi capiscono), ovvero ‘grazie.
Ho notato una cosa, dei cinesi a tavola. Quando mangiano per sostentamento (ad esempio nella pausa pranzo) sono rapidissimi e silenziosi. A cena per diletto stanno invece a tavola le ore. Ordinano una cosa, poi ci chiacchierano su, spizzicano qua e la’ e poi ancora ordinano qualcosa d’altro. Tutto rigorosamente da dividere tra i vari commensali.
Ah, il prezzo: 510 dollari di Taiwan, ovvero nemmeno 40.000 lire. Poco, eh? La cosa inquietante e’ che rientrando in albergo mi sono imbattuto in una pizzeria e il prezzo di una margherita e di una coca era di 499 dollari. Pagare cara una pizza non sarebbe stata una novita’ (a Parma capita spesso
), ma come un’aragosta
Suvvia, l’aragosta bisogna pur pescarla!
Il mio amico, in compenso, ha preso a stampare questo diario perche’ lo vuole leggere tutto all’oggetto del suo desiderio. Guardate, pur essendo io parecchio vanitoso e orgoglioso del mio lavoro, la trovo una pessima idea. E se la signorina in questione finisse con l’invaghirsi di me?
Devo comunque notare che c’e’ un altro Europeo che riscuote successo qui. Non ai miei livelli, certo, ma abbastanza da fargli dire ‘Sono imbarazzato. Si tratta del quarto in battuta della francia Meunier, che e’alto come me
e’ anche piu’ magro e parecchio piu’ giovane, ma questi sono dettagli non troppo importanti.
L’omettino, che a giudicare dall’eta’ doveva essere con il gruppo originale di Chang-Kai-Check,non si e’scomposto. Mi ha portato alla reception del golf, mi ha fatto dire dove volevo andare e se lo e’ fatto tradurre da una gentile signorina bilingue. Il tutto con il tassametro che andava. Alla fine il risultato e’ stato questo: sono arrivato in ritardo e ho speso piu’ del solito.
Ci risentiamo dopo Italia-Stati Uniti.
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