Continuano i problemi con i mezzi di trasporto

Stavolta a farne le spese è Alan, il nostro autista

Che la Carleton University fosse veramente un posto stupendo lo avevamo intuito già ieri sera, ma ora che sull'Ontario splende la luce del sole, possiamo confermare le nostre impressioni iniziali.
A svegliarci è la musica prodotta da una banda locale, che probabilmente si sta impegnando in una sessione di allenamento; sul volantino datoci dall'organizzazione l'orario di inizio della colazione è segnalato per le 7.30, ma presto tutti ci accorgiamo che arrivare in tempo prima della chiusura, alle 9, non sarà poi così facile, visto che il campus del college, almeno per chi come noi è appena arrivato, appare una sorta di labirinto di difficile soluzione.
Per fortuna, ad aiutarci, alla reception troviamo le fotocopie di una cartina del posto, e con essa la ricerca della zona mensa diventa decisamente più facile.

La colazione, in perfetta tradizione nordamericana, offre un'enorme scelta di cibo dolce e salato, tra cui le immancabili uova e pancetta, che il vostro cronista come altri membri della comitiva evita accuratamente alle prime ore del giorno. Dopo un paio d'ore di riposo, che il sottoscritto passa a cercare di risolvere i problemi con la connessione ad internet che si presentano puntuali ad ogni trasferta(e che in questo caso si sono anche estesi ai telefoni dell'università, apparentemente limitati alle chiamate locali), gli azzurrini salgono sul solito scuolabus e si trasferiscono al campo per l'allenamento mattutino; una volta scesi i giocatori, il nostro autista dalla guida non particolarmente sicura, di nome Alan, si offre disponibile per portare due o tre membri della comitiva ad una vicina farmacia, così da riparare in qualche modo allo smarrimento del bagaglio medico con l'acquisto di qualche genere di prima necessità

Prima di passare in farmacia, insieme ai due accompagnatori De Robbio e Landi, ci fermiamo ad un supermercato, alla ricerca di qualche integratore per aiutare i ragazzi a sopravvivere al duro allenamento mattutina, per altro rinfrescato da una brezza che rende il sole canadese decisamente meno violento rispetto a quello della nostra penisola in questo periodo. Durante il tragitto abbiamo la possibilità di scambiare quattro chiacchiere con il nostro conducente, che oltre a darci una serie di informazioni interessanti sulla squadra di tripla A locale, oltre che sulla città, ci dice di essere un ex allenatore di softball e di seguire con attenzione le squadre di lega minore locale, e anche il football, mentre di non gradire lo sport nazionale canadese, l'hockey su ghiaccio. Fermi nel parcheggio del supermercato Alan ci indica un edifico con un insegna azzurra…”se avete problemi”, ci dice, e mentre lo ringraziamo per l'informazione ci impegniamo in diversi tipi di riti scaramantici; neanche a dirlo, durante il trasferimento dal campo al ristorante al termine dell'allenamento, è proprio il pullman del nostro amico Alan ad essere fermato da una pattuglia, che dopo avergli controllato i documenti gli rifila una bella multa perché sul mezzo è ancora esposta la scritta “scuolabus”, nonostante questo sia ora utilizzato per altri scopi. La giornataccia del nostro autista, forse contagiato dalla nostra sfortuna con i mezzi di trasporto, non finisce qui; nel pomeriggio, una delle tanti audaci retromarce di Alan termina contro il paraurti di un'automobile parcheggiata ai bordi di una strada all'interno del campus. Il nostro conducente, dopo essere sceso per controllare eventuali danni al veicolo, risale sul bus, e con la testa ci fa segno che non è niente, anche se la nostra impressione è che la parte anteriore della macchina sia tutt'altro che integra.

Nell'allenamento mattutino, i lanciatori hanno lavorato sulla tecnica con il pitching coach Claudio Scerrato, mentre il resto della squadra ha effettuato esercizi difensivi; il vostro cronista e il resto dello staff hanno seguito la sessione da un comodo tavolino strategicamente posizionato sotto l'ombra di un albero. A mezzogiorno, la squadra ha potuto pranzare a “La vecchia trattoria”, un ristorante italiano all'interno della zona della città abitata da nostri connazionali; il menù offerto dal locale, in cui tutti i camerieri hanno dimostrato di parlare perfettamente la nostra lingua, è stato apprezzato dalla comitiva, che si è ripromessa di tornarci nei prossimi giorni
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“Little Italy” di Ottawa, la cui via centrale si chiama “Corso Italia” è una delle comunità italiane più numerose del Canada, e della notevole presenza di persone di origine nostrana nella zona c'eravamo già accorti fin da ieri all'aeroporto; già più di una decina di persone ci ha fermato chiedendoci chi fossimo e dicendoci di avere qualche parente nella nostra penisola. Interessante, e positivo, il fatto che al contrario di quanto succede di solito nessuno si è meravigliato del fatto che siamo una squadra di baseball e non di calcio, almeno fino a quel momento. Il coach Dave Robb è stato anche intervistato da un paio di giornali locali, a dimostrare l'interesse della stampa del posto per l'avvenimento; al ristorante si è presentato un signore che ha affermato di essere un giornalista de “Il Postino”, una rivista locale che, immaginiamo, sia in qualche modo legata alla comunità italiana.

La città di Ottawa, almeno la parte attraverso la quale siamo passati oggi, è decisamente gradevole dal punto di vista estetico; gli edifici cittadini, la maggior parte dei quali non sono palazzi multipiano ma pregevoli villette singole, per la loro diversità riflettono quel miscuglio di razze e culture che è la popolazione canadese. Ci ha incuriosito e un po' inquietato la visione sulla strada della sagoma di un uomo ancora fresca, disegnata con il gesso bianco, probabilmente la segnalazione di un recente incidente stradale da parte della polizia.
Prima del viaggio di ritorno per l'allenamento del pomeriggio, dedicato principalmente ad esercizi di battuta, abbiamo incontrato una comitiva di cinesi in visita all'università, che oltre a voler fare delle foto con i ragazzi si è meravigliata del fatto che ai mondiali ci sia la nazionale di Taiwan(secondo loro “solo una piccola isoletta…”), e non quella della Cina popolare; io e il team manager De Robbio, a quanto pare accomunati dalla passione per qualunque tipo di cibo che sia dolce, e spesso poco salutare, abbiamo girato per il piccolo supermarket dell'università, stupendoci per l'enorme varietà di barrette energetiche di ogni tipo. Abbiamo deciso di buttarci su una al gusto di pesca e frutta secca, e della nostra scelta siamo rimasti abbastanza soddisfatti.

Al termine dell'allenamento pomeridiano, gli azzurrini hanno potuto usufruire di un barbecue improvvisato ai bordi della struttura, insieme alle altre squadre del torneo; un po' tutti si sono spaventati alla vista della squadra americana, composta di ragazzoni dai fisici notevolissimi, che invece dei 18 anni che dovrebbero avere ne dimostrano anche 5 o 6 in più. Al barbecue il vostro cronista è stato eletto ufficialmente “interprete del gruppo”, nei rapporti con lo staff del torneo e la stampa locale; uno dei miei compiti sarà tradurre un'intervista che sarà fatta in diretta televisiva sabato ad un paio dei nostri giocatori, dalla stessa TV via cavo che trasmette tutte le partite della Capital Cup. Sempre in occasione della cena abbiamo incontrato il coach della squadra di Triplo-A di Ottawa, che ci ha invitato a seguire la loro partita casalinga di domani.

Mentre un gruppo di ragazzini, aizzati da una mascotte mascherata, ha invaso il campo d'allenamento dell'Italia per una clinic con i coach delle squadre presenti, lo staff azzurro si è messo a trattare con uno degli organizzatori del torneo per l'acquisto di alcune mazze di una famosa ditta locale; in seguito, buona parte della comitiva si è diretta verso un “mall” locale, mentre il vostro cronista, gentilmente accompagnato da Alan, ha preferito godersi dal vivo la partita della squadra locale di football canadese, gli Ottawa Renegades.
La gara contro la formazione di Hamilton è stata vinta dalla squadra di casa, per la gioia del pubblico, e io ho potuto apprezzare ancora una volta la “serenità” con cui il pubblico nordamericano si reca allo stadio, pronto a scambiare in modo totalmente scherzoso simpatici sfottò con i tifosi avversari, posizionati casualmente nelle tribune riempite dagli spettatori casalinghi. Un gruppo di tifosi di Ottawa si è incuriosito nel vedermi con la tuta dell'Italia, e dopo essermi passato davanti per la dodicesima volta(non esagero) per riempire degli enormi bicchieroni di birra, uno di loro mi ha chiesto come mai mi trovassi lì; appena saputa la mia provenienza, mi ha detto “ah, ho capito…pensavi fosse una partita di calcio e ti sei sbagliato…”…avevo parlato troppo presto…

Informazioni su Matteo Gandini 704 Articoli
Giornalista pubblicista e collaboratore di Baseball.it dall’ottobre 2000, Matteo è un grande appassionato in genere di sport, soprattutto del mondo sportivo americano, che segue da 10 anni in modo maniacale attraverso giornali, radio, web e TV (è uno dei pochi fortunati in Italia a ricevere la mitica ESPN).Per Baseball.it ha iniziato seguendo le Majors americane. Ora, oltre ad essere co-responsabile della rubrica giornaliera sul baseball a stelle e striscie, si occupa di serie A2. Inoltre, nel 2002, per il sito e l’ufficio stampa FIBS ha seguito da inviato lo stage della nazionale P.O. in Florida, la Capital Cup e i mondiali juniores di Sherbrooke (Canada), il torneo di Legnano di softball, e la settimana di Messina, a cui ha partecipato anche la nazionale seniores azzurra. Nel 2003 è stato invece inviato agli Europei Juniores di Capelle (Olanda). Nel 2001 ha anche collaborato alla rivista “Tutto Baseball e Softball”.Per quanto riguarda il football americano, da 3 anni segue il campionato universitario e professionistico americano per Huddle.org, oltre ad essere un assiduo collaboratore alla rivista AF Post. Nel 2003 partecipa al progetto radio di NFLI, ed è radiocronista via web delle partite interne dei Frogs Legnano.Dopo aver collaborato per un periodo di tempo ai siti web Inside Basketball e Play it, nel 2001 ha seguito i campionati di basket americani (NBA e NCAA) per Telebasket.com, in lingua italiana e inglese. Ora segue la pallacanestro d’oltreoceano per Blackjesus.it.Più volte apparso come opinionista di sport americani a Rete Sport Magazine, trasmissione radiofonica romana, lavora stabilmente nella redazione di Datasport, dopo una breve esperienza in quella di Sportal.Nel 2003 ha lavorato anche per l’Ufficio Stampa delle gare di Coppa del Mondo di sci a Bormio.Ha 26 anni, è residente in provincia di Lecco e si è laureato in scienze politiche alla Statale di Milano. La sua tesi, ovviamente, è legata allo sport: il titolo è “L’integrazione dei neri nello sport USA”. Il suo sogno è dedicare tutta la vita al giornalismo sportivo, in particolare nel settore sport USA.

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