A vedere dirigenti e giocatori del Rimini che abbracciavano Seth La Fera devo ammettere che gongolavo. Non perchè sia tifoso del Rimini o di La Fera in particolare, ma perchè il buon Seth è esattamente l'esempio di un “oriundo” che fa bene al baseball italiano.
La Fera è arrivato nel 1999 come 'under'. Lanciava e giocava interbase; “Un piccolo Romano” diceva qualcuno. In realtà, La Fera non era nè carne nè pesce. Come lanciatore non riusciva a fare la differenza e come interbase (per sua stessa ammissione) gli mancavano un po' di gambe.
La Fera non parlava neanche italiano.
Miracoli del lavoro, il ragazzo si è prima conquistato il posto di interbase della nazionale a Sydney e quest'anno ha chiuso il campionato con meno di 10 errori, pur giocando tutte le partite.
Mike Romano ieri se lo coccolava con gli occhi: “Che giochi, ha fatto Seth!”.
Morale? La Fera ('oriundo', che quando è arrivato non parlava italiano) oggi è un patrimonio del baseball italiano. Complimenti, Seth. E complimenti a chi ha creduto in te.
Itinerando, ho vissuto un'esperienza affascinante. Credo di essermi trovato venerdì sera a fianco dell'essere che, per insultarmi, si firma Mimmo e Pino. Purtroppo, come spesso accade, mi sono reso conto di chi era l'essere solo dopo qualche decina di minuti. Non si può tornare indietro nel tempo, ma almeno la fisionomia di questo campione di coraggio ormai la conosco.
Altra esperienza importante: sabato mattina ero ad un convegno a Rovigo. Si celebravano i 30 anni della locale società e mi ero accomodato con un po' di scetticismo e per fare sostanzialmente presenza. Questo tipo di manifestazioni tende onestamente a non essere troppo entusiasmante. Ma questa volta c'è…un “ma”. Gli amministratori di Rovigo erano presenti a questa festa del baseball non per dovere, ma perchè desiderosi di esserci. Hanno annunciato che costruiranno un nuovo campo e che formeranno un tavolo “per il rilancio dello sport”. Hanno poi aggiunto che di questo tavolo farà sicuramente parte Lucio Taschin, ex lanciatore, oggi tecnico e dirigente/anima del Rovigo baseball.
Cioè, Rovigo al baseball crede. Rovigo considera il baseball una ricchezza.
Dico la verità, se confronto esempi del genere a certe polemiche da poveracci che ogni tanto saltano fuori, un po' mi vergogno. Ma alla fine gongolo. Perchè Rovigo è lì, coi suoi 50.000 abitanti (chi continua a sottovalutare i piccoli centri?) e la sua nebbia, e lì per fortuna resterà, mentre certi personaggi invece prima o poi spariranno.
A Rovigo ero partito male anche perchè assonnato, come sempre mi accade la mattina successiva a serate spese in compagnia dei Vertici Federali.
Non pensate male, però. Come già a Grosseto ad inizio anno venni convinto a fare una cosa assurda (dormire a Livorno dopo una partita giocata a Grosseto), in questo caso sono stato trascinato ad una cena “di lavoro” a chilometri dal mio albergo (meno di quelli che separano Grosseto da Livorno, lo ammetto…) e alla quale in fondo potevo tranquillamente mancare.
Morale? Niente, solo che da oggi sono cronista itinerante e, anche, insonne.
1238. Sono i chilometri che ho percorso da venerdì pomeriggio a domenica sera. E adesso mi rimetto in macchina e presumo che ne farò altrettanti entro giovedì a mezzogiorno. Nettuno, arrivo.
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