Qui nasce il mito del Ciavuscolo

Con scoramento ho appreso dell'esistenza di un salume che non avevo assaggiato. Ho subito colmato la lacuna. Delle Marche mi hanno sorpreso questo e altro…

Dopo il tormentone del 'Cacciucco' (con due 'c' o anche una, fa lo stesso) si sta preparando quello del Ciavuscolo.
Nome sinceramente strepitoso, si tratta di un salume (tipico marchigiano) che ho assaggiato ieri per la prima volta a Montegranaro. Ma subito dopo averlo mangiato mi sono chiesto come sia stato possibile che io non lo abbia mai sentito nominare. I Vertici Federali ne hanno fatto letterale scempio, decantandone le doti con aulica enfasi e a tal punto che di Ciavuscolo c'è stato fatto immediato omaggio. Quando a mia moglie ho detto al telefono “mi hanno regalato un affare che si chiama Ciavuscolo” si sono levate urla di approvazione altissime e la signora ha interrotto immediatamente la comunicazione per informare il di lei padre del miracolo.
Sono sinceramente sorpreso.

Ma il Ciavuscolo non è l'unica cosa ad avermi sorpreso della visita nelle Marche, dove ho scoperto che non è così obbligatorio fare le cose male nel baseball e nel softball, come si arguirebbe ascoltando certe posizioni del tipo “ma qui in Italia è diverso”.
Partendo dal concetto del 'Farm System' americano, la società Unione Picena ne ha realizzato una sua versione, unendo le forze di diversi Comuni e creando una struttura organizzativa professionale.
Non facciamo qui in conti in tasca a nessuno, ma la zona (che è ricca, sia chiaro) conta su un bacino di utenza di 60.000 persone. Che risultati si potrebbero ottenere seguendo questo esempio in realtà che hanno Capoluoghi di Provincia alla guida?
Spero che la realtà Unione Picena qualcuno la vorrà studiare.

A proposito del concetto che “qui in Italia è diverso”, ho letto un'intervista alla scrittrice africana Aminata Traorè (del Mali), che è in Italia fino a venerdì.
“L'Africa non è povera” sostiene “Ma se ci si sente mendicanti, ci si comporta da mendicanti”
La Traorè chiede all'Africa e alla gente africana di non pensare che “il denaro possa risolvere tutti i problemi” e di fare tesoro della vera ricchezza del Continente, ovvero “la tradizione” e i “legami sociali”.
Non bocciate subito come 'ardito' il mio parallelo. Non è forse vero che anche “noi del baseball” ci sentiamo così?
Siamo quelli con “meno” soldi, “meno” visibilità, “più” difficili da capire, con le partite “più” lunghe. E per tanto tempo abbiamo trovato che ci fosse qualcosa di glorioso in tutto ciò. Beh, non c'è.
C'è molto più eroismo nell'essere “normali”, ovvero confrontarsi costantemente con gli altri, che nell'essere “unici” a modo nostro, il che significa farsi i cavoli propri finchè dura.

La Federazione Mondiale (IBAF) ha divulgato la notizia che il baseball sarà alle Olimpiadi di Pechino. Non è per interpretare sempre il ruolo di quello che rompe le scatole, ma in realtà iL CIO non poteva decidere di escludere il baseball o il softball o qualsiasi altro sport a Pechino perchè non ci sono i tempi tecnici per farlo, secondo le regole che il CIO si è dato. Ci saranno in vista delle Olimpiadi 2012, però. La lotta per rimanere uno sport olimpico è appena iniziata.

Informazioni su Riccardo Schiroli 1199 Articoli
Nato nel 1963, Riccardo Schiroli è giornalista professionista dal 2000. E' nato a Parma, dove tutt'ora vive, da un padre originario di Nettuno. Con questa premessa, non poteva che avvicinarsi alla professione che attraverso il baseball. Dal 1984 inizia a collaborare a Radio Emilia di Parma, poi passa alla neonata Onda Emilia. Cresce assieme alla radio, della quale diventa responsabile dei servizi sportivi 5 anni dopo e dei servizi giornalistici nel 1994. Collabora a Tuttobaseball, alla Gazzetta di Parma e a La Tribuna di Parma. Nel 1996 diventa redattore capo del TG di Teleducato e nel 2000 viene incaricato di fondare la televisione gemella a Piacenza. Durante la presentazione del campionato di baseball 2000 a Milano, incontra Alessandro Labanti e scopre le potenzialità del web. Inizia di lì a poco la travolgente avventura di Baseball.it. Inizia anche una collaborazione con la rivista Baseball America. Nell'autunno del 2001 conosce Riccardo Fraccari, futuro presidente della FIBS. Nel gennaio del 2002 è chiamato a far parte, assieme a Maurizio Caldarelli, dell'Ufficio Stampa FIBS. Inizia un'avventura che si concluderà nel 2016 e che lo porterà a ricoprire il ruolo di responsabile comunicazione FIBS e di presidente della Commissione Media della Confederazione Europea (CEB). Ha collaborato alle telecronache di baseball e softball di Rai Sport dal 2010 al 2016. Per la FIBS ha coordinato la pubblicazione di ‘Un Diamante Azzurro’, libro sulla storia del baseball e del softball in Italia, l’instant book sul Mondiale 2009, la pubblicazione sui 10 anni dell’Accademia di Tirrenia e la biografia di Bruno Beneck a 100 anni dalla nascita. Dopo essere stato consulente dal 2009 al 2013 della Federazione Internazionale Baseball (IBAF), dal giugno 2017 è parte del Dipartimento Media della Confederazione Mondiale Baseball Softball (WBSC). Per IBAF e WBSC ha curato le due edizioni (2011, 2018) di "The Game We Love", la storia del baseball e del softball internazionali.

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