Dopo aver sentito i pareri di alcuni addetti ai lavori vediamo come gli altri sport regolano la questione vincolo/svincolo.
Da tenere presente che le regole menzionate sotto si riferiscono al settore dilettantistico, mentre le regole per il settore professionistico sono diverse, anzi, il problema non esiste in quanto la durata della prestazione sportiva è regolata da un contratto di lavoro.
Va anche detto che per ragioni di spazio non sono riportate le regole precise, comma per comma, ma questa vuole essere una panoramica generale, per un confronto.
Partiamo con il calcio dove il giocatore è vincolato dai 18 ai 26 anni, fino a 3 anni fa era dai 18 anni a vita, poi la FIGC ha deciso di svincolare i giocatori dopo i 26 anni, limite che verrà abbassato a 25 anni l’anno prossimo, e probabilmente subirà ulteriori abbassamenti in futuro, fino alla libera circolazione, o almeno questa è l’opinione diffusa.
Il vincolo è facoltativo dai 14 ai 18 anni, ma praticamente non firma nessuno.
Le società prendono un ‘premio preparazione nel caso di passaggio ad un’altra società per cui il giocatore firma il vincolo, ma accade solo nel caso in cui il giocatore passi ad una società professionistica, che fa firmare il giocatore per cautelarsi.
Di fatto il giocatore può cambiare squadra ogni anno fino ai 18 anni e dopo i 26, senza che la società abbia voce in capitolo.
Cessioni e prestiti tra giocatori vincolati vengono gestiti da trattative private.
Nella pallamano il vincolo inizia dai 16 anni e finisce ai 32 anni, non ci sono parametri o indennizzi, i trasferimenti ed i prestatiti sono lasciati alla trattativa privata, come nel baseball.
Più dettagliata la normativa nel basket, il vincolo inizia dal primo anno tesserabile, cioè dai 13 anni, e finisce quest’anno ai 32 anni.
L’età di svincolo verrà abbassata a 31 anni l’anno prossimo, ed anche qui pare che la tendenza sia di abbassare ancora.
Esiste un premio di preparazione nel caso di trasferimento del giocatore da club non professionistico a professionistico e nel caso di cambio di club dopo il primo anno tesserabile, regolato da tabelle, e dipendente da età del giocatore e categoria delle squadre interessate nell’operazione.
Ci sono anche alcune interessanti clausole, come quella che permette al giocatore di svincolarsi per ‘mancata utilizzazione per un intero anno sportivo, purchè non sia imputabile a sua colpa
‘la mancata utilizzazione consiste nella non convocazione o definitiva esclusione dagli allenamenti per fatti esclusivamente dipendenti dalla società .
Nel rugby la situazione è simile a quella del calcio, fino a 18 anni un giocatore si può trasferire dove vuole.
Dai 18 ai 28 è vincolato alla società per cui ha firmato il cartellino ed in caso di mancato accordo fra i club verrà stabilito un parametro che terrà conto della vita sportiva del giocatore: età, convocazioni in selezioni regionali e nazionali e cose simili.
Per quanto riguarda l’hockey ghiaccio non è stato possibile reperire informazioni precise, si sa solo che il vincolo termina a 34 anni, anche se il sito Tuttohockey.com ci riferisce che molti giocatori si sono svincolati prima in seguito a deroghe o aggirando il regolamento.
Traendo delle sommarie conclusioni, nel calcio e nel rugby bloccare un giocatore è praticamente impossibile, il vincolo parte dai 18 anni e non per questo ogni anno falliscono centinaia di società.
La normativa più seria (e più complicata) sembra quella del basket, che tutela sia giocatori che società in modo adeguato.
Bisogna anche considerare alcune cose però, questi tre sport hanno un settore professionistico che gestisce l’attività di vertice, lasciando alla Federazione la gestione dell’attività di base, ed hanno un numero di tesserati ampio, a parte il rugby che però è in crescendo.
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