Mentalità vincente e fattore campo. Sono queste le chiavi che Rimini e Nettuno hanno rispettivamente usato per aprire lo scrigno della finalissima. Ma attenzione, se la Semenzato può già festeggiare la quinta apparizione consecutiva nelle ‘world series italiane, la decima presenza della Danesi è ancora tutta da conquistare.
Ma partiamo da Grosseto, dove i Pirati hanno saputo imporsi facendo valere le loro armi migliori. Innanzitutto il monte di lancio, con Moceri e Cabalisti che hanno scelto il momento più giusto per giocare le loro più belle partite della stagione. E poi aggressività nel e velocità sulle basi. Trascinato da Carr e Buccheri, il line-up riminese ha saputo sfruttare a dovere le sue occasioni, mettendo costantemente sotto pressione la difesa maremmana. Ecco, la differenza forse sta proprio qui: spietati e freddi i riminesi, emotivi e incerti i grossetani. Le statistiche sono impietose, 250 e 243 le medie battuta delle due rivali (cioè quasi uguali) ma 5 soli errori per i romagnoli, ben 14 (quasi 3 a partita) per i toscani. Tutto chiaro?
Ben più complesso e articolato diventa il commento se passiamo a Nettuno. Ancora una volta i campioni d’Italia si sono confermati imbattibili sul proprio terreno e hanno ribaltato punteggio e inerzia di una serie che a Bologna sembrava davvero a senso unico. Una cosa è certa, quel doppio gioco mancato sul 2-1 al 9° inning di garatre rimarrà ben impresso nei pensieri della Fortitudo, che con un pizzico di fortuna e attenzione in più avrebbe forse chiuso in ben altra maniera la serie. Ma contro la Danesi non puoi permetterti nessuna esitazione. La squadra di Bagialemani (che non ha esitato a mettere in campo formazioni garibaldine, operando esclusioni eccellenti) ha saputo far tesoro dell’unico aiuto avuto fino a quel momento e da lì è partita per chiudere garatre agli extra-inning, per pareggiare la serie con il riscatto di Ventura, per portarsi in vantaggio con la splendida performance di Masin. Chiamato a sostituire l’acciaccato Lanfranco, il pitcher nettunese ha tirato fuori il meglio del suo repertorio, lasciando a cinque valide e zero punti gli avversari. Sia chiaro, la Mazzotti-band ha le sue responsabilità, sia per la trasformazione che ha subito nel passaggio da Bologna a Nettuno, sia per le occasioni sprecate in queste tre partite, nemmeno poche. Qualcuno è rimasto perplesso sulla scelta di Corradini come partente di garacinque. Ebbene, a posteriori (zero punti segnati, 2-3 nella serie) è molto facile dire che tenere Newman per venerdì sera è stata una mossa azzeccata e forse l’unica speranza di cambiare il destino della finale scudetto. Che rischia più che mai di confermarsi la storia infinita.
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