L’ultima giornata del round robin olimpico si è aperta con un incontro che non aveva ormai più nulla da dire in merito alla qualificazione, fra una Cina Taipei principessa delle deluse che vince senza problemi contro l’Olanda dimostrando supremazia in tutti i settori, a cominciare dall’attacco, 9 valide a 1, con uno scatenato Chen Chin-Feng (3 su 4), passando per la difesa, sei gli errori per gli Orange, per finire con il monte, dove il rookie of the year taiwanese Pan Wei-Lun sbaglia un solo lancio nei sei inning assegnatigli, quello che gli costa il solo-homer di Kingsale. 5-1 il finale.
Grecia-Giappone ha definitivamente assegnato il primo posto nel girone agli asiatici, che hanno portato a termine il loro compito senza particolari patemi, magari soffrendo un po’ più del prevedibile contro il partente Meheles, per poi mettere una pietra tombale sulla gara con 4 punti al settimo per il definitivo 1-6.
L’Australia ha poi giocato di conserva contro il Canada in quella che potrebbe essere una prova di finale per l’oro. Troppo presi da una gestione centellinata delle energie dei pitcher gli Aussie per costituire un problema per la formazione nordamericana, che ha comunque utilizzato quattro lanciatori perfettamente sostenuti da un attacco che ha veramente fatto vedere scintille, con 2 fuoricampo, 4 doppi (uno a testa per specialità per Ware e Radmanovich) e il duo Orr/Stewart a 3 su 5 per entrambi.
Ecco dunque la classifica finale del girone, con i bilanci parziali del caso.
1. Giappone (6 vinte-1 persa)
2. Cuba (6-1)
3. Canada (5-2)
4. Australia (4-3)
5. Cina Taipei (3-4)
6. Olanda (2-5)
7. Greece (1-6)
8. Italy (1-6)
In un ‘tutti contro tutti lungo sette partite era abbastanza scontato aspettarsi un certo rispetto dei valori in campo, e questo torneo olimpico ne è una riprova eclatante, con tutte le squadre sopra il .500 a giocarsi le medaglie e tutte le altre fuori.
Il Giappone misterioso (che amichevoli con gli avversari olimpici non ne ha proprio voluto fare) è arrivato primo come da pronostico, scivolando soltanto contro l’Australia, squadra rivelazione del torneo, che si ritroverà di fronte domattina nella prima semifinale.
La Cuba deludente, la Cuba in sordina, la Cuba che ‘non è più la Cuba di una volta è lì attaccata agli asiatici, stesso record, seconda solo perché uscita sconfitta nello scontro diretto, con l’attacco zittito da Matsuzaka. I caraibici hanno tutte le chance ci mancherebbe di arrivare ancora una volta fino in fondo. Dovranno superare l’ostacolo Canada, squadra di stelle, forte in ogni settore, magari un po’ genio e sregolatezza, capace di schiantare Taiwan e Olanda, per poi soffrire più del dovuto con la Grecia.
‘Quelli degli antipodi hanno veramente sorpreso un po’ tutti. La qualificazione in un torneo zeppo di stelle come quello di quest’anno è un risultato eccezionale, soprattutto se si pensa che in Australia il baseball è in pratica figlio del solo progetto ‘Accademia portato avanti dalla Major League americana, in assenza di un campionato locale, che ha comunque già portato una novantina di atleti a giocare fra minors e MLB in America.
Degli esclusi, quella che ne farà un caso nazionale è certamente la Cina Taipei, seguita da un piccolo esercito di giornalisti, fotografi e teleoperatori, è una vera selezione all-star dei professionisti del piccolo stato asiatico. Tradita essenzialmente dai pitcher, ma anche troppo soft in attacco, non potrà riprovare il colpo ‘argentato di Barcellona.
E veniamo all’Europa. Quell’Europa che a Pechino andrà con una sola nazione rappresentante.
L’Olanda ha fatto tutto quanto in suo potere: ha messo in campo tutto il talento disponibile, richiamando all’ultimo momento tutti i giocatori possibili, ha vinto contro Italia e Grecia e le ha prese, spesso di brutto, dalle altre.
La ‘virtuale Grecia si è dimostrata ahinoi più che concreta, centrando la prima, storica (ultima?) vittoria proprio contro gli Azzurri nei ‘fuochi artificiali dell’altroieri.
E l’Italia? Ultima. C’è poco da dire. Ultima per media difesa (11 errori). Ultima per media pgl (7.17).
Ultima con un solo, bellissimo, fiore nel deserto: quella vittoria contro Taiwan arrivata proprio nel giorno più difficile. Troppo fragile quando sul monte si trattava di sostituire Rollandini o Marchesano e praticamente mai puntuale in attacco quando era il momento di far del male.
Ma ora riparte un ciclo: occorre pensare a Pechino che, come detto, non sarà comoda da raggiungere. Occorre pensare a come arrivarci, avendo nel mirino sì l’Olanda, ma soprattutto una crescita tecnica che non faccia della qualificazione solo un obiettivo, ma anche un punto di partenza per dire la nostra nel torneo a cinque cerchi prossimo venturo.
Con orgoglio.
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