Quasi tutti gli appassionati di baseball almeno una volta nella vita se lo sono chiesto: ‘perché Cooperstown? Perché un piccolo villaggio di circa duemila abitanti senza una stazione ferroviaria e senza un aeroporto, ubicato nel centro dello stato di New York, è divenuto la casa del baseball, ospitando la famosa ‘Hall of Fame? Per avere la risposta dobbiamo fare un salto nel passato, esattamente nel 1905….
In quell’anno fu infatti costituita da Albert G. Spalding la Commissione Mills, che aveva l’incarico di scoprire le origine del gioco del baseball ed il suo inventore. La Commissione, composta da sette membri tra cui onorevoli e presidenti di lega, affermò che il baseball proveniva si da un gioco inglese chiamato ‘Rounders, ma che il primo ad effettuare modifiche tali da farlo somigliare all’attuale baseball fu Abner Doubleday: a questa convinzione la Commissione arrivò grazie in particolare ad una testimonianza fatta da un ingegnere di Denver, Abner Graves, il quale dichiarò di aver visto Doubleday tracciare sul terreno il disegno di un diamante, inserire nel gioco delle basi (da cui il nome base-ball), limitare il numero dei giocatori sul campo ed infine istituire il concetto di lanciatore e ricevitore. Ed indovinate un po’ dove si erano conosciuti Graves e Doubleday? Nella scuola di Cooperstown, dove avevano fatto insieme gli studi. D’altronde ogni prova che il baseball potesse essere stato inventato dagli inglesi veniva mal digerita da un’ex colonia britannica che aveva ancora negli occhi gli orrori della Guerra d’Indipendenza, per cui giornalisti e tifosi ignorarono ogni altra storia sulla nascita del gioco, ritenendo che fosse l’americano Abner Doubleday l’inventore del baseball anche a scapito dell’evidenza. Difatti il capitano Doubleday non dichiarò mai di esserne l’inventore, non sono mai state trovate lettere in cui parla del gioco e ci sono addirittura documenti comprovanti il fatto che non fosse neanche a Cooperstown nel 1839.
La Commissione nonostante tutto il 30 dicembre 1907 concluse: ‘Il primo schema del gioco del baseball, in accordo con tutte le prove e le testimonianze ottenute fino ad oggi, è stato inventato da Abner Doubleday in Cooperstown nel 1839. Anni dopo la Commissione Mills ebbe un’altra riprova a supporto, grazie alla scoperta di una pallina da baseball in un attico impolverato a Fly Creek, un paese a sole tre miglia di distanza da Cooperstown; la pallina, tutta lavorata a mano e con materiale diverso da quello delle palline attuali, fu in seguito denominata ‘The Doubleday baseball. Poco dopo la sua scoperta, la pallina fu acquistata per cinque dollari da Stephen C. Clark, un filantropo residente proprio a Cooperstown: la sua idea era di rendere la pallina visibile a tutti, ed insieme ad altri oggetti sul baseball che aveva collezionato negli anni, aprì una specie di mostra aperta al pubblico ubicata in una piccola stanza. Quello che Clark forse non poteva all’epoca prevedere era che quella mostra suscitasse un interesse così enorme tra la gente, tanto che con l’aiuto del suo socio in affari Alexander Cleland, nacque il ‘National Baseball Museum. L’idea di un museo sul baseball piacque tantissimo a Ford Frick, allora Presidente della National League, e con l’appoggio del Commissioner Mountain Landis cominciarono ad arrivare contributi economici a sostegno del progetto, oltre naturalmente ad oggetti legati al baseball da tutta l’America. Nel 1936, grazie all’aiuto dell’Associazione giornalisti di baseball, si ebbe la prima selezione di giocatori il cui nome era meritevole di essere iscritto all’interno del museo: i cinque giocatori furono Babe Ruth, Ty Cobb, Honus Wagner, Christy Mathewson e Walter Johnson. La Hall of Fame fu così ufficialmente costituita con un’imponente cerimonia il 12 giugno 1939. Da quell’anno ad oggi il museo ha subito tre ristrutturazioni ed ampliamenti, con l’aggiunta della ‘Libreria nazionale del baseball apertasi il 22 luglio del 1968. Furono in seguito aperti negozi per l’acquisto di gadget ed una sezione dedicata alla Negro League ed ai giocatori d’origine africana.
Attualmente quella che per molti è considerata la mecca del baseball è visitata ogni anno da circa 400.000 persone; è aperta tutto l’anno, tranne i giorni del Ringraziamento, di Natale e Capodanno.
Arrivarci non è facile: come abbiamo detto non possiede né una stazione ferroviaria né un aeroporto, quindi la soluzione più praticabile è quella dell’auto; considerando che dista 60 miglia (poco meno di 100 km) da New York City, non è alla fine una gita impossibile da organizzare. Indispensabili scarpe comode ed una mezza tonnellata di rollini fotografici giacché, a differenza di molti musei, si possono scattare tutte le foto che desiderate.
Se vi state chiedendo se ho avuto la fortuna di visitarlo, ebbene la risposta è no! Non passa anno in cui in cui non mi rimproveri questa mia clamorosa mancanza. Mia madre mi diceva sempre che il segreto per essere felici nella vita è avere qualcosa da amare, qualcosa da fare e qualcosa da desiderare; sulle prime due sono ben sistemato, sul qualcosa da desiderare non ho dubbi: un viaggio in quel luogo magico dove ‘i ricordi non muoiono mai…..
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