Primo allenamento per la preolimpica

Diario della prima giornata “americana”

La Florida accoglie gli azzurri con una giornata in cui l’unico riparo dal caldo umido è il fresco del dugout, ‘sotto” il campo principale del complesso della ‘Play Ball Academy”, in cui, come dice l’insegna, si gioca a baseball tutto l’anno. Beati loro che possono farlo.
Il direttore della Academy, Randy Kierce, un tipo biondo di quelli ‘che ti aspetti di trovare in Florida” accoglie con grande cortesia in mattinata lo staff azzurro, e dopo essersi accordato con i nostri allenatori sugli orari di partite e allenamenti, ci mostra orgogliosamente una serie di quadretti che ritraggono i membri di qualche anno fa di una squadra di lega minore, satellite degli Expos, che giocava le partite casalinghe a Pompano Beach, in quella che ora è la sede della Academy. Fra i giocatori nelle foto, ci fa notare Kierce, ci sono un paio di facce molto note agli appassionati di baseball americano, fra cui Vladimir Guerrero e Orlando Cabrera; mentre ci spiega queste cose, al nostro amico Yankee il telefonino squilla una decina di volte, e in ogni occasione lui risponde con un laconico ‘I’ll call you later”, (ti chiamo dopo) prima di riattaccare. Un tipo impegnato…tanto impegnato che nel pomeriggio, a pochi metri da dove il nostro coach Dave Robb sta lanciando gli allenamenti di battuta, si mette per una buona mezz’ora a provare il suo swing di golf con mazza e pallina.
Prima di tornare in albergo a riprendere la squadra, seguiamo il consiglio di Kierce e ci fermiamo in un grande magazzino ad acquistare una grande quantità di crema solare da distribuire ai giocatori; qua, con i raggi solari non si scherza, e chi, al contrario di colui che vi scrive, non ha la fortuna di poter rimanere la maggior parte del tempo seduto nel dugout, se ne accorge subito. Il grande magazzino è di quelli tipici di qua, aperto 24 ore e con farmacia ‘incorporata”; non mancano, anzi sono in prevalenza, gli oggetti curiosi e strani, come un soprammobile che poi non è altro che una ‘piccola fontanella da salotto”, che oltre che rinfrescare l’ambiente dovrebbe, secondo quelle che c’è scritto sulla scatola, ‘sprigionare ioni positivi”.
A disposizione degli azzurri ci sono il campo principale, e uno secondario, oltre ad una serie di reti per la battuta; seppur piccolo per gli standard USA, il diamante ‘centrale” è contornato da una serie di tribune come in Italia, per il nostro sport, si vede soltanto in un paio di circostanze, anche se non si può certo dire che la struttura sia in buone condizioni. Sembra che una partita ‘vera”, qui, non si giochi da anni, e forse è proprio così. Per fortuna dei giocatori, nel pomeriggio un po' di vento rende più “vivibile” la giornata; il coach Nicola Bellomo si mette al ‘fungo”, cioè a battere con la mazza alcune palline per allenare la difes e nel frattempo nel cielo, oltre al tradizionale dirigibile Goodyear, ospite fisso negli USA di ogni evento sportivo, e non solo, si può scorgere un aereo che con la scia bianca scrive fra le nuvole le parole ‘Jesus loves us”, Gesù ci ama. Only in America.
Sul campo secondario, a pochi metri da Kierce e dalla sua mazza da golf, l’instancabile Robb continua per ore ad allenare i giocatori; nel frattempo, il manager Beppe Massellucci si occupa dei lanciatori nel bullpen del campo principale. Dopo un po’ di tempo, coloro che erano impegnati alla difesa passano alla battuta, e viceversa, in modo da prepararsi tutti nel modo migliore per la prima amichevole di domani contro una selezione di giocatori della Play Ball Academy. Gli azzurri giocheranno contro alcuni atleti dell’accademia locale anche sabato e lunedì, e in tutte e tre le occasioni le gare saranno disputate con la regola, per noi ‘inedita”, del limite dei 25 lanci a inning, usata a quanto pare spesso qua nelle amichevoli per evitare partite troppo lunghe. Quando il sole è ancora alto nel cielo della Florida, verso le 4, la sessione di allenamento termina, e i ragazzi possono rientrare in albergo; stasera, dopo cena, tutti a letto presto, visto che domani la nazionale scenderà sul diamante, verso le nove di mattina, per un'altra sessione di lavoro prima dell’amichevole del pomeriggio.

Informazioni su Matteo Gandini 704 Articoli
Giornalista pubblicista e collaboratore di Baseball.it dall’ottobre 2000, Matteo è un grande appassionato in genere di sport, soprattutto del mondo sportivo americano, che segue da 10 anni in modo maniacale attraverso giornali, radio, web e TV (è uno dei pochi fortunati in Italia a ricevere la mitica ESPN).Per Baseball.it ha iniziato seguendo le Majors americane. Ora, oltre ad essere co-responsabile della rubrica giornaliera sul baseball a stelle e striscie, si occupa di serie A2. Inoltre, nel 2002, per il sito e l’ufficio stampa FIBS ha seguito da inviato lo stage della nazionale P.O. in Florida, la Capital Cup e i mondiali juniores di Sherbrooke (Canada), il torneo di Legnano di softball, e la settimana di Messina, a cui ha partecipato anche la nazionale seniores azzurra. Nel 2003 è stato invece inviato agli Europei Juniores di Capelle (Olanda). Nel 2001 ha anche collaborato alla rivista “Tutto Baseball e Softball”.Per quanto riguarda il football americano, da 3 anni segue il campionato universitario e professionistico americano per Huddle.org, oltre ad essere un assiduo collaboratore alla rivista AF Post. Nel 2003 partecipa al progetto radio di NFLI, ed è radiocronista via web delle partite interne dei Frogs Legnano.Dopo aver collaborato per un periodo di tempo ai siti web Inside Basketball e Play it, nel 2001 ha seguito i campionati di basket americani (NBA e NCAA) per Telebasket.com, in lingua italiana e inglese. Ora segue la pallacanestro d’oltreoceano per Blackjesus.it.Più volte apparso come opinionista di sport americani a Rete Sport Magazine, trasmissione radiofonica romana, lavora stabilmente nella redazione di Datasport, dopo una breve esperienza in quella di Sportal.Nel 2003 ha lavorato anche per l’Ufficio Stampa delle gare di Coppa del Mondo di sci a Bormio.Ha 26 anni, è residente in provincia di Lecco e si è laureato in scienze politiche alla Statale di Milano. La sua tesi, ovviamente, è legata allo sport: il titolo è “L’integrazione dei neri nello sport USA”. Il suo sogno è dedicare tutta la vita al giornalismo sportivo, in particolare nel settore sport USA.

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