Che oggi si cominci a fare sul serio(inizia la fase finale)lo si capisce da tante cose, non ultimo il fatto che al mio fianco ad assistere alla partita dell’Italia contro il Brasile ci fosse un delegato della federazione internazionale incaricato, mi è parso di capire, di vigilare sull’operato degli arbitri. Quando l’ho sentito parlare, mi sono chiesto da quale parte del mondo anglofono venisse, perché il suo accento era abbastanza strano; i miei dubbi sono stati sciolti quando il signore ha aperto un atlante con il marchio IBAF sulla copertina (ancora mi chiedo cosa se ne facesse…), e dopo avermi chiesto di indicargli il mio luogo di provenienza, ha segnato con il dito una piccola isola al largo della costa orientale del Canada. Quando, poco dopo, gli ho domandato se dalle sue parti facesse freddo mi ha risposto: ‘un po’ più di qua. Ecco perché, mentre io mi difendevo dal solito fastidioso vento indossando il giubbotto della nazionale fornitomi dalla federazione, lui è restato tranquillamente in maglietta
questione di abitudine.
Il delegato è rimasto impassibile quando c’è stato un piccolo ‘incidente, pochi minuti prima dell’inizio della partita Brasile Italia; non curandosi degli azzurri che stavano effettuando una corsa di riscaldamento, i sudamericani hanno iniziato una sessione di batting practice, sfiorando i nostri giocatori con alcune palline. Lo staff italiano ha subito richiamato l’attenzione degli arbitri, che hanno ordinato ai brasiliani di sospendere le prove di battuta, e tutto è tornato a posto.
Comunque, se non fosse stato per il colore delle casacche, oggi avremmo sicuramente pensato di giocare contro una formazione asiatica; è impressionante, infatti, la quantità di brasiliani di razza asiatica, non solo fra i giocatori della nazionale juniores, ma anche tra i coach e gli accompagnatori.
Non so se avete mai assistito ad una partita di baseball negli Stati Uniti. Se l’avete fatto, di sicuro, una delle impressioni sensoriali che più vi è rimasta è l’odore di patate fritte, hot dog e noccioline. Ebbene, essendo gli stadi canadesi dove si giocano i mondiali di dimensioni non elevatissime, ovunque ci si sieda è impossibile sfuggire dall’odore di frittura proveniente dal bar, che a volte è invitante, ma altre diventa quasi stomachevole, specialmente quando, come nel caso di stamattina, si arriva allo stadio alle 9.30, subito dopo aver fatto una sostanziosa colazione. Fidatevi
se è parso stomachevole a me, che consumerei ‘junk food tutti i giorni, significa veramente che il cattivo odore era notevole.
A proposito di cibo
qui uno dei piatti tipici è il ‘putin(credo che si scriva così), un miscuglio infernale di salsa, formaggio e patatine fritte. Nonostante le insistenze di un giornalista locale, che sta cercando in tutti i modi di convincermi a provarlo, finora non ho ancora avuto il coraggio di assaggiarne neanche un cucchiaio, e dubito di farlo prima del ritorno a casa, anche perché l’aspetto estetico di questa ‘delizia locale è tutt’altro che invitante.
Nel solito ristorante di Coaticook, dove ci rechiamo ogni volta dopo le partite giocate nella seconda città di questi mondiali, ho deciso con coraggio di ordinare una pizza con ‘pepperoni. Se capitate da queste parti, non fatevi trarre in inganno; non si tratta di pizza con verdura, ma con un tipo di salame piccante diverso da quello che siamo abituati a mangiare in Italia, e secondo me molto meno gradevole. Comunque, la qualità della pizza era superiore rispetto alle mie previsioni, nonostante un antipatico retrogusto di aglio.
L’altro giorno vi ho parlato di quel negozio di oggetti tipici nordamericani che qualcuno aveva intravisto ai bordi della strada, in occasione del nostro primo viaggio a Coaticook, ma che poi non avevamo più ritrovato. Be’, ieri finalmente siamo riusciti di nuovo a localizzarlo, ma purtroppo lo abbiamo trovato chiuso sia all’andata che al ritorno, e a giudicare sia dalla quantità di oggetti che ostruiscono l’apertura della porta, sia dal fatto che siamo passati in orari in cui i negozi dovrebbero essere aperti, sembra una chiusura abbastanza ‘definitiva. E’ veramente un peccato, perché una sbirciatina dalla finestra ci ha permesso di notare una serie di articoli molto simpatici, tutti in stile Yankee.
Ricordate, il giornalista locale che qualche giorno fa aveva voluto qualche piccola lezione di italiano? Mentre scrivo è seduto al mio fianco, e qualche minuto fa si è messo a sbirciare sul mio schermo, cercando di pronunciare correttamente il primo paragrafo del mio articolo (con risultati piuttosto scarsi), e chiedendomi di correggere. Alle mie spalle c’è invece il radiocronista panamense (il suo nome è Jose Pineida), che credo si sia dimenticato di avermi prestato quella penna, l’altro giorno, o forse si è rassegnato al fatto che non la vedrà mai più; oggi mi ha chiesto l’indirizzo del sito per cui scrivo e in cambio mi ha dato quello del suo giornale…se vi interessa…www.elsiglo.com.
Ad ogni partita dei mondiali qui in Canada, alcuni addetti passano tra il pubblico e vendono alcuni biglietti di una lotteria, la cui estrazione si tiene alla fine del quarto e del quinto inning. Mentre vi scrivo, gli Stati Uniti stanno demolendo Panama 13-2, e siamo solo alla terza ripresa; pochi secondi fa un signore che aveva appena acquistato il suo biglietto, preoccupato che la partita potesse terminare per manifesta inferiorità prima dell’estrazione, mi ha chiesto delucidazioni sulle regole, dicendomi di assistere ad una partita di baseball per la prima volta. Quando gli ho comunicato che la regola della manifesta inferiorità può essere applicata solo dalla settima ripresa in poi, ha tirato un sospiro di sollievo, anche se, per la cronaca, il suo biglietto non è stato tra quelli fortunati.
Chiudo tornando sul discorso della sfortuna che ci perseguita, o meglio, in questo caso, che mi perseguita; fra tutti i membri della comitiva, sono l’unico a cui la cerniera della tuta fornita dalla federazione si è bloccata in maniera definitiva ad un altezza inferiore di pochi centimetri da quella del collo. In pratica, sono sue settimane che uso la tuta della nazionale come se fosse un maglione, senza poter aprire la cerniera…
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