La giornata degli azzurri comincia come al solito al Municipal Stadium, dove la nostra nazionale si reca per l’allenamento mattutino. La giornata è particolarmente calda, e meno ventosa rispetto alle altre; una di quelle in cui il posto migliore per stare seduti è il dugout o la piccola tribuna coperta dello stadio di Pompano Beach.
Mentre gli azzurri si allenano in battuta e difesa, e si preparano per affrontare più tardi la Florida Atlantic University, il vostro cronista fa un giro per i dintorni dello stadio di Pompano, e si avventura all’interno di un edificio chiamato ‘Pompano Beach Civic Center, che comprende sale riunioni, spazi per i bambini e un grosso anfiteatro stile greco all’aperto, oltre che 4 o 5 delle classiche fontanelle di acqua potabile, che qui si trovano praticamente dappertutto.
Al ritorno allo stadio, incrociamo il direttore della Play Ball Academy Randy Kierce, con cui facciamo quattro chiacchiere sulla gara dei Marlins del giorno prima; lui sostiene di aver visto quel famoso fuoricampo chiaramente foul, come poi la televisione ha confermato, e ci dice di averci notati, inquadrati sullo schermo gigante dello stadio; penso io, con i quattro gatti che c’erano la possibilità di essere ripresi dalle telecamere era abbastanza elevata. Randy sostiene inoltre che siamo stati fortunati ad aver visto un po’ di ‘show, con le proteste dei manager e il lancio di oggetti del pubblico, che qui è cosa molto rara, ma io gli rispondo che avrei preferito vedere una gara più equilibrata.
Alla fine dell’allenamento, dopo avere mangiato un panino, gli azzurri salgono sui pulmini e partono in direzione dell sede di Florida Atlantic; non si tratta dello stesso posto dove domenica la nazionale era stata sconfitta da una squadra di ‘extended spring training dei Marlins, ma della vera e propria parte centrale del campus dell’ateneo. Se la parte dell’altro giorno era sembrata a tutti enorme, questa lo è ancora di più, e comprende tutti i tipi di impianti sportivi, comprese piscine, palestre, campi da football, e un bello stadio per il baseball, che però gli azzurri vedono solo dall’esterno, visto che la gara odierna viene giocata su un campo d’allenamento laterale.
Oltre agli enormi edifici dove dormono gli studenti, questa sezione del campus, che al contrario dell’altra è piena di gente (ma quando siamo stati là era domenica), ha come centro un grosso palazzo che comprende bar, negozi di souvenir, sale riunioni, e altro; a noi, abituati al concetto italiano di università, vedere un campus così ben curato e polifunzionale fa un certo effetto, e non dimentichiamoci che non si tratta neanche di una scuola particolarmente grossa.
A turbare la tranquillità del pre-partita azzurro, ma anche avversario, c’è il frastuono degli aerei leggeri che continuamente decollano e atterrano dal piccolo aeroporto, la cui pista è situata a non più di 200 metri dal campo, roba quasi da rompere il vetro ad un aereo con una foul ball; fra l’aeroporto e il diamante, invece, la squadra di football dell’università sta effettuando la ‘spring practice, l’allenamento primaverile, e attorno a questo sembra esserci quasi più interesse che verso la nostra partita, compresa gru per le riprese televisive dall’altro. Per la verità, un cameraman dell’università c’è anche sul campo da baseball, e quando gli passo vicino, andando a prendere il lineup nel dugout avversario, mi fa una serie di domande, sulla nostra esperienza fin qui, comprese alcune sui posti che abbiamo potuto visitare.
La partita ha inizio alle 15; quando i nostri avversari toccano la palla, questa quasi sempre schizza via, ma è merito della mazze di alluminio, ancora utilizzate nel campionato di college USA. Sugli spalti, insieme a Kearse, si rivedono gli scout belgi che avevamo già incontrato qualche giorno fa a Pompano Beach, mentre in campo gli azzurri sono tutti vestiti di bianco, tranne Pandolfi, che indossa una divisa grigia. Il motivo: è così alto che non hanno trovato una casacca bianca che gli andasse bene.
Il vento continua ad essere meno forte dei giorni scorsi, ma è abbastanza per dare parecchio fastidio a chi, come me, cerca di districarsi fra decine di foglietti; verso il quarto inning si avvicina a me un signore sulla sessantina, che mi racconta di avere il padre italiano (ma possibile che incontriamo solo gente di origine italiana?), e comincia a farmi mille domande sull’Italia, sul baseball da noi, ecc. Dice di essere di Chicago, ma di venire qua in vacanza tre mesi all’anno (poverino…), perché ‘qua in Florida anche a dicembre non servono i pantaloni lunghi; prosegue dicendo di essere un gran tifoso di Florida Atlantic, di seguire tutte le loro partite, e ci racconta come la squadra sia 19esima nella nazione, e comprenda un paio di giocatori che saranno sicuramente scelti nel draft di giugno, oltre che un freshman (giocatore al primo anno), che tutte le università più grandi in America volevano in squadra. ‘Le università della Florida sono le migliori per il baseball dice- perché qua si può giocare tutto l’anno; i nostri programmi di football e di basket, invece, hanno ancora molta strada da fare. Dopo che il signore mi ha presentato la moglie, cerco di fargli capire che io ho anche una partita da seguire, ma lui imperterrito continua a parlarmi; per fortuna dalla panchina arrivano un paio di giocatori azzurri la cui presenza lo scoraggia a proseguire.
Nella partita, gli azzurri giocano quasi alla pari, ma vengono sconfitti per 6-2; dopo la gara i giocatori rientrano all’albergo e si recano al solito ristorante per la solita cena sostanziosa, prima di buttarsi in una serata alla scoperta della ‘nightlife locale, che comprende per alcuni una visita a ‘Hooters, la famosa catena di pub americani caratterizzata dalle procaci cameriere. Se lo sono meritati.
Commenta per primo