“Questa mattina mi son svegliato…

…e ho trovato l'invasor”: il cronista itinerante saluta il forum

Premessa: quello che scrivo e firmo in questa rubrica non c'entra niente con il mio lavoro alla Federazione Italiana Baseball Softball, con la quale ho un contratto che mi lascia libertà di scrivere dove voglio e quello che voglio. Il presidente Fraccari i miei articoli li legge, come voi, una volta pubblicati e non ne è in nessuna maniera responsabile. Nè si sognerebbe mai di intervenire per farmeli modificare.

Riccardo “membro da World Series” da oggi non esiste più. Per me infatti il 'forum' di baseball.it è morto e sepolto.
Leggendolo ad intervalli di giorni per motivi di necessità (non tutte le connessioni qui a Cuba sono sufficientemente veloci per consentirmi di operare) mi sono reso conto che la mia presenza è superflua. Non tanto per le badilate di guano che qualcuno ama rovesciarmi addosso (ho le spalle larghe), nè perchè da mesi ripeto le stesse cose senza ottenere il modesto risultato di farmi capire (evidentemente sono io che non mi spiego bene) e nemmeno perchè ci sono ex responsabili editoriali di questo sito che scrivono sul forum trincerandosi dietro l'anonimato (quando si è tristi, si è tristi). No, quello che mi ha fatto desistere è la consapevolezza che il forum non ha più lo scopo di essere un luogo di incontro tra appassionati, un “bar del baseball”. Nè è mai riuscito a diventare il modo di far circolare informazioni tra addetti ai lavori più rapidamente. Il forum è ormai lo sfogo dei rancori e delle frustrazioni. E io non voglio averci più niente a che fare.
Per altro, chi vuole comunicare con me, chiedermi pareri, criticarmi o quel che crede deve solo clickare sulla mia firma e spedirmi una e mail. Rispondo a tutti.

Un po' mi dispiace non visitare più il forum perchè a volte mi dava spunti molto interessanti per questa rubrica.
Ad esempio, leggendo i vari post sulla nazionale ho notato una grande ignoranza sul baseball internazionale. 'Ignoranza' non sarebbe in sè un termine offensivo. 'Ignorare' non sarebbe un male incurabile, se non fosse abbinato alla presunzione di trinciare giudizi.
Lo scorso anno, ad esempio, suscitò vari risolini (virtuali) la mia idea che il Brasile meritasse rispetto. Quest'anno il Brasile è arrivato settimo, battendo la Corea, e perdendo il quarto di finale con Cuba al nono. E allora si scopre che il Brasile ha programmi di sviluppo che dobbiamo guardare con invidia, giocatori nelle Leghe pro giapponesi e quant'altro.
In campo per il Brasile vanno diversi “oriundi”. Li chiamiamo così per comodità: si tratta dei giapponesi nati in Brasile, etnicamente e linguisticamente giapponesi. Secondo illuminati ragionamenti che ho sentito fare e anche letto, la gente scura di pelle non può essere italiana. Devo dedure che anche questi giapponesi (li ho incontrati in ascensore e al ristorante: parlano in giapponese!) non sono brasiliani?

Rimanendo al baseball internazionale, si è persa di vista la realtà. Quante volte abbiamo battuto Nicaragua, nella nostra storia? Non le ho contate, ma di certo meno volte di quante loro hanno battuto noi. E quante la Corea? Con i professionisti in campo, mai. Taiwan? Idem come sopra.
Il baseball italiano non crescerà mai, se non la si smette di pensare a questi tornei in termini di piazzamento (arrivare sesti, settimi, noni o quattordicesimi cosa accidenti cambia?) e non si comincia a valutare la nostra nazionale per come sa competere, per il livello di gioco che esprime, per come resta in partita.
Ritenete un trionfo il quarto posto del Mondiale '98? E perchè? Perdemmo in casa con la Spagna, chiudemmo con più sconfitte che vittorie (comprese un paio di 'manifeste'). Perchè arrivammo quarti? E cosa ha lasciato al nostro baseball quel quarto posto?

Voglio provare a smontare un'altra tesi di quelle che vanno per la maggiore: “facciamo giocare i nostri ragazzi ad alti livelli”. Bene, chiariamoci su cosa significa 'alto livello'. Un tecnico italiano diceva (credo nel forum) che una certa nazionale cadetti farebbe bella figura nella nostra A2. Allora deduco che la nostra P.O., formata da parecchi giocatori di A2, per fare esperienza dovrebbe partecipare a tornei cadetti a Cuba, Giappone, negli Stati Uniti o in Australia. Cosa risponderebbe questo tecnico a chi vorrebbe la nostra P.O. impegnata a sfidare squadre di professionisti?
Domanda: a chi ha giovato la serie di sconfitte subite dalla nostra nazionale universitaria? A chi ha giovato la vittoria contro la Corea (ricordiamoci che era un'Università coreana senza innesti, non una nazionale) con De Santis, Pantaleoni, Chiarini, Parisi, Dallospedale (5 titolari della nazionale A) in campo?

Ai tecnici che teorizzano 1000 fungate o 350 swing al giorno per migliorare, chiedo di fare questo piccolo gioco. Tenete la bocca chiusa e provate a bere. Provate a farlo 1, 10, 100, 1000, 3000 volte. Se riuscirete a bere con la bocca chiusa, i vostri metodi funzioneranno anche per sviluppare il talento dei vostri giocatori.

Quello che ho scritto 2 diari fa sui rapporti tra le ragazze cubane e i turisti non è piaciuto. Non è piaciuto qui (ad onor del vero, non ci sono state prese di posizione ufficiali, solo qualche sorriso tirato e qualcosa riferito attraverso terzi) e al limite lo posso capire. Ma non è piaciuto a qualcuno in Italia, che mi ha definito (sempre sul forum, che ieri ho letto) in sostanza “colonialista”.
Se non fosse un delirio, mi offenderei…Io, se non si era capito, sono un cronista. Che riferisce quel che vede.
I diari di viaggio sono così, fin da Goethe quando venne in Italia e non fece mistero di apprezzare le bellezze italiane.
Consiglio al nostro censore di prendersela con Chatwin (che ha scritto in 'The songlines' che gli aborigeni non lavorano e sono sempre ubriachi) o con Leavitt (che si stupisce per il fatto che in Italia circolano gli ape car) o con Hemingway (che racconta per filo e per segno come, seguendo una abitudine africana, avesse una concubina approvata dalla moglie) o meglio ancora con Kubrick, che è anche morto, che nel film “Full metal Jacket” mostra un ragazzino vietnamita che cerca di convincere un soldato americano ad avere un amplesso a pagamento con sua sorella per “faiv dolla”.

Saluto il censore con un altro verso del mio personale idolo Paul Weller: “Preferirei essere morto, che vivere come te”.

Informazioni su Riccardo Schiroli 1199 Articoli
Nato nel 1963, Riccardo Schiroli è giornalista professionista dal 2000. E' nato a Parma, dove tutt'ora vive, da un padre originario di Nettuno. Con questa premessa, non poteva che avvicinarsi alla professione che attraverso il baseball. Dal 1984 inizia a collaborare a Radio Emilia di Parma, poi passa alla neonata Onda Emilia. Cresce assieme alla radio, della quale diventa responsabile dei servizi sportivi 5 anni dopo e dei servizi giornalistici nel 1994. Collabora a Tuttobaseball, alla Gazzetta di Parma e a La Tribuna di Parma. Nel 1996 diventa redattore capo del TG di Teleducato e nel 2000 viene incaricato di fondare la televisione gemella a Piacenza. Durante la presentazione del campionato di baseball 2000 a Milano, incontra Alessandro Labanti e scopre le potenzialità del web. Inizia di lì a poco la travolgente avventura di Baseball.it. Inizia anche una collaborazione con la rivista Baseball America. Nell'autunno del 2001 conosce Riccardo Fraccari, futuro presidente della FIBS. Nel gennaio del 2002 è chiamato a far parte, assieme a Maurizio Caldarelli, dell'Ufficio Stampa FIBS. Inizia un'avventura che si concluderà nel 2016 e che lo porterà a ricoprire il ruolo di responsabile comunicazione FIBS e di presidente della Commissione Media della Confederazione Europea (CEB). Ha collaborato alle telecronache di baseball e softball di Rai Sport dal 2010 al 2016. Per la FIBS ha coordinato la pubblicazione di ‘Un Diamante Azzurro’, libro sulla storia del baseball e del softball in Italia, l’instant book sul Mondiale 2009, la pubblicazione sui 10 anni dell’Accademia di Tirrenia e la biografia di Bruno Beneck a 100 anni dalla nascita. Dopo essere stato consulente dal 2009 al 2013 della Federazione Internazionale Baseball (IBAF), dal giugno 2017 è parte del Dipartimento Media della Confederazione Mondiale Baseball Softball (WBSC). Per IBAF e WBSC ha curato le due edizioni (2011, 2018) di "The Game We Love", la storia del baseball e del softball internazionali.

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