Ad esaminarla in un certo modo la Coppa dei Campioni 2004 ha detto cose molto interessanti.
Una su tutte che i tempi in Europa sono definitivamente cambiati. I tedeschi non sono più "pellegrini" (anche perchè non hanno poi moltissimi tedeschi in squadra…) i cechi sanno giocare e l'area del Mediterraneo (Italia esclusa) è la più depressa del continente. Tutto questo è successo in appena un decennio, anche se dalle nostre parti (impegnati come siamo a ritenere vitali discussioni su …è un esempio… chi vada convocato come esterno destro della nazionale 'ragazzi') non ce ne siamo accorti.
La Repubblica Ceca e la Germania hanno squadre (è il caso del Draci Brno e del Paderborn) che sono dotate di una certa forza economica, pescano nell'infinito mercato di giocatori americani e caraibici (ogni anno centinaia di giocatori si propongono a mezza Europa) e possono competere con tutti.Paderborn ha battuto San Marino, Brno si è piazzato terzo e ha fatto tremare il Neptunus. Questi sono fatti, non chiacchiere.
L'altra cosa interessante, pur spiacevole, è che la finale ha messo impietosamente a nudo i limiti del nostro baseball. Le nostre difese sono fallose quando giocano sotto pressione e le nostre squadre non si rivelano competitive se l'intensità del gioco sale oltre certi limiti.
L'Italeri Bologna è una delle 2 squadre che stanno uccidendo il campionato. In Italia ha ceduto solo in 5 partite su 27, eppure contro il Neptunus aveva già perso dopo 3 battitori affrontati (singolo interno, quasi errore, errore e sacrificio: 3 uomini in base).
Mi trovo estremamente noioso ad essere così ripetitivo, ma è l'unica strada che mi è rimasta per essere ascoltato. Abbiamo bisogno di un campionato che testi le nostre squadre a questo livello di intensità. Basta con i doppi incontri, con i campionati spezzettati, con la paura che un recupero ci costi una notte in più in albergo o una gara al mercoledì ci faccia perdere la partita del sabato successivo. Giochiamo a baseball, con i ritmi del baseball, non solo in semifinale e finale.
Il Neptunus Rotterdam ha vinto e viva il Neptunus. Ma questa squadra non rappresenta precisamente l'Olanda, paese che ha un campionato che convive esattamente con i nostri problemi. Il Neptunus fa corsa a sè, in Europa come in Olanda. E continua a vincere, soprattutto grazie alla sua mentalità e alla sua aggressività.
Quello iniziato da Rob Eenhoorn e proseguito da Van den Oever è un piccolo capolavoro che non ha precedenti. O meglio, forse un precedente ce l'ha. Quello di Parma, che con tutte le sigle e tutti gli allenatori ha continuato a vincere in Europa attraverso 3 decenni. Anche il caso Parma era però frutto di una mentalità, di un atteggiamento, di un'aggressività che avevano attecchito in un gruppo di grandi giocatori e che erano un biglietto da visita ancora più qualificante rispetto alle loro pur eccellenti doti tecniche.
Quello della 'mentalità vincente' non è, insomma, un semplice luogo comune.
Guardando la Coppa ho provato un po' di rammarico per non aver visto Rotterdam, Bologna, Brno, Hcaw, Paderborn e San Marino affrontarsi in un girone all'italiana che avrebbe garantito spettacolo dal primo all'ultimo giorno. E magari qualificato le prime 2 per un'esaltante serie di finale.
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