Sia ben chiaro, io non c'entro nulla.
A Grosseto sono stato ripetutamente fermato da persone che mi rinfacciavano di aver erroneamente compitato la parola caciucco con una sola 'c'. Ebbene, ripeto, non è colpa mia.
La zuppa di pesce alla livornese viene definita da taluni, anche autori di libri di ricette, “caciucco” con una sola 'c'.
Ma esiste scritto anche con due 'c'.
Io non so ovviamente quale sia quella giusta, ma dall'indignazione che si notava sul volto di chi mi correggeva, tendo ad optare per la versione con 2 'c' (che poi nella somma sono 4, così come nell'altra versione sono 3…per la precisione, eh).
Ricercando comunque il giusto 'spelling' della parola, mi sono fatto un'imprevista cultura sul “cacciucco”. Il termine viene dal turco “kaukli”, che significa “tagliato fine”.
Insomma, è probabile che a fare il “caciucco” (lo scrivo una volta con 3 'c' e una con '4', così non scontento nessuno, sia stato verso il 1500 qualche marinaio turco del pirata Beylerbey (Barbarossa), il terrore del Mediterraneo. E sono convinto che se Robin Wood lo sapesse, scriverebbe un episodio del suo leggendario fumetto Dago, il 'rinnegato' veneziano che diventa Giannizzero del Sultano e molte altre cose.
Quando itinero in treno, i fumetti sono una preziosa compagnia. Uno degli aspetti divertenti del leggerli è la faccia che fanno certi tromboni quando mi vedono prendere in mano un giornalino dopo aver parlato dei massimi sistemi al telefono. Io, ovviamente, ci faccio dentro più che posso. Se no che cronista itinerante sarei?
Parlando di Dago, non credo che le sue avventure debbano finire in mano ai vertici federali.
Nel corso delle sue avventure il nostro incontra: Lucrezia Borgia, Giovanni dalle Bande Nere, Martin Lutero, Michelangelo, Benvenuto Cellini, Hernan Cortes, conquista il Peru con Pizarro. Non vorrei che in certi uffici si pensasse di dover tentare di ripercorrerne le orme.
Dago o non Dago, tornerò comunque a Grosseto per chiarire che non si dice nè 'caciucco' nè 'cacciucco', bensì 'kaukli'.
A proposito di Grosseto, ho trovato tanta di quella gente disposta ad offrire (per primo il mio collega Caldarelli, del quale ho invaso la casa) che non sono riuscito a consumare tutti i “buoni”. Specialmente un lanciatore di mia conoscenza spero non creda di averla scampata. Perchè, come ho già detto, tornerò.
L'unica cosa che non voglio rifare è il viaggio di ritorno da Grosseto a Parma di notte. Non avete idea di cosa ho fatto per evitare di addormentarmi la notte alla guida della mia Renault Clio omologata da cronista itinerante.
Il pensiero più curioso che mi è venuto è questo: ma il barboncino bianco di Maurizio Caldarelli, è vero o è un peluche? Non ci crederete, ma ci ho pensato almeno da Cecina fino a Viareggio. E ridevo da solo, finchè mi sono reso conto che stavo talmente delirando che probabilmente era un sogno. Così mi sono fermato a bere un caffè.
Il vostro cronista itinerante è troppo prezioso, per perderlo su un'autostrada un venerdì notte. O no?
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