Consideravo questa mattina che l'Olanda non disputerebbe le Olimpiadi, se per l'Europa ci fosse un solo posto disponibile per i Giochi di Atene. Tutta la innegabile superiorità dimostrata dagli arancioni dal 1999 ad oggi si dissolverebbe in un attimo. Considerazione inutile, comunque: sia Olanda che Italia disputeranno le Olimpiadi e i nostri amici/nemici dei Paesi Bassi hanno messo nel loro Albo d'Oro l'ennesimo titolo Europeo.
Questo mese di luglio era iniziato malissimo per il baseball italiano, che aveva dovuto patire la peggior delusione della sua storia. Fuori dagli Europei per mano della Svezia (squadra alla quale avevamo segnato più di 200 punti, prima di quel fatale venerdì) e fuori dai Mondiali per la prima volta da Cartagena 1976.
Quella con la Svezia è stata una sconfitta inattesa, imprevedibile e per questo ancora più grave. In quella partita credo siano racchiusi tutti i mali “genetici” del nostro baseball: una spruzzata di supponenza, scarsa capacità di reagire alle avversità, la voglia di risolvere tutto con una battuta. Devo ammetterlo, che in questo cadesse anche una squadra diretta da Faraone non me lo sarei aspettato. E credo che non se lo aspettasse nemmeno lui.
Eppure, quella sconfitta non è stata un disastro. Non lo è stata perchè nessuno ha cercato giustificazioni e c'è anche (questo sì, è storico) chi si è apertamente proclamato colpevole di quella disfatta.
Non è spiegabile il rendimento in battuta dell'Italia nel Campionato Europeo e per questo non proverò a spiegarlo. Cercherò di prendere atto di quel che è successo e del fatto che il fuoricampo di Liverziani che ha risolto la partita con la Spagna ha sbloccato la situazione. Gli azzurri hanno cominciato a mettere uomini sulle basi, Faraone ha potuto far giocare la squadra come crede e la pressione ha fatto squagliare come neve al sole Francia (che pure schierava un signor lanciatore con Robin Roy), Svezia e Repubblica Ceca. In quel 32-2 complessivo credo stia tutta la superiorità che il nostro baseball ha su quello di questi paesi. Un dato che va esibito con orgoglio, ma che non deve mai essere il presupposto per sottovalutare nessuno. E' ora di vedere un'Italia capace di giocare con il massimo della concentrazione tutti i giorni e contro chiunque. Questo è il vero salto di qualità che dobbiamo fare e che si è iniziato a vedere con la Qualificazione Olimpica.
A livello di talento, in Europa l'Italia non è seconda a nessuno. Anche a livello di lanciatori.
Nella rosa azzurra ci sono 2 pitcher nati negli anni '80 (De Santis e Nava) che possono lanciare con successo a qualsiasi livello e dietro di loro crescono i Bova e i Bazzarini. Senza contare che Sandy Patrone e Lucena sono sì nati in un altro continente, ma come lanciatori si sono formati qui.
L'Olanda della stessa generazione ha il solo Van Doornspek, che abbiamo visto preso a mazzate dagli azzurri domenica sera e salvato solo da un doppio gioco tanto bello quanto estemporaneo. C'è poi Alexander Smit, che gli arancioni dosano come un profumo di marca.
E allora? Non è forse il momento di smetterla con i complessi di inferiorità?
Quel che serve oggi è lavorare con un nuovo spirito. Non accontentarsi di “far bella figura” in 2 o 3 partite ai Mondiali e di battere l'Olanda, ma sviluppare al massimo il potenziale del baseball italiano. Per farlo, credo sia necessario ribaltare l'approccio alle nazionali, che devono semplicemente essere il concentrato dei migliori giocatori (o, nel caso delle giovanili, dei migliori prospetti) che abbiamo.
Ai migliori il baseball italiano deve dare la possibilità di concentrarsi sul baseball. Federazione e società devono lavorare a questo scopo nella stessa direzione, perchè senza una linea comune non si va da nessuna parte.
Non so dire se siamo in grado di farlo, ma sono sicuro del fatto che, se non riusciremo, episodi come quello con la Svezia rischieranno di diventare la norma nel futuro.
Il nostro baseball è addormentato da almeno 10 anni, periodo nel quale il resto d'Europa ha studiato noi e l'Olanda per capire come arrivare al nostro livello.
Questo mese olandese ha anche in qualche modo esaltato il ricorso ai giocatori di scuola straniera. L'Italia in questo senso è stata forse la nazionale che più rappresentava il suo movimento. Perchè i cosiddetti “oriundi” in campo costantemente erano Parisi e La Fera, ragazzi che sono giunti in Italia dopo il College e che si sono fatti la loro bella gavetta nel nostro campionato.
L'Olanda non si è fatta problema di mettere in campo Chairon Isenia e Adriana, antillani che nel campionato olandese non si sono mai visti. La Spagna non sarebbe niente senza l'esule cubano Nestor Perez all'interbase. La Francia senza le 2 vittorie di Roy sarebbe finita quasi di sicuro in poule 'B'. La Croazia ha avuto nel giapponese naturalizzato Monna il miglior lanciatore. Il miglior pitcher della Repubblica Ceca (Petr Pacas) gioca in un College americano.
Il sapore della vittoria del “Pim Mulier” contro l'Olanda è decisamente dolce e ci (inteso come “a noi italiani”) permette di tenere la testa alta. Per altro, questa testa alta è bene che ci serva per guardarci in giro meglio e non per aspettare un altro Europeo nel quale scoprire (sarebbe la terza volta consecutiva) che “ormai non si può più sottovalutare nessuno.
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