Ha destato una certa reazione, la mia dichiarazione: Mi sono innamorato di Codogno. Ho infatti ricevuto diverse e-mail di Codognesi, alcuni dei quali ormai milanesi d’adozione e commossi dall’impressione che il mio articolo aveva fatto su di loro.
Tra queste, la lettera che però più mi ha dato soddisfazione è stata quella in cui mi veniva fatto notare che le ‘falangi sono una forma tipica di strategia dell’esercito macedone e non romano, come avevo scritto io. Indubbiamente, grazie.
E’ sempre utile scoprire le lacune scolastiche. E parlo così perché sono sicuro del fatto che qualcuno mi ha insegnato che le ‘falangi’ erano romane. Qualcuno che deve essere lo stesso (o la stessa) che mi ha insegnato (o fatto credere) che gli Unni erano una popolazione del nord Europa.
Secondo me, nella scuola italiana la storia è insegnata malissimo. Parlo della storia con la ‘esse’ maiuscola, ovviamente, ma anche al riguardo di quella del baseball (che, va da sé, non si insegna per altro a scuola) non si scherza. L’altro giorno sono rimasto basito di fronte ad una persona che si struggeva a vedere squadre piene di 'oriundi': ‘Eh, bei tempi quelli della grande Germal, quando vincevamo gli scudetti con tutti parmigiani.
Pur essendo anche io parmigiano (per quanto 'oriundo', visto che mio padre è cresciuto a Nettuno
), non posso fare a meno di dover controbattere a questo falso storico. In Coppa Campioni contro i Nicols di Haarlem la Germal giocò con: Di Santo, Ciccone, Varriale, Pitchford, Coffman, Tranquillo, Guzman e Gioia. Se li contate, sono 8. In campo l’unico italiano (incidentalmente, anche parmigiano) era Castelli. Forse c’era anche Corradi (sono passati 25 anni e sto andando a memoria, mi perdonerete il ‘forse’
) e in panchina c’erano anche Ugolotti, Cattani, Gastaldo, Dallospedale (di Piacenza) e Bertoni (di Bollate). Sia detto per amore della verità.
Avendo programmato di riprendere la partita di Parma, il mio venerdì non prevedeva viaggi. Così ho deciso di viaggiare giovedì sera, facendolo coincidere con l’appuntamento annuale di chiusura della stagione di calcio con un paio di colleghi.
Sì, abbiamo l’appuntamento di chiusura (a base di pesce) e quello di apertura (a base di
maiale) e presto dovremo pur inventarci quello ‘intermedio. Lo faremo senz’altro se il campionato di calcio varerà la sosta invernale.
Comunque, sulla fedele Renault Clio di ultima generazione mi sono recato a Campiglia, che è un ridente paesino dalle parti delle Cinque Terre. Per arrivare si affronta una salita che al confronto il Passo dello Stelvio è pianeggiante, ma una volta seduti a tavola non ci si pente mai. Giovedì abbiamo ‘approfittato’ di 3 aragoste e 2 scorfani. Non parliamo del conto, adesso, che è tempo di dichiarazione dei redditi e non vorrei che gli 007 del fisco ragionassero in questi termini: ‘Se ti puoi permettere quella cena, forfettiziamo un 78{f0941bbadbd5f8d44d0dc03ecaa3a1c5aa4328389593f6dc033cfb24d593bfd5} in più di Irpef . Limitiamoci a dire soltanto che, comunque, valeva la pena.
In una città dell’Emilia Occidentale il presidente Fraccari si è fatto intervistare da una persona che mi ha fatto ricordare il mio recente passato. Vediamo se Mimmo reagisce a questa. Se no, non è il Mimmo che penso io e all’originale chiedo scusa.
Parliamo di presente. La mia carriera di giocatore di softball slow pitch vivrà martedì sera uno dei momenti più alti degli ultimi anni. Con la mia squadra ci siamo qualificati per la semifinale del torneo. Io, che sono anche il manager, avrò il divertente compito di scegliere tra 2 alternative: mantenere l’armonia facendo giocare tutti o cerrcare di vincere. Sì, perché le 2 cose non è che siano per forza correlate. Se avete consigli, scrivetemi.
Non vado lontano neanche venerdì prossimo. L’appuntamento è a Bologna per Italeri Semenzato Rimini. Che non è lontano, ma estremamente gustoso. Sto parlando di baseball, questa volta.
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