Il giorno della mimosa

E' l'8 marzo, la festa della donna e a tutte le lettrici il cronista itinerante riserva qualche pensiero a tema

Questa settimana la rubrica è dedicata a tutte le donne, amiche degli sms (presenti e future) ovviamente comprese. Mi rendo conto: non è il pensiero più originale del mondo, ma l'8 marzo mi fa da sempre venire voglia di regalare le mimose. Che a ben pensarci sono l'unico fiore che regalo. Provo una certa antipatia per le rose e le loro spine e ritengo un investimento migliore un bel libro. Adattissimo alla giornata di oggi è "Il diario di Bridget Jones" di Helen Fielding, ma anche "Il mondo di Alice" di Cathleen Shine fa la sua figura. Ma torniamo alle mimose.
Economici, al punto che molti fioristi nemmeno si sognano di venderli per 364 giorni all'anno (quest'anno, 365), questi fiori gialli e dotati di un profumo che devo ancora decidere se mi piace o no, raggiungono le quotazioni del platino l'8 marzo. In effetti, c'è un che di glorioso nello spendere 5 o 10 euro oggi per qualcosa che domani pagheremmo 50 centesimi. Ma è bello così. A questo punto, invito tutte le amiche del diario che non hanno ricevuto almeno un ramoscello di mimose a contattarmi. Voglio fare una cernita di quanti uomini cattivi ci sono in circolazione.

Sono un cronista itinerante e quindi non ha senso che mi stupisca troppo per il fatto che tocco ogni settimana diversi punti della penisola. Però dovete ammettere che il tour Parma-Grosseto (via La Spezia-Livorno)-Perugia-Roma-Parma che ho compiuto da venerdì mattina a domenica pomeriggio non è indifferente. Oltretutto, mi ha dato la possibilità di passare in poche ore da situazioni climatiche estreme. A Roma sabato sera c'era chi (magari mostrando un ottimismo eccessivo) cenava all'aperto. Viceversa, in cima al Passo della Futa domenica pomeriggio sembrava di essere al Polo Nord; anche la temperatura "zero" che i vari schermi della stazione di Bologna mi sbattevano in faccia non scherzava, comunque. Ero là, solo soletto, in mezzo ad una folla di viaggiatori che si spendeva in addii più o meno lacrimevoli e quasi mi stavo rattristando. Poi sono entrato nei bagni della città che chiamano 'la Dotta'. Li ho trovati disgustosi (aspiranti Sindaci, andate a darci un'occhiata, va…), per la cronaca. Ma mi hanno proposto una scena che non dimenticherò tanto facilmente. Un uomo di mezza età, pelle scura da poter essere definito 'un Arabo', si scaldava le mani intirizzite sotto il getto dell'asciugatore.

Sono stato la prima volta a Roma che non camminavo nemmeno. Avevo 10 mesi e, naturalmente, non posso ricordare nulla. Da quel giorno nella Capitale sono giunto con frequenza almeno annuale. Ma non posso dire di conoscere Roma, se non attraverso i luoghi comuni e la lunghissima serie di film che nella Capitale sono stati ambientati.
Due cose però non me le sarei mai aspettate. La prima è che nei ristoranti il pane venga proposto "a cestino", neanche fossimo in Francia. Lo confermo: se a Roma chiedete 2 volte di pane, vi trovate 2 voci diverse nel conto. Disdicevole davvero, eh? La seconda è che gli abitanti di Roma si offendono tremendamente se si mette in dubbio l'efficienza del sistema di funzionamente della Capitale o se si insinua che il romano medio non è che muoia dalla voglia di lavorare, se paragonato a "noi efficienti cittadini del ricco nord est".

La mia categoria preferita di abitanti di Roma è quella dei 'tassinari', con i quali passo un discreto numero di ore per gli spostamenti (nessuno ora mi verrà a dire che potrei muovermi tramite autobus o metropolitane, vero?). Il 'tassinaro' medio si arrabbia quando ci sono gli ingorghi (più o meno sempre) e cerca di dimostrarvi che lui, e solo lui, saprà portarvi in un tempo ragionevole dove volete andare. In effetti, gli ingorghi romani sono più umani rispetto a quelli della tangenziale di Milano. A Roma ad ogni sosta si ha l'impressione che da lì non ci si muoverà più, ma poi il traffico ricomincia a fluire, il 'tassinaro' si infila a "Villa Borghese" e in men che non si dica arrivate a destinazione, magari chiedendovi come avete fatto a non schiantarvi in quella rotatoria piccolissima. A Milano la coda è sostanzialmente finta. Sbuca dal nulla (abitualmente dopo una curva) per motivi del tutto incomprensibili e svanisce, per motivi altrettanto incomprensibili, quando avete ormai esaurito la batteria del telefono cellulare chiamando (con auricolare, ovvio) tutti i numeri della rubrica.

A Perugia ho dormito in un maniero che mi incuteva anche un certo timore, dislocate com'erano ovunque armature e armi d'epoca. Mi ero anche convinto che in camera ci sarebbe stato freddo, ma dal Medioevo ad oggi sono stati fatti in questo senso evidenti progressi e le camere erano riscaldate. Forse anche troppo.
Penso alla visita a Perugia piuttosto spesso, specie perchè sono stato presentato alle società locali come "la voce del baseball italiano". Suvvia, così mi fate commuovere….

Informazioni su Riccardo Schiroli 1199 Articoli
Nato nel 1963, Riccardo Schiroli è giornalista professionista dal 2000. E' nato a Parma, dove tutt'ora vive, da un padre originario di Nettuno. Con questa premessa, non poteva che avvicinarsi alla professione che attraverso il baseball. Dal 1984 inizia a collaborare a Radio Emilia di Parma, poi passa alla neonata Onda Emilia. Cresce assieme alla radio, della quale diventa responsabile dei servizi sportivi 5 anni dopo e dei servizi giornalistici nel 1994. Collabora a Tuttobaseball, alla Gazzetta di Parma e a La Tribuna di Parma. Nel 1996 diventa redattore capo del TG di Teleducato e nel 2000 viene incaricato di fondare la televisione gemella a Piacenza. Durante la presentazione del campionato di baseball 2000 a Milano, incontra Alessandro Labanti e scopre le potenzialità del web. Inizia di lì a poco la travolgente avventura di Baseball.it. Inizia anche una collaborazione con la rivista Baseball America. Nell'autunno del 2001 conosce Riccardo Fraccari, futuro presidente della FIBS. Nel gennaio del 2002 è chiamato a far parte, assieme a Maurizio Caldarelli, dell'Ufficio Stampa FIBS. Inizia un'avventura che si concluderà nel 2016 e che lo porterà a ricoprire il ruolo di responsabile comunicazione FIBS e di presidente della Commissione Media della Confederazione Europea (CEB). Ha collaborato alle telecronache di baseball e softball di Rai Sport dal 2010 al 2016. Per la FIBS ha coordinato la pubblicazione di ‘Un Diamante Azzurro’, libro sulla storia del baseball e del softball in Italia, l’instant book sul Mondiale 2009, la pubblicazione sui 10 anni dell’Accademia di Tirrenia e la biografia di Bruno Beneck a 100 anni dalla nascita. Dopo essere stato consulente dal 2009 al 2013 della Federazione Internazionale Baseball (IBAF), dal giugno 2017 è parte del Dipartimento Media della Confederazione Mondiale Baseball Softball (WBSC). Per IBAF e WBSC ha curato le due edizioni (2011, 2018) di "The Game We Love", la storia del baseball e del softball internazionali.

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