Inizia ufficialmente oggi il biennio che dovrà portare la Nazionale di baseball alle Olimpiadi.
Il verbo 'dovere' in questo caso non va mica tanto preso alla leggera, visto che da una qualificazione per Atene dipende il benessere futuro del movimento. Non partecipare alle Olimpiadi, infatti, significa diventare 'sport di serie B' per il Coni, con tutte le conseguenze del caso.
Oltretutto, quest'anno alle Olimpiadi pare vada una sola formazione europea, oltre alla Grecia, che è il paese organizzatore. Fermo restando che non si ha idea di che squadra potrà comporre il paese ellenico, dove il campionato è di livello amatoriale, Italia e Olanda si dovranno dare battaglia senza quartiere il prossimo anno.
Come e dove, non si è capito. La Federazione Mondiale aveva garantito a Taiwan che all'Olimpiade avrebbero partecipato 2 europee più la Grecia. La federazione Europea ha invece spiegato a Sofia ad inizio anno che sarà una sola europea a giocare (sempre più la Grecia) e che il torneo di qualificazione sarà l'Europeo solo se la Grecia non parteciperà. In caso contrario verrà varato un torneo di qualificazione.
Quel che conterà è vincere questo benedetto torneo di qualificazione, che presumibilmente si giocherà ad inizio estate.
In fondo, questo sarà un vantaggio per noi, perché della forte Olanda vista a Taiwan una quindicina di giocatori sono regolarmente sotto contratto in giro per il mondo, a quell'epoca giocano e molti di loro potrebbero non essere disponibili. E non si può credere che l'Italia possa temere di essere eliminata dalla Russia o dalla Francia o dalla Repubblica Ceca.
L'importante sarà per l'Italia costruire una nazionale in grado di vincere. A partire da un lanciatore partente in grado di incrociare le armi con Cordemans e De Lange.
Sfortunatamente, in Italia non lo abbiamo. Di nostra scuola, intendo. I 'numeri uno' azzurri delle ultime 3 stagioni sono stati Urbani nel '99, Simontacchi nel 2000 e Marchesano nel 2001. Di questi, solo Marchesano è nato in Italia, da dove è emigrato quando aveva 4 anni. Sono tutti e 3 “oriundi”, insomma. Anche se la parola non esiste, rende l'idea.
Con tutto il rispetto per chi farà parte della spedizione in Florida, di almeno un paio di questi signori c'è la fondata certezza ci sia davvero bisogno. Ora come ora, infatti, i partenti più affidabili della spedizione azzurra appaiono De Santis e Betto, ma non credo che nemmeno loro si sentirebbero pronti a giocare una partita che vale la partecipazione alle Olimpiadi. Certo, a casa c'è Cossutta, ma è pur sempre un classe '61 che dubito abbia scoperto il segreto dell'eterna giovinezza.
Altro ruolo nel quale l'Italia soffre da sempre è quello del ricevitore. Sono stati convocati Landuzzi del Bologna e Malagoli del Modena, a casa ci sono Gambuti e Illuminati (anche loro, non proprio di primo pelo). Negli Stati Uniti vive Madonna, che era il ricevitore della nazionale a Sydney e si è diviso il ruolo con Illuminati a Taiwan.
Come esterno centro riappare De Franceschi. Inutile negarlo, è il migliore. Ma anche lui veleggia per i 37 anni.
Per il neo manager Faraone il compito più arduo sarà coprire queste 3 posizioni. Per il resto, non siamo messi male come qualcuno vorrebbe far credere. Anzi, non abbiamo mai avuto tanti talenti nei ruoli di interno come in questo inizio di terzo millennio, se si considera che negli Stati Uniti stanno giocando Imperiali e Mazzanti, che in Florida voleranno Pantaleoni, Dall'ospedale, Bissa, Schiavetti e il veterano D'Auria e che a casa c'è sempre La Fera.
Oltre alle indicazioni del campionato, Faraone potrà attingere al serbatoio della pre olimpica, che lavora in contemporanea in Florida in questo pre campionato. Beppe Massellucci e David Robb svolgeranno un lavoro importantissimo su ragazzi che si affacciano alla ribalta internazionale ma hanno tutto per sfondare (per sentito dire: Avagnina e Andrea De Santis, ad esempio) e su qualcuno (tipo Paoletti o Chiarini) che il grande baseball lo ha già assaggiato.
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