L’attesa all’aeroporto di Fort Lauderdale è lunga, visto che l’arrivo dei pulmini della nazionale è stato anticipato, per consentire anche a chi deve prendere il volo per Roma di arrivare il tempo. Abbiamo così la possibilità di fare anche qualche domanda a Dave Robb, selezionatore della nazionale juniores e uno dei coach presenti in Florida con la preolimpica. Per mettere più a suo agio il nostro allenatore, proponiamo di intervistarlo in inglese, e lui accetta volentieri.
‘Sono stato molto soddisfatto della settimana che abbiamo trascorso qua comincia Robb sono convinto che abbiamo iniziato la costruzione di un vero programma, portando i nostri giocatori a giocare negli Stati Uniti. L’America è un ottimo posto per venire a giocare, anche perché è un modo di ottenere l’esperienza internazionale di cui i giocatori hanno bisogno; penso che si debba fare un lavoro migliore di progettazione, e programmare meglio la cosa, ma a livello generale questo potrebbe essere l’inizio di un programma, o di una serie di iniziative, che la FIBS non metteva in atto da un bel po’ di tempo.
Qual è la tua opinione sulla divisione della creazione di una seconda nazionale?
Be’, in realtà abbiamo tre squadre, la seniores, la preolimpica e la juniores, anche se poi sono un po’ mischiate. Ad esempio, alcuni dei giocatori ‘senior erano in realtà membri della P.O., come due lanciatori, che avevano 19-20, che per me è un’età da preolimpica; ma se sono abbastanza bravi da poter essere inseriti nella nazionale maggiore, è una buona cosa per noi, per l’Italia. Comunque, il fatto di avere 3 o, in un certo senso, 4 squadre significa una più ampia base su cui scegliere i giocatori. Quello che dobbiamo fare è coordinarci; tutti gli insegnamenti che diamo devono essere simili, così poi quando scegliamo 20 giocatori da portare a qualche manifestazione, loro sanno che cosa ci aspettiamo, sia sul campo che fuori.
Cosa pensi degli avversari affrontati dagli azzurri?
‘Ho fatto un’esperienza simile per tre volte con la nazionale canadese e abbiamo affrontato squadre simili a quelle che abbiamo affrontato noi in Florida, squadre di extended spring training. I lanciatori sono sempre ottimi, tirano sempre fortissimo, ci sono braccia migliori di quelle che i nostri giocatori vedranno nel resto dell’annata, anche se forse vedranno lanciatori migliori, perché in serie A1 ci sono pitchers più capaci di lanciare, ma di certo nessuno che tira così forte come quelli di qua, e quindi per i giocatori è stata una buona esperienza. Penso anche che abbiano visto di poter giocare alla pari contro avversari della loro stessa età ma di parti diverse del mondo, ed è importante per noi in Italia capire ciò; perché noi abbiamo squadre forti come le loro, si tratta solo di capire e di convincersi di avere le loro stesse capacità. E’ vero, abbiamo bisogno di qualche braccio, ma l’Italia può vincere a livello internazionale, almeno così la penso io.
A livello individuale, c’è stato qualcuno dei nostri che ti ha impressionato?
Bazzarini è stato formidabile sul monte, ha giocato molto bene e penso che se migliora la sua velocità di 5 o 6 miglia orari diventerà un ottimo lanciatore; ora lancia probabilmente intorno alle 82-83 miglia, e penso che potrebbe arrivare fino a 88-89. Abbiamo visto che Monari, come catcher, è migliorato; io l’ho avuto l’anno scorso con la squadra juniores, e lo avrò ancora quest’anno, e penso che sia migliorato, soprattutto al piatto; è sempre stato un buon ricevitore, in difesa, ed ora è migliorato in attacco. Per quanto riguarda Zileri, è stato una gradita sorpresa la sua abilità a giocare in terza base; già sapevamo della sua abilità con la mazza, io penso che possa giocare bene anche in difesa; altri giocatori non li conoscevo, come Vecoli o Paoletti. Paoletti penso che sia un ottimo giocatore, ma prima non lo conoscevo; Cechet, a parte i suoi problemi al braccio, ha la possibilità di diventare davvero bravo, e ha fatto vedere delle belle cose. Ci sono anche degli altri, come Ocera, che ha lanciato bene; ci sono diverse buone promesse, e penso che avremo un buon futuro.
Pensi che la differenza nel carico di allenamento sia la causa principale del divario fra i nostri giocatori e quelli di qua?
E’ di sicuro la cosa più importante. I giocatori qui in America conoscono se stessi meglio di noi, e parlo come Italia in generale. Dobbiamo capire quello che facciamo e come farlo, così, se sul campo facciamo degli aggiustamenti, sappiamo da dove siamo partiti, e se facciamo un cambiamento, sappiamo come farlo; questa è una cosa. La seconda cosa è imparare ad allenarsi, a tenere l’approccio giusto verso la partita, che negli Stati Uniti, e in tutto il mondo del baseball professionistico, è diverso dal nostro, Per loro è una routine, e noi non abbiamo ancora imparato quella routine; abbiamo la nostra routine in Italia ma è molto diversa da quella internazionale, e quindi, imparare il modo in cui agiscono persone di altri paesi non è una cattiva idea.
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