L'Avana mi ha riaccolto.
E' passato solo un anno dalla mia ultima visita e non mi aspettavo cambiamenti particolari, che comunque non avrei potuto notare in poche ore. La comitiva azzurra alloggia presso l'Hotel “Habana Riviera”, una delle enormi strutture per turisti della capitale di Cuba, lungo il celebre “Malecon”.
Non recentissimo, il “Riviera” ha comunque tutti i comfort che si possono pretendere. Beffa delle beffe, ha persino la corrente a 220 volt e le prese italiane. Dico beffa, perchè dopo essere stato costretto a smontare una presa da muro in albergo a Rotterdam in giugno, ora parto con tutti i riduttori del mondo e, di conseguenza, col bagaglio a mano più pesante che si possa immaginare.
Particolarmente soddisfacente è stata la cucina, che ci ha ristorati dopo che la compagnia “Air Europa” aveva inutilmente cercato di farci morire prima d'inedia con pasti quasi offensivi e poi di noia, proiettando due trai più brutti film che mi sia capitato di vedere recentemente. Nel secondo, un improbabile Raul Bova interpretava un altrettanto improbabile scrittore che si rivela essere alla fine un sempre più improbabile discendente di mafiosi italiani in cerca di vendetta. L'Inglese di Raul è quello che gli americani si aspettano gli italiani parlino quando si esprimono in Inglese. Quindi, tutto regolare.
Sul primo film (che era una storia di Pirati con Johnny Depp) non dico nulla, perchè mi devo essere addormentato dopo circa 12 minuti.
Siamo qui, comunque. All'aeroporto ci hanno chiesto quanti giocatori di “Grande Liga” abbiamo in rosa e sinceramente non si è capito se la domanda fosse volta a sapere se del “massimo campionato” italiano o della “Grande Liga” propriamente detta. Capirete, la risposta sarebbe stata diversa. Per ora io mi sono “venduto” Marchesano, dandolo in pasto ai vari autisti dei pullman come “profesional en America”. Con sguardo un po' perplesso, il nostro ha conversato e preso diligentemente nota degli “scouting report” che gli autisti avevano preparato dei migliori battitori di Cuba. Io l'ultima cosa che ho sentito è stata “Su Kendry Morales, usa la palla bassa esterna”.
Momenti importanti della vita di un cronista itinerante: ho assistito all'amichevole tra Cuba e Italia dal dug out.
E' stata un'emozione non indifferente soprattutto uscire dal dug out e ascoltare l'inno Italiano. Ma cosa è successo a rovinare il momento magico? Dal mio telefonino si è levato un sonoro “bi-bip”. Mi era arrivato un 'sms'. Non era il mio celebre amico, però. Lui ormai è un omologato membro del sistema e non ha tempo da perdere in queste dabbenaggini. E non era nemmeno la mia amica. Si trattava invece di un collaboratore di baseball.it che chissà cosa ci faceva in piedi a quell'ora (le mie 19 è la vostra una della notte).
A proposito della mia amica degli 'sms', comincio ad avere meno voglia di conoscerla.
Inviandole l'ennesimo messaggio, le ho raccontato che nel transito da Madrid l'altro giorno alcune hostess avevano espresso un parere favorevole sul sottoscritto. Risposta (che non commenterò): “Probabilmente ti volevano prendere in giro”.
Visto che gli amici (di entrambi i sessi) degli sms mi danno poche soddisfazioni, mentre i primi di voi si preparano alla giornata lavorativa io mi coricherò.
Non prima di avervi resi partecipi di come convivo con la necessità di avere rapporti con un paese che è indietro di 6 ore rispetto a me. Semplice: ho lasciato l'orario sul telefono cellulare (compagno inseparabile: oltre che a mandare messaggi a chi mi apprezza fino lì, mi serve per collegarmi ad Internet e ricevere le lamentele dei vertici federali, che si aspettavano di trovarmi con un comitato di accoglienza all'aeroporto) al fuso italiano. Il mio orologio da polso segna invece l'ora cubana. Mi sento talmente furbo, da credere che persino Filiberto Pittini sarebbe orgoglioso di me.
Commenta per primo