Alla scoperta della Florida

Il racconto della seconda giornata della preolimpica negli USA

Appena gli azzurri mettono il naso fuori dalla finestra, pochi minuti dopo il loro secondo ‘risveglio americano”, trovano ad accoglierli dei cupi nuvoloni che rendono la temperatura decisamente più bassa rispetto al giorno precedente. Da un lato, sicuramente, la notizia è accolta con piacere; dall’altro, le previsioni del tempo, che qui non sbagliano quasi mai, dicono che in serata ci sarà la possibilità di ‘showers”, docce, cioè di quelle piogge brevi ma intense tipiche di qua che, come dicono da queste parti, durano il tempo giusto per rendere impraticabile il campo.
La colazione in albergo, quest’oggi, sembra essere soltanto di quelle continentali, e sul tavolo adibito a buffet non si vede niente di dolce, ma solo alimenti ricchi di grasso…non certo l’alimentazione ideale pochi minuti prima di scendere in campo. Per fortuna, a richiesta arrivano anche ‘muffins” e altri dolcetti, e la squadra può iniziare la giornata con una colazione ‘tradizionale”.
Il percorso dall’albergo al campo, che come ogni giorno effettuiamo con i pulmini messe a disposizione dal ‘Play Ball Camp”, ci porta ancora una volta alla scoperta delle enormi strade ‘Interstate” americane a cinque-sei corsie, in cui multe salate vengono date a chi non rispetta la regola che impone di non occupare le corsie più a sinistra, a meno di non viaggiare in una vettura con un elevato numero di occupanti. Un’idea sicuramente interessante, che incoraggia gli automobilisti a ‘associarsi” per i viaggi in automobile.
Quattro quinti degli edifici che si vedono ai bordi dells strade sono fast food o simili, e l’enorme ampiezza degli spazi disponibili fa sì che fra un palazzo e l’altro ci sia una quantità di verde notevole; restiamo poi un po’ stupiti nel vedere, ad alcuni incroci, il cartello Stop mostrato ai provenienti da tutte e quattro le direzioni, e ci chiediamo quale potrebbe essere il senso di questa ‘stranezza urbanistica”.
Alle 10 sono già tutto in campo; come al solito Massellucci divide i ragazzi in gruppi, alcuni dei quali vanno a battere nelle gabbie con il coach Bellomo, mentre altri si impegnano in una serie di allenamenti difensivi con Dave Robb. Il carico di lavoro è abbastanza leggero, anche perché non bisogna affaticarsi troppo a poche ore dalla prima esibizione, contro una squadra formata dai ragazzi del camp ‘Play Ball”, che occupano i campi di allenamento nella ore in cui non ci sono gli azzurri.
Alla fine dell’allenamento mattutino si rientra in albergo, prima di dirigersi verso il ristorante, lo stesso della sera precedente, uno di quei posti in cui con 8$ puoi mangiare tutto quello che vuoi, o meglio tutto quello che c’è sui tavoli del buffet, che per buona parte è carne, anche se non mancano dolci e frutta. I ragazzi, soprattutto quelli impegnati da titolari nella partita della sera, devono stare attenti a non esagerare col cibo, ma è un’impresa ardua; quelli il cui solo compito, quest’oggi, è rimanere in panchina o in tribuna, compreso il vostro cronista, possono invece allentare un po’ il freno…l’unico ”aiuto” che incoraggia la squadra ad uscire presto dal locale è l’aria condizionata, sparata al massimo come un po’ dappertutto qua; la temperatura all’interno della saletta dove pranza il gruppo azzurro è veramente ‘polare”.
Al ritorno al campo di allenamento per le batting practice, troviamo il nostro amico Kierce impegnato a tracciare le foul ball sul campo principale; i coach azzurri gli chiedono di aiutare a riscaldare i nostri battitori, e lo scout dei Marlins si posiziona vicino al monte di lancio, da dove per più di un’ora tira verso il piatto le palline per le BP azzurre. I ragazzi alternano prove di bunt a volate di sacrificio, o batti e corri, e il coach Robb, da dietro la rete, aiuta con i suoi preziosi consigli i nostri ragazzi; a turno, altri dei membri della nostra squadra intraprendono l’ennesimo allenamento difensivo, con al ‘fungo” il manager Massellucci. Nel frattempo cominciano ad arrivare i primi avversari, vestiti con le casacche dei Marlins; per loro l’allenamento prepartita è molto più scarno, solo un po’ di riscaldamento e stretching e qualche battuta. Alle 18 e 30 la nostra nazionale indossa le casacche per la partita, e in tribuna spunta una famigliola, il cui membro più giovane è un ragazzino, munito di guanto per raccogliere le ‘foul ball” e bandierina dell’Italia disegnata su un pezzo di cartone; il nonno del ragazzo si avvicina a noi e ci saluta con un ‘come va?”. Si tratta di un signore 71enne di nome Gennaro, di origini, guarda caso, napoletane, che da 41 anni vive a New York, e spesso si reca in Florida per le vacanze; il suo italiano è ancora ottimo, ma anche quando parla nella nostra lingua non riesce a non inserire l’intercalare ‘you know”,tipico dell’inglese USA. La famiglia di Gennaro rimane sulla tribuna per tutta la durata della partita, e dopo qualche inning arriva anche un gruppo di ragazzi in tuta ‘di squadra”, che veniamo a sapere sono i membri della ‘Miami Dade University”, allenata dalla vecchia conoscenza del baseball italiano Jim Mansilla, anche lui presente sugli spalti.
La partita è combattuta fino alla fine; gli azzurri all’inizio sono un po’ fallosi in difesa, ma rimangono a contatto con gli avversari fino al nono inning. Dave Robb e Kierce fanno mezzo inning a testa dietro al monte nel ruolo di arbitro, mentre la famosa regola dei 25 lanci a inning non viene mai utilizzata; il coach Massellucci si sistema qualche metro fuori dal dugout, e prende note sul rendimento dei suoi giocatori, mentre quando i nostri sono in attacco Bellomo e Robb si posizionano nei box dei suggeritori di prima e terza. Le temute ‘showers” per fortuna non arrivano, e dopo più di due ore e mezza la partita termina; il coach Massellucci ci esterna la sua soddisfazione per la prestazione azzurra; ma è già tempo di tornare in albergo, perché domani alle 13 si rigioca.

Informazioni su Matteo Gandini 704 Articoli
Giornalista pubblicista e collaboratore di Baseball.it dall’ottobre 2000, Matteo è un grande appassionato in genere di sport, soprattutto del mondo sportivo americano, che segue da 10 anni in modo maniacale attraverso giornali, radio, web e TV (è uno dei pochi fortunati in Italia a ricevere la mitica ESPN).Per Baseball.it ha iniziato seguendo le Majors americane. Ora, oltre ad essere co-responsabile della rubrica giornaliera sul baseball a stelle e striscie, si occupa di serie A2. Inoltre, nel 2002, per il sito e l’ufficio stampa FIBS ha seguito da inviato lo stage della nazionale P.O. in Florida, la Capital Cup e i mondiali juniores di Sherbrooke (Canada), il torneo di Legnano di softball, e la settimana di Messina, a cui ha partecipato anche la nazionale seniores azzurra. Nel 2003 è stato invece inviato agli Europei Juniores di Capelle (Olanda). Nel 2001 ha anche collaborato alla rivista “Tutto Baseball e Softball”.Per quanto riguarda il football americano, da 3 anni segue il campionato universitario e professionistico americano per Huddle.org, oltre ad essere un assiduo collaboratore alla rivista AF Post. Nel 2003 partecipa al progetto radio di NFLI, ed è radiocronista via web delle partite interne dei Frogs Legnano.Dopo aver collaborato per un periodo di tempo ai siti web Inside Basketball e Play it, nel 2001 ha seguito i campionati di basket americani (NBA e NCAA) per Telebasket.com, in lingua italiana e inglese. Ora segue la pallacanestro d’oltreoceano per Blackjesus.it.Più volte apparso come opinionista di sport americani a Rete Sport Magazine, trasmissione radiofonica romana, lavora stabilmente nella redazione di Datasport, dopo una breve esperienza in quella di Sportal.Nel 2003 ha lavorato anche per l’Ufficio Stampa delle gare di Coppa del Mondo di sci a Bormio.Ha 26 anni, è residente in provincia di Lecco e si è laureato in scienze politiche alla Statale di Milano. La sua tesi, ovviamente, è legata allo sport: il titolo è “L’integrazione dei neri nello sport USA”. Il suo sogno è dedicare tutta la vita al giornalismo sportivo, in particolare nel settore sport USA.

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