Il forum combatte il jet lag

Certi argomenti risvegliano l'attenzione anche in chi rischia di confondere il dì con la notte

I primi giorni proprio non mi ritrovavo. Abituato com'ero a temperature vicine ai 30 gradi da 40 giorni, la nebbia che vedevo dalle finestre del mio studio mi sembrava appartenere ad un ambiente ostile. Da quando ho lasciato Panama City il 12 novembre non ho visto il sole esattamente per 3 giorni e il mio fisico ha fatto una fatica clamorosa a riadattarsi al fuso orario. Poi ho letto il forum e ho capito di essere a casa.

“Cosa c'è andato a fare Schiroli a Panama?”, si chiedeva simpaticamente un lettore (“non a fini polemici”, ovviamente).
Sapevo che l'argomento sarebbe saltato fuori, ma ero convinto che il tutto si sarebbe limitato a qualche post di (più o meno benevola) presa in giro nei confronti del sottoscritto. Il problema è invece che il visitatore in questione si pone davvero il dubbio se la Federazione è legittimata ad avere una persona che osserva il torneo qualificatorio alle Olimpiadi delle Americhe.
Non intendo mettermi a spiegare “perchè è stato utilissimo mandarmi”, sia chiaro. Ma credo che questo tipo di atteggiamento dia un bello spunto per affrontare un argomento di questo tipo: “Cosa è veramente utile alla diffusione del baseball?”

Chi si occupa di comunicazione (nel baseball e non solo) deve cercare di affrontare argomenti che possano coinvolgere un pubblico relativemente ampio, per creare interesse. Io personalmente credo che oggi il baseball delle Grandi Leghe sia l'argomento che fa più presa su un pubblico non rigorosamente di addetti ai lavori. Essere a Panama, con i Frank Robinson o Ruben Rivera o Justin Morneau a disposizione, era in questo senso un sogno. E mi fa male constatare che ci sia gente che sottovaluta questo aspetto.
Nel baseball, d'altra parte, siamo abituati ad una comunicazione rivolta a pochi e per questo effettuata con un linguaggio che pochi capiscono. Siamo quasi orgogliosi di questo “nostro” baseball, considerato difficile.

Il baseball non è difficile, se se ne evidenziano gli aspetti che hanno speranza di far breccia nei gusti di un pubblico più ampio dei soliti 4 gatti in fila per 3 e col resto di 2.
Hemingway nel “Vecchio e il Mare” non è che faccia dire al pescatore Santiago: “Vediamo se Joe Di Maggio va in overstriding quando batte. Io gli consiglierei di abbassare il gomito di 25 gradi, secondo me ne migliorerebbe la sua OBP”.
Santiago dice, quando pesca il suo Marlin enorme (cito a memoria): “Io e il grande Di Maggio abbiamo qualcosa in comune. Lui gioca col tallone che gli fa male perchè ha uno sperone osseo, ma anche le mie mani e la mia schiena facevano male parecchio mentre pescavo oggi…chissà cos'è uno sperone osseo, poi. Lo avremo tutti dalla nascita?”
Quando nel 1954 ad Hemingway è stato attribuito il premio Nobel, non credo che nella commissione ci fossero dei grandi esperti di baseball. Ma certo c'erano persone in grado di ricordare che Di Maggio era “quello che aveva sposato Marylin Monroe”. Nonchè di capire perfettamente che significato aveva per Santiago paragonare il suo sforzo titanico a quello del suo eroe sportivo.
Eppure, sono convinto che nel baseball italiano ci sarebbe qualcuno pronto a dire che, in fondo, “Il Vecchio e il Mare” non è tutto questo granchè. Hemyngway scrive persino che il delfino è un pesce. E lo ripete anche…

La mia amica degli 'sms' ha diradato, e non di poco, la frequenza degli invii. In una delle occasioni conviviali di fine anno (a tal proposito, ho un carnet che sembro una debuttante in società al primo ballo…poi non lamentatevi se prendo peso) mi si avvicinerà e finalmente saprò chi è. Lo ha promesso. Ha anche dichiarato che dal diario amerebbe sparire “in silenzio”. Punto sul quale, come vedete, non l'ho esaudita. Ammetto di avere una certa ansia di scoprire chi è. Vedendo magari confermati certi miei sospetti.

Una nota di rammarico in chiusura. Il precedente diario è apparso on line mentre si diffondeva la notizia dell'attentato contro i soldati italiani. Me ne sono accorto ore dopo: ero all'aeroporto di Madrid e non avevo letto i giornali. Ho avuto per un attimo la tentazione di cancellare il diario, ma poi mi sono detto che in fondo io avevo fatto solo il mio lavoro, con il massimo del rispetto. E non mi dovevo vergognare di nulla.
Anche oggi è giornata di notizie tragiche. Ma questo è solo un sito di baseball.

Informazioni su Riccardo Schiroli 1199 Articoli
Nato nel 1963, Riccardo Schiroli è giornalista professionista dal 2000. E' nato a Parma, dove tutt'ora vive, da un padre originario di Nettuno. Con questa premessa, non poteva che avvicinarsi alla professione che attraverso il baseball. Dal 1984 inizia a collaborare a Radio Emilia di Parma, poi passa alla neonata Onda Emilia. Cresce assieme alla radio, della quale diventa responsabile dei servizi sportivi 5 anni dopo e dei servizi giornalistici nel 1994. Collabora a Tuttobaseball, alla Gazzetta di Parma e a La Tribuna di Parma. Nel 1996 diventa redattore capo del TG di Teleducato e nel 2000 viene incaricato di fondare la televisione gemella a Piacenza. Durante la presentazione del campionato di baseball 2000 a Milano, incontra Alessandro Labanti e scopre le potenzialità del web. Inizia di lì a poco la travolgente avventura di Baseball.it. Inizia anche una collaborazione con la rivista Baseball America. Nell'autunno del 2001 conosce Riccardo Fraccari, futuro presidente della FIBS. Nel gennaio del 2002 è chiamato a far parte, assieme a Maurizio Caldarelli, dell'Ufficio Stampa FIBS. Inizia un'avventura che si concluderà nel 2016 e che lo porterà a ricoprire il ruolo di responsabile comunicazione FIBS e di presidente della Commissione Media della Confederazione Europea (CEB). Ha collaborato alle telecronache di baseball e softball di Rai Sport dal 2010 al 2016. Per la FIBS ha coordinato la pubblicazione di ‘Un Diamante Azzurro’, libro sulla storia del baseball e del softball in Italia, l’instant book sul Mondiale 2009, la pubblicazione sui 10 anni dell’Accademia di Tirrenia e la biografia di Bruno Beneck a 100 anni dalla nascita. Dopo essere stato consulente dal 2009 al 2013 della Federazione Internazionale Baseball (IBAF), dal giugno 2017 è parte del Dipartimento Media della Confederazione Mondiale Baseball Softball (WBSC). Per IBAF e WBSC ha curato le due edizioni (2011, 2018) di "The Game We Love", la storia del baseball e del softball internazionali.

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