Mi è toccato sentirmi dire che tratto “argomenti da avanspettacolo” ma non è per questo che il diario è ultimamente un po' in ritardo. Mi fregano gli impegni della nazionale, la serie di articoli apparsi ultimamente sul sito (lo confesso: cerco di pubblicare il diario quando ha più speranze di rimanere in primo piano a lungo) e il fuso orario. Perchè per voi è pomeriggio quando per me è mattina e la cosa mi impedisce di prendere il ritmo giusto. Puntualizzato anche che non trovo il termine “avanspettacolo” un'offesa (l'arte popolare ha una sua chiarissima nobiltà), vengo a noi.
Alla battuta della mia amica degli 'sms' (riepilogo per chi si fosse messo solo ora in contatto: un'hostess spagnola ha fatto un apprezzamento sul sottoscritto e la mia misteriosa amica ha dichiarato “Ti avrà voluto prendere in giro”) c'è stata più di qualche risposta seccata. La cosa mi lusinga, inutile negarlo. Particolarmente convinti sono i messaggi di una seconda amica (ma questa volta so chi è, anche perchè mi ha chiesto il numero per mandarmi i messaggi), che non fa mistero di ambire al titolo di 'amica degli sms'.
A proposito dell'amica “originale”, ha comunque promesso che rivelerà la sua identità se l'Italia si qualificherà per la seconda fase del Mondiale. Evento che in questo momento mi sembra per altro abbastanza improbabile. Quindi, non vale. Anche se devo ammettere che la mia amica ha fatto la promessa quando il torneo doveva ancora iniziare.
Rimanendo in tema, il mio amico degli 'sms' ha dato delle soddisfazioni clamorose. Si è quasi vantato di essere riuscito ad organizzare un'uscita con l'ormai storico oggetto dei suoi desideri e una conoscenza comune. Non aveva ancora finito di auto celebrarsi che nella mia casella e mail è apparso un messaggio di questa conoscenza comune, che definiva la cena “pallosissima”. Come dire: strike tre, out.
Non so se avete presenti quei film in cui ci sono gli inviati che, quando non fanno servizi, stanno tutto il giorno al bar. Tipo “Un anno vissuto pericolosamente”, insomma. Ecco, qui a L'Avana noi rischiamo di finire così.
Avventurarsi per strada è in effetti ormai sconsigliabile. Da anni a Cuba l'uomo solo viene avvicinato da qualcuno che la prende alla larga (“vorrei fare due chiacchiere, sai noi viaggiamo poco”) e poi inevitabilmente offre sigari, rum e la compagnia di qualche sua amica. Ora purtroppo si sta esagerando. Non si possono muovere due passi senza che orde di ragazzine giovanissime ne propongano di tutti i colori o che figuri moderatamente loschi si offrano come intermediari ruffiani. Sconsigliabilissima è la pratica che caratterizza noi italiani all'estero più del passaporto: guardare le belle donne. Perchè se solo provate a guardare una ragazza, non ve ne liberate più. Se è in compagnia, peggio. Perchè il compagno diventerà il vostro primo alleato!
Non mi piace scherzare sulla miseria, ma non posso credere che sia vero che tutte le ragazze cubane di bell'aspetto hanno un figlio e il marito le ha abbandonate e che tutte quelle più bruttine hanno a casa un bimbo malato bisognoso di latte in polvere che si trova solo in un certo posto dove, miracolo, quando entrate è già incartato e aspettano solo che lo paghiate. Insomma, noi italiani stiamo diventando per i cubani l'equivalente degli americani ai quali nei film di Totò si vendeva il Colosseo.
Forse è vero che stiamo colonizzando l'isola, ma in una cosa i cubani tengono a mantenere le distanze: il baseball.
Un taxista che ci stava accompagnando al ristorante (specialità pollo, una cosa che non credo di aver mai ordinato al ristorante se non qui a Cuba) ci ha raccontato che lui da bambino era molto scarso a giocare a baseball. E indovinate un po' come l'anno soprannominato i suoi amici: l'Italiano.
Inutile nascondere che con questa rivelazione il taxista si è giocato clamorosamente la mancia.
L'ultima citazione è per i Vertici Federali.
Qui a Cuba gli alberghi internazionali propongono trai canali televisivi ESPN in spagnolo, che incidentalmente trasmette le partite dei play off americani. Bene, ero in camera che guardavo Boston-New York e il mio personale idolo Johnny Damon stava entrando in battuta. La mia vita stava insomma passando un momento perfetto. Ma come spesso accade, a rovinarla ci ha pensato il telefono che, incurante del fatto che la partita fosse giunta all'ottava ripresa, ha iniziato a trillare. Per farla breve, era stata convocata una riunione della squadra. Voglio enfatizzare bene: una riunione di una squadra di baseball è stata convocata all'ottavo inning di Red Sox-Yankees. E naturalmente io ci dovevo essere.
D'accordo che quello del terzo millennio è un mondo che ci ha abituati a vedere le certezze capovolte, ma questo episodio è autenticamente destabilizzante. Cosa mi devo aspettare adesso? Che cani e gatti vadano d'accordo? Che i leoni diventino erbivori? O addirittura che l'Inter vinca lo scudetto di calcio?
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