Baseball … di primavera!

Tutto quello che c'è da sapere sullo Spring Training.

Se provate a chiedere ad un qualsiasi giocatore di baseball qual’è il periodo più brutto di una stagione, vi risponderà senza indugio :”lo Spring Training!”
Quello che nel gioco del calcio corrisponde al ‘ritiro precampionato” è però per tutti gli appassionati di baseball un succulento antipasto della stagione che verrà: finalmente cominciamo ad ammirare i nuovi giocatori, a conoscere le idee del nuovo allenatore, a leggere quelle interviste cariche di entusiasmo; e finalmente dopo tanti mesi di sanguinosa astinenza, ricominciamo ad assaporare il profumo di un campo da baseball. Ma cosa ne pensano i giocatori? Per i più giovani, molti invitati al ‘camp” fuori dal roster per fare un po' d’esperienza, è un’occasione unica per vedere da vicino i campioni della MLB e per cercare di carpire ogni segreto possibile. Per i cosiddetti veterani delle Major invece lo Spring Training è spesso considerato un fastidioso obbligo, una routine sì necessaria per rimettersi in forma, ma troppo lunga e ripetitiva; anni fa l’ex 2B dei Giants Jeff Kent (ora agli Astros) dichiarò che secondo lui lo Spring Training era troppo lungo e che ai battitori potevano bastare una quindicina di giorni per ritrovare la forma ed il ‘timing” giusto. Personalmente ritengo che 15 giorni di allenamento siano troppo pochi, considerando che nel baseball i giocatori hanno una pausa tra una stagione e l’altra di sei mesi, un po’ troppi da smaltire in così poco tempo. Attualmente lo Spring Training dura una cinquantina di giorni: si parte verso la metà di febbraio, si riuniscono prima i lanciatori ed i ricevitori, una settimana dopo i battitori. La fine coincide più o meno con l’apertura della stagione, con le ultime amichevoli disputate negli stadi delle Major.
Tutte le squadre della MLB si suddividono in due stati d’America: l’Arizona (dove le amichevoli vengono disputate nella cosiddetta Cactus League) e la Florida (Grapefruit League). Per un appassionato che volesse assistere ad uno Spring Training è preferibile andare in Arizona: si possono infatti vedere più squadre al lavoro facendo pochi chilometri, in quanto i ‘camp” non sono distanti tra loro; inoltre, non piovendo quasi mai, si ha la sicurezza che le partite vengano sempre disputate. L’aspetto negativo è che non vi è una reale alternativa al baseball, essendo la zona sprovvista di qualsiasi attrazione.
Per chi invece non ha problemi a macinare chilometri con l’auto, è consigliabile assistere allo Spring Training in Florida: questa la possiamo considerare più una vacanza familiare, con fantastiche attrazioni per grandi e piccini come il parco giochi di DisneyWorld od il SeaWorld ad Orlando, ma ricordatevi di tenere sempre con voi un’abbondante razione di pomata per le zanzare!
Passiamo a scoprire gli alloggi dei giocatori: le ‘stelle” del baseball preferiscono rivolgersi al loro agente di viaggio per farsi prenotare una suite in albergo od un villino tutto per loro, per tutti gli altri giocatori ci si rivolge spesso alle strutture dei college più vicini, oppure si cerca una qualche sistemazione in residence od altro. Tutte le organizzazioni della MLB forniscono comunque un alloggio pagato in hotel, sta al giocatore decidere se risiederci o meno; nel caso in cui venisse ‘tagliato” dall’allenatore, un giocatore può decidere di restare nell’hotel, ma deve farlo a sue spese.
Le amichevoli hanno la durata classica dei nove inning, ma capita che alcune finiscano prima o addirittura in parità. Per dare visibilità un po’ a tutti i giocatori, ogni battitore titolare ha in media 2 o 3 turni di battuta, ed ogni lanciatore partente resta sul monte di lancio 2 o 3 inning, numeri che aumentano man mano con l’avvicinarsi della stagione regolare.
Spesso capita che vengano decise partite da giocatori sconosciuti che non sono neanche nel roster della prima squadra, ragazzi che fanno di tutto per mettersi in luce e desiderosi di avere almeno un giorno di gloria prima del probabile ‘taglio”.
Le partite amichevoli vengono disputate quasi sempre di giorno, su campi con una capienza media intorno ai diecimila spettatori.
Vediamo ora come si svolge una giornata di allenamento: si comincia alle 9.00 con un incontro per programmare la tabella di allenamento del giorno; si fanno poi circa 30 minuti di ‘stretching”, lavorando anche sul potenziamento fisico; si inizia quindi il riscaldamento del braccio con una serie di lanci e prese della palla a distanze crescenti; poco dopo le 10 ci si divide in gruppi e si inizia il lavoro sui fondamentali: i lanciatori provano i pick-off e la finta di lancio in terza base con lancio in prima (un gioco che raramente elimina il corridore, ma che va provato lo stesso); per i battitori si perfezionano le corse sulle basi, le rubate, si provano gli ”hit and run” ecc.. Quindi inizia la fase più movimentata, con una serie di esercizi ad intervalli di 10 minuti ciascuno (sacrifici, bunt, lanci fuori dal monte ecc.); si continua poi con l’allenamento in battuta, che per i lanciatori diventa un piccolo ‘home run derby” in versione ridotta, per i battitori il momento di concentrarsi sulla tecnica dello ‘swing”, il tutto sotto l’attenta osservazione dei vari assistenti dell’allenatore, sempre pronti a dare consigli ed a correggere movimenti sbagliati; si passa poi all’aspetto strategico del gioco, ripassando i segnali necessari durante una partita e spiegando ai nuovi arrivati idee e tattiche; infine la fase più odiata e temuta, il programma di corsa: ad ogni giocatore viene assegnato il suo, tra corse della durata minima di 20 minuti ed una serie interminabile di scatti e ripartenze: il momento in cui i veterani cominciano a pensare che sarà l’ultimo anno in cui giocheranno a baseball! Il pomeriggio, se non ci sono amichevoli da disputare, viene dedicato alla famiglia, andando al cinema o facendo qualche gita.
Adesso che abbiamo scoperto anche questo aspetto del gioco e che siamo allenati e pieni di entusiasmo, siamo pronti per un’altra straordinaria stagione del meraviglioso gioco del baseball…..

Informazioni su Francesco Paolo Falanga 83 Articoli
Sposato dal 1999 con Ester, Paolo ha due maschietti, Federico di 2 anni (lanciatore destro!) e Carlo di un anno (battitore mancino!), che spera prendano la sua stessa passione per il baseball.Commercialista di professione, adora la sua famiglia e la casa con le quali passa tutto il tempo possibile.Come hobby ha la televisione (è un divoratore di eventi sportivi in TV), internet e viaggi, ha passato molto tempo negli Stati Uniti dove ha avuto la fortuna di visitare molti stadi di baseball e di vivere da vicino l'educazione sportiva degli americani.Ha collaborato saltuariamente con qualche rivista in America ed è un grande tifoso dei San Francisco Giants. (Spera di rendersi utile al sito cercando di trasmettere quelle stesse emozioni che prova ancora oggi nel vedere una partita del 'meraviglioso gioco del baseball'....

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