Che non fosse la giornata ideale per viaggiare avrei dovuto capirlo subito.
Ancora preda di un sonno interrotto troppo in anticipo, stamattina all’aeroporto di Linate, dove è iniziata la mia avventura al seguito della nazionale juniores impegnata nei mondiali canadesi, ho raccolto da un distributore posizionato nello zona delle partenze una copia di uno dei quotidiani che vengono messi a disposizione gratuitamente nella metropoli lombarda. Visto che l’attesa per l’imbarco si protraeva più del previsto, e che il giornale in questione è composto da non più di una quindicina di pagine, pochi minuti dopo il decollo per Francoforte, prima tappa del nostro viaggio oltreoceano, mi ero già dedicato anche alla lettura delle sezioni meno interessanti, quelle a cui non avrei neanche dedicato un secondo se non fosse che mi trovavo su un aereo, e che quindi le alternative per passare il tempo scarseggiavano. Distrattamente ho lanciato qualche occhiata alla pagina dell’oroscopo, che visto il mio totale scetticismo in materia era rimasta l’unica che non avevo ancora letto; sopra alle previsioni segno per segno, un commento generale sulla giornata diceva che, a causa della luna piena e di qualche altra assurda combinazione astrale, oggi era sconsigliabile viaggiare in treno o in aereo. Forse sarebbe ora di ‘ammorbidire il mio scetticismo, avrei pensato in seguito…
A causa di ‘intenso traffico aereo, il nostro volo è atterrato a Francoforte con notevole ritardo, proprio mentre l’aereo che ci avrebbe dovuto portare a Montreal si levava in cielo (con appeso un cartello: ‘e adesso sono fatti vostri, qualcuno ipotizzava). La hostess che ci ha accolto nello scalo tedesco, nel comunicarci la notizia, ci ha assicurato che saremmo stati messi sul primo volo per il Canada, sempre che ci fosse posto. Dopo un ora e mezza di attesa, e dopo aver temuto che per mancanza di posti qualcuno di noi dovesse addirittura passare la notte a Francoforte(cosa che avrebbe anche sconvolto i piani dei coach, che intendono partire al più presto con la preparazione), il destino ha voluto che su un volo per Toronto la nostra hostess trovasse posti liberi per tutti; viste le premesse, nessuno ha pensato di lamentarsi del fatto che da Toronto a Montreal ci sarebbe toccato salire sul terzo aereo della giornata. Poi, una volta a bordo, il comandante del volo per Toronto ha annunciato a noi passeggeri che per il solito problema di traffico avremmo dovuto aspettare un’ora e mezza fermi nei pressi della pista di decollo…
Sul volo per Toronto sono capitato in mezzo ad un gruppo di ragazze tedesche, dalla qualità estetica non eccelsa, per la verità (mentre vi scrivo sono sull’aereo, speranzoso del fatto che non sappiano leggere l’italiano e/o non sbircino lo schermo del mio PC); sono in viaggio, alcune con destinazione Toronto, altre Vancouver, per una vacanza-studio. Lo staff della compagnia aerea ha distribuito il National Post, un quotidiano canadese, specificando che, visto che ci sono poche copie, io e le mie vicine di posto avremmo dovuto accontentarci di una sola; quando ho dichiarato che io mi accontento dell’inserto sportivo, ho scatenato qualche battutina ironica tra le ragazze, del tipo ‘guy…always read only the sports page, (i ragazzi leggono sempre solo la pagina sportiva).
Il Post dà ampio spazio alle due squadre canadesi delle Majors, nonostante entrambe non stiano attraversando momenti felici, mentre cita soltanto i risultati delle altre gare della giornata; nella pagina delle classifiche individuali i nomi dei giocatori canadesi, e di quelli che giocano per squadre ‘a nord del confine sono evidenziati in grassetto, quasi a dimostrare di voler salvare un minimo di identità nazionale nei confronti della ‘statunitizzazione(se mi si consente il neologismo). Un paio di pagine sono dedicate anche alla CFL, la lega di football canadese, di cui il vostro cronista, vista la passione per lo sport con la palla ovale, spera di poter assistere dal vivo ad una partita durante la permanenza in nord America. (Vi risparmio i commenti sul cibo offerto in volo dalla Air Canada, che non è peraltro migliore di quello messo a disposizione da altre compagnie aeree…)
Dopo 8 ore di volo, finalmente lo sbarco in Canada…già stanca del viaggio, la comitiva non s’immaginava certo che il peggio doveva ancora venire.
Al termine di una lunga attesa(e quando dico lunga..intendo almeno 45 minuti) al nastro dove si ritirano i bagagli, la squadra si è accorta che all’appello mancava una delle borse più voluminose, quella contenente i medicinali; un ulteriore attesa nella speranza di vederla comparire dal muro si è rivelata invana, e la comitiva azzurra ha dovuto rassegnarsi e compilare i documenti che attestano allo smarrimento del bagaglio.
Tutto finito? Non ancora; invece che imbarcarsi su un volo per Montreal, e poi procedere in pullman fino alla destinazione finale di Ottawa, dopo un’attesa superiore ad un paio d’ore i controllori di volo dell’aeroporto di Toronto sono riusciti a farci salire su un aereo che ci ha portato direttamente nella capitale del Canada. L’unico problema? La squadra ha dovuto dividersi in due gruppi, e soltanto dopo circa 20 ore dalla partenza a Milano, alle 22 ora locale, la comitiva nazionale composta da novelli Ulisse si è di nuovo riunita e ha terminato la sua odissea, percorrendo i pochi chilometri dall’aeroporto di Ottawa all’università di Carleton, la sede del ritiro azzurro, su una sorta di scuolabus giallo tipico dei film USA, con un conducente piuttosto anziano dallo stile di guida molto poco rassicurante.
Anche con le luci della sera, l’università di Carleton sembra un posto meraviglioso, ma dopo quasi una giornata intera passata in giro per due continenti, su tre aerei diversi, mi sembra opportuno rimandare a domani qualsiasi forma di ‘esplorazione del luogo…naturalmente, dopo aver dato un’occhiata all’oroscopo…
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