Valerio Pradal, come vanno le cose dopo il primo ‘mezzo anno alla guida del marketing della Federbaseball?
“Voglio premettere che, anche se sembra un ritornello che si sente da tutte le parti, dopo lo scorso 11 settembre l’approccio delle aziende, grandi e piccole, nei confronti degli investimenti in comunicazione è molto cambiato. C’è oggi una grande prudenza, anche se non manca attenzione verso le nuove proposte.
Nel baseball abbiamo dovuto partire praticamente da zero, il mio primo impegno è stato infatti quello di raccogliere dati e razionalizzarli in un documento di presentazione per gli interlocutori aziendali. La mia breve esperienza durante la presidenza Dalla Noce mi aveva portato la consapevolezza che il baseball italiano lo conoscono in molti e per tutti l’impressione era molto negativa, un coro di ‘non ha visibilità, ‘non ha un progetto e così via.
Oggi abbiamo portato la presentazione della nostra realtà e del nostro piano di lavoro a conoscenza di circa 120 aziende. La scelta è caduta su grandi marchi, già big spender nello sport, non per snobbare le piccole realtà, ma perché secondo noi c’è la necessità di partire con un segnale forte e insieme a realtà che possano dare un apporto che vada oltre il supporto economico.
Nel mese di agosto spero riusciremo a presentare ufficialmente i primi partner, alcuni dei quali usciranno con delle campagne di comunicazione incentrate sull’immagine del baseball. Questo sarà fondamentale per aumentare la nostra notorietà: essere presenti in importanti campagne pubblicitarie a fianco di marchi prestigiosi.
Le problematiche attuali di grandi sport come calcio e ciclismo hanno indotto alcune aziende a chiederci di partire con un profilo basso, ma credo che siamo all’inizio di un processo di spostamento di interesse e risorse verso sport minori, di base, portatori di valori più vicini alla gente, e il baseball ci sarà.“
Il primo evento che ha pensato per il baseball di Serie A1 è stato l’Opening game, un giudizio su questa esperienza e qualche anticipazione sul futuro.
“Direi che il primo evento è stata la presentazione dei campionati al Casinò di Venezia, dove erano presenti circa 85 persone, molte delle quali non appartenenti al mondo del baseball e l’eco dell’evento mi è stata utile poi nei contatti successivi. Abbiamo fatto qualcosa di non scontato e siamo stati notati per questo.
Per quanto riguarda l’Opening game, devo dire che avevo probabilmente sovradimensionato la capacità del movimento di vertice a parlare un linguaggio comune. Miglioreremo in futuro.“
Quindi il prodotto ‘A1 baseball non fa ancora oggi parte del pacchetto che proponete nei vostri contatti.
“Il 2002 è essenzialmente concentrato sull’azzurro. A bocce ferme ci incontreremo con le società di A1 per preparare un progetto di rilancio 2003, con il contributo di tutti. La mia disponibilità è piena, ad esempio le società di softball mi hanno coinvolto da subito, loro sono già più avanti con la Lega e i programmi di comunicazione collettivi.
Per quanto riguarda il rilancio dell’azzurro, i primi risultati sono molto positivi: a Piacenza c’erano 1000 persone a vedere la Nazionale e il merchandising azzurro, proposto per la prima volta, è andato a ruba.
Oggi sto lavorando per un quadrangolare fra Nazionale azzurra, Nazionale canadese, Blue Jays e New York Yankees da giocarsi a Toronto subito prima dei prossimi Mondiali di ciclismo in Canada. È evidente che l’eco di un evento così sarebbe enorme.“
Come vanno i rapporti con la Major League?
“Loro sono molto sensibili al discorso di coinvolgimento dei giovani e abbiamo iniziato insieme un progetto sostenuto dalla Sanson che metterà moltissimi ragazzi e ragazze in grado di provare a tirare e battere una palla da baseball.
Mi piacerebbe anche lanciare un ‘Baseball Day in cui tutti i ragazzi del baseball diventassero i testimonial di questo fantastico sport, un giorno in cui tutti andassero a scuola, per strada, con gli amici indossando la loro divisa.
È importante che la gente del baseball recuperi l’orgoglio di ‘essere il baseball, da lì potremo partire per realizzare ogni progetto, perché abbiamo un potenziale enorme di passione, competenza e amore per questo sport che deve venire fuori, per contagiare e coinvolgere il maggior numero di persone possibile.“
Buon lavoro, Valerio Pradal!
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