La prima volta che ho sentito parlare di baseball.it non avevo nemmeno capito bene cosa fosse Internet e l’iniziativa mi aveva lasciato freddo. Era la fine di marzo del 2000, da poco mi ero insediato come direttore a Teleducato Piacenza e, onestamente, pensavo di aver chiuso più o meno definitivamente con il baseball. Almeno a livello professionale.
Questo sport l’ho amato tanto, pensavo, ma non sono stato ricambiato. Come giocatore, ho avuto la sfortuna di essere coetaneo dei Poma, Bagialemani, Ceccaroli, Fochi. Come giornalista, non mi erano bastati 6 (diconsi s-e-i) anni in giro per l’Italia a fare radio cronache per essere ammesso al ‘gotha’.
Questo pensavo, quando un giovin signore con i capelli grigi mi si è avvicinato per chiedermi se ero disponibile a dare un contributo ad un sito internet. Eravamo non so dove nei pressi dell’aeroporto milanese di Linate, tutti attorno ad un tavolo. Si presentava il campionato e Aldo Notari era in sella come non mai.
Il giovin signore è Alessandro Labanti: il ‘colpevole. Colui che mi ha fatto entrare nella rete.
Certo, mi è servito qualche mese di ambientamento. Soprattutto mi è servito che il mio editore mi dotasse di una connessione Internet a Piacenza, terra di frontiera e in ritardo sulla capitale della sua azienda, cioè Parma.
Ma ho imparato alla svelta. Un viaggio negli Stati Uniti mi ha fatto di colpo dimenticare tutte le amarezze italiane, accumulate a partire dalle metà degli anni ’80. Le Olimpiadi di Sydney mi hanno permesso di fare ‘esercizio. Il vostro riscontro mi ha fatto capire le potenzialità del mezzo.
La mia ‘ascesa è stata.. formidabile. Responsabile del baseball americano
responsabile editoriale. Stipendio? Lasciate stare, perché non ci credereste.
Intanto baseball.it cresceva. 400 contatti al giorno, poi 500, 800, 1.000. Stiamo diventando grandi?
Ancora no, ma miglioriamo.
Il 2000 finisce. Io ho nel frattempo preso una decisione: lascerò il ‘lavoro sicuro di Teleducato per dedicare quanto più tempo posso a baseball.it. Garanzie? Zero. Commenti? Il più gentile: ‘Ma sei diventato scemo?.
Everardo Dalla Noce viene eletto alla presidenza della Federazione. L’aiuto di baseball.it è decisivo. Nel suo staff, però, qualcuno si convince che siamo nemici. E non entriamo a far parte del progetto.
Ricordo il viaggio di ritorno da Roma assieme ad Alessandro Labanti. Ricordo la sua espressione delusa e la frase minacciosa: ‘Basta, chiudo il sito.
Non abbiamo chiuso, ovviamente. Anzi, siamo andati avanti come dei muli.
Da aprile a settembre non ricordo un fine settimana senza baseball, se si eccettuano le 2 settimane di ferie immediatamente precedenti l’Europeo di Bonn.
Già, perché siamo andati in Germania. Dove io mi sono inventato, quasi per scherzo, un diario che è diventato quasi un oggetto di culto.
Poi sono venuti i ‘play off’, anzi ‘Sport Week Series, i ‘play by play’, i miei pronostici sbagliati sulle finali. E’ arrivato qualcuno che mi ha definito ‘un improvvisato giornalista di baseball e qualcun altro che mi ha minacciato di denunciarmi (?!) perché ho scritto che non vedo scandali, se in nazionale giocano gli italo americani. Sono andato a Taiwan e mi hanno considerato ‘l’uomo più bello del mondo.
Sono arrivati anche i 1.700 contatti su baseball.it
Il resto è storia recentissima. Nel terzo millennio il tempo passa alla svelta e da quando idealmente è iniziato questo articolo ad oggi sono passati meno di 2 anni. Per me, quasi una vita, con tutto quel che mi è successo.
Ieri il Presidente Federale Riccardo Fraccari mi ha chiamato per dirmi che presto mi chiameranno a Roma per firmare un contratto di consulenza con la F.I.B.S. per la gestione dell’Ufficio Stampa. Lavorerò ‘in staff (cioè, nessuno di noi 2 comanda sull’altro) con il collega e amico Maurizio Caldarelli.
Il nostro incarico fa parte di un progetto molto più ampio, che coinvolge naturalmente anche baseball.it.
Tutto questo è per dirvi che ho accettato un incarico federale e che quindi non potrete più aspettarvi da me articoli di commento alla politica della F.I.B.S.
Però io sono ancora qui. Continuerò a prestare per baseball.it lo stesso impegno. Anzi, se è possibile mi impegnerò di più. Non so formalmente con quale posizione. Forse non più quella di ‘responsabile editoriale’. Di certo, e se non sarà così fatemelo notare, la mia firma non apparirà di meno.
Avrei tante cose da dirvi, ma alla luce del fatto che ho appena affermato che ‘io sono ancora qui sarebbe quasi inutile.
Una cosa però la voglio esternare, a costo di farmi dare del patetico: baseball.it è stata la mia più grande soddisfazione professionale e, comunque vadano le cose, ringrazio Dio per avermi dato l’opportunità di misurarmi in questa avventura.
Più modestamente, devo anche ringraziare un sacco di persone ‘terrene. Per primo, Alessandro Labanti. Che forse era un po’ scettico all’inizio sul mio ‘decisionismo’ (in confidenza: avere a che fare con me non è facile per nessuno) ma che mi ha dato fiducia. E penso sia contento di averlo fatto.
Ringrazio l’editore Datasport, che non è mai intervenuto d’autorità.
Ringrazio quello che noi abbiamo chiamato il ‘gruppo ristretto: Mino Prati (la nostra anima polemica) Marco Landi (la nostra anima scettica), Andrea Perari (la nostra anima rilassata) e Maurizio Caldarelli (la nostra anima istituzionale).
Soprattutto ringrazio voi. Tanto affetto mi ha commosso. Lasciatevelo dire, a forza di farmi dei complimenti, mi avete davvero convinto di essere molto bravo.
Certo, ringrazio anche chi mi critica. E, perché no, quei 2 (diconsi d-u-e) che mi hanno insultato. Non dico che se non ci foste bisognerebbe inventarvi, ma perché illudersi che al mondo qualcosa possa dare solo soddisfazioni?
Commenta per primo