Ci sono i record raggiunti dai grandi giocatori della storia del batti e corri italiano, come Roberto De Franceschi che due settimane fa ha stabilito il nuovo primato dei doppi e fra un mese potrebbe scrivere il suo nome come primatista assoluto delle battute valide del massimo campionato italiano. E poi, ci sono le belle storie che ogni settimana il gioco del baseball ci mette a disposizione.
Come quella di un lanciatore di 37 anni che al primo anno di A1 riesce a vincere una partita completando un invidiabile record che in pochi, se non nessuno, erano precedentemente riusciti a raggiungere. Federico Mascheroni, lanciatore mancino del Saim Rajo Rho, sabato sera ad Anzio è entrato come rilievo di Selmi al 7° inning sul punteggio di 4-4 e ha condotto i suoi al successo per 7-6, centrando così la sua prima vittoria in A1, l’unica serie in cui non aveva ancora vinto: infatti, il numero 27 del Rajo, aveva vinto, sempre con la casacca rhodense, sia in A2, in B, in C1 e C2.
‘E’ stata ed è tuttora una soddisfazione enorme, un’emozione bellissima commenta Mascheroni –. Finché si trattava di vincere in C2, C1 o B, era normale, non ci facevo neanche molto caso. Già in A2 pensavo di aver raggiunto il massimo, di aver centrato il massimo obiettivo.
Una vittoria sicuramente speciale. La più bella della tua carriera?
‘Sicuramente, ma sono molto legato anche un successo raccolto in A2, nel 2002, quando eravamo in lotta per non retrocedere e riuscimmo a sbancare Trieste. Era stato un anno difficile, per certi versi simile a questo, e ci presentammo in Friuli senza gli italoamericani. Eravamo una sorta di armata Brancaleone. Perdemmo malissimo la gara del pomeriggio e mi dissi che avrei smesso col baseball, poi la sera, fui schierato partente e vincemmo (9-7: Mascheroni scese dal monte dopo 5.2 riprese sul risultato di 7-3 con 4 valide concesse e 5 strike out). Sono ancora qui a lanciare.
Una vittoria che ripaga, forse, delle amarezze per i risultati conseguiti con la squadra.
‘Non è andata come speravamo, poteva e doveva sicuramente andare meglio. Sono sicuro che se le cose fossero girate tutte nel modo giusto, avremmo potuto fare meglio. La squadra non ha reso al massimo, rispetto per esempio alla scorsa stagione, quando andavamo a mille e le vittorie ci galvanizzavano. Non è facile tornare dalle trasferte la notte sempre con tre sconfitte sul groppone, alla fine ti demoralizzi e non giochi al meglio delle tue possibilità. Però ci sono stati anche momenti positivi. Abbiamo giocato negli stadi più belli d’Italia, abbiamo vinto una gara a Nettuno e molti giovani sono cresciuti e credo che meritino di provare a restare in A1. Io? Sono soddisfatto, ho dato tutto quello che potevo e mi sono tolto la soddisfazione di giocare e vincere in A1 a 37 anni. Il mio obiettivo era quello di migliore il mio modo di giocare a baseball e credo di esserci riuscito.
Pensi che i risultati di questa stagione possano incidere su quella futura?
‘Non lo so, spero di no. Anche se negli ultimi anni, le squadre che sono retrocesse hanno sempre fatto molta fatica a tornare su subito. Penso al Codogno l’anno scorso, al Firenze quest’anno. Non è facile rialzare la testa dopo un anno di batoste. Per cercare di tornare in A1, la società dovrà impostare il lavoro in maniera diversa, ma credo che sia ancora prematuro parlarne.
Quante differenze hai notato tra A2 e A1?
‘Tantissime. Innanzitutto, non puoi rilassarti un secondo, altrimenti le grandi squadre ti puniscono subito. Noi lanciatori, per esempio, se concediamo una base ball di troppo, sappiamo che quasi sicuramente il punto entrerà. E non nascondo che proprio il monte di lancio sia stato uno dei talloni di Achille della nostra squadra: con un Pgl totale di 6.04 non si può pensare di restare in A1. E poi i battitori sono più potenti e le difese rapidissime.
Un anno difficile, ma comunque da ricordare.
‘Di sicuro, come ho già detto mi sono tolto molte soddisfazioni, ho migliorato il mio baseball e ho giocato contro le squadre storiche del baseball italiano.
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