Parma-Grosseto-Amsterdam via Livorno

Inizia una nuova versione dell'ormai famigerato diario

Ho deciso di tenervi compagnia tutte le settimane con le mie avventure/disavventure di viaggiatore del baseball.
L'ho fatto perchè me lo hanno chiesto. In primis, il mio successore Mino Prati. Poi molti di voi, alcuni dei quali vorrebbero un mio diario quotidiano. Che oltre ad essere un'impresa titanica, si rivelerebbe anche noioso, temo.
L'ho fatto anche perchè sono vanitoso. Non gasato, come sostiene un certo Mimmo che mi ha scritto. Almeno non credo.
Non so chi è, Mimmo. O meglio, un'ipotesi folle ce l'ho. Ma è, appunto, folle e per questo non me ne occuperò oltre.
Comunque, Mimmo, se non ti piace quello che scrivo puoi sempre evitare di leggerlo. Darai un piccolo colpo alla mia vanità, ma sopravviverò.
E adesso, buon viaggio
.

L'Europa è proprio unita.
In questo fine settimana sono andato e venuto da Amsterdam senza carta d'identità nè tantomeno passaporto. Oddio, non è che la cosa sia stata indolore.
Quando mi sono presentato all'aeroporto di Pisa e mi hanno chiesto un documento, ho estratto la patente. Normale, no. La ragazza dell'Alitalia mi ha guardato come se fossi un pazzo e poi mi ha fatto notare che per andare ad Amsterdam non bastava. Già. Sudore freddo: avevo documenti e soldi di una trasferta che riguardava altre 2 persone e io risiedo a Parma, quindi non avevo nessuna possibilità di recuperare il documento. (Datemi un attimo e vi spiego cosa ci facevo a Pisa, non preoccupatevi).
La stessa ragazza ha avuto pietà. Sorridendo mi ha detto che mi faceva partire lo stesso. Ha poi chiuso la nostra breve conoscenza con un umiliante “stia attento, la prossima volta”.
A Malpensa, dove mi imbarcavo per Amsterdam, mi sono vergognato a tal punto da imbarcarmi per ultimo. Poi ho mentito: ho detto di aver smarrito la carta d'identità nel viaggio tra Pisa e Milano. L'hanno bevuta, anzi, si sono auto convinti che esiste una normativa per cui la patente in Olanda vale.
Ho mentito anche al ritorno, ad Amsterdam, dove mi hanno fatto compilare un modulo nel quale affermo di aver smarrito il documento.
Comunque, come potete verificare, a casa ci sono tornato.

Cosa ci facevo a Pisa, allora. Era l'aeroporto più vicino a Grosseto, dove venerdì sera avevo commentato la partita tra i locali Orioles e il Cus Ceci di Parma per il circuito delle tv locali affiliate al progetto federale e che trasmetteranno in settimana la sintesi.
Cosa sono andato a fare in Olanda temo invece di non potervelo dire in queste righe. Facciamo così: sono andato a verificare alcune prospettive di collaborazione con i nostri amici tulipani. Non chiedetemi di più.

Torniamo alla toscana. Ho da sempre un rapporto particolare con il pubblico di Grosseto. Nel senso che a parecchi sono simpatico, ma altrettanti mi guardano torvo. Figuriamoci che prospettive avevo come commentatore di una partita da distribuire a diverse televisioni private, delle quali 2 di Grosseto e 2 di Firenze visibili a Grosseto, essendo io di Parma. Io non sono tifoso del Cus. Non posso esserlo, col lavoro che faccio. Va bene che non potrei nemmeno essere tifoso del Milan, col lavoro che faccio e invece direi che lo sono. Ah, Ah. (La risata, chi pensava di vincere lo scudetto domenica, l'ha interpretata nel modo giusto…)

Comunque, sotto la pioggia al nono inning Gasparri ha battuto alto all'esterno destro. Il punteggio era di 1-1.
“Una palla che sembra facilmente giocabile da Finetti” ho detto. E poi l'ho vista cadere. Come mi succedeva da bambino quando il Milan subiva un gol, pensavo di non aver visto una cosa vera, che l'azione si sarebbe ripetuta, che Rigoli si sarebbe rifiutato di segnare. Invece no. La partita è finita così. E può essere che un po' tifoso del Cus lo sia, a ben pensarci.
A questa tesi ha dimostrato di credere un alto (altissimo, in verità) dirigente del Grosseto, che mi ha abbandonato al mio destino, sotto la pioggia e in piena notte. “Pensavo non venissi” ha detto il fedifrago. Meno male che Maurizio Caldarelli si è impietosito e mi ha dato un passaggio.
La notte era sufficientemente complessa di suo, senza che dovessi tornare a Livorno a piedi.
I vertici federali mi hanno infatti convinto a fare una cosa del tutto priva di significato, ovvero dormire a Livorno e andare con una 'Fibs mobile' a Grosseto. Gran bella idea: siamo tornati in albergo alle 3 (la pizza post partita, con annessi programmi per lo sviluppo del baseball nei 5 continenti, è un classico al quale non rinuncerei per nulla al mondo…)e la mia sveglia è suonata alle 5.15. Figuratevi com'ero tonico…

Non so quando tornerò a Grosseto, ma spero comunque non piova tutte le volte.
Sono curioso di vedere, la prossima volta che tornerò, se la signora del bar ha imparato i prezzi della merce che vende. Ma non mi farò trovare impreparato: sarò in coda da non più tardi delle 19.45, per assicurarmi il mio panino in sicurezza. Già, perchè se mi presento al mio tavolino per commentare la partita in ritardo, il mio amico Willy Bargawan mi rimprovera.
E' curioso, questo fatto. Perchè il capo dovrei essere io, eppure è lui che rimprovera me.
Sarà un bell'anno assieme, ne sono certo.

Informazioni su Riccardo Schiroli 1199 Articoli
Nato nel 1963, Riccardo Schiroli è giornalista professionista dal 2000. E' nato a Parma, dove tutt'ora vive, da un padre originario di Nettuno. Con questa premessa, non poteva che avvicinarsi alla professione che attraverso il baseball. Dal 1984 inizia a collaborare a Radio Emilia di Parma, poi passa alla neonata Onda Emilia. Cresce assieme alla radio, della quale diventa responsabile dei servizi sportivi 5 anni dopo e dei servizi giornalistici nel 1994. Collabora a Tuttobaseball, alla Gazzetta di Parma e a La Tribuna di Parma. Nel 1996 diventa redattore capo del TG di Teleducato e nel 2000 viene incaricato di fondare la televisione gemella a Piacenza. Durante la presentazione del campionato di baseball 2000 a Milano, incontra Alessandro Labanti e scopre le potenzialità del web. Inizia di lì a poco la travolgente avventura di Baseball.it. Inizia anche una collaborazione con la rivista Baseball America. Nell'autunno del 2001 conosce Riccardo Fraccari, futuro presidente della FIBS. Nel gennaio del 2002 è chiamato a far parte, assieme a Maurizio Caldarelli, dell'Ufficio Stampa FIBS. Inizia un'avventura che si concluderà nel 2016 e che lo porterà a ricoprire il ruolo di responsabile comunicazione FIBS e di presidente della Commissione Media della Confederazione Europea (CEB). Ha collaborato alle telecronache di baseball e softball di Rai Sport dal 2010 al 2016. Per la FIBS ha coordinato la pubblicazione di ‘Un Diamante Azzurro’, libro sulla storia del baseball e del softball in Italia, l’instant book sul Mondiale 2009, la pubblicazione sui 10 anni dell’Accademia di Tirrenia e la biografia di Bruno Beneck a 100 anni dalla nascita. Dopo essere stato consulente dal 2009 al 2013 della Federazione Internazionale Baseball (IBAF), dal giugno 2017 è parte del Dipartimento Media della Confederazione Mondiale Baseball Softball (WBSC). Per IBAF e WBSC ha curato le due edizioni (2011, 2018) di "The Game We Love", la storia del baseball e del softball internazionali.

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