Il weekend appena trascorso a Tirrenia per l'apertura dell'Accademia del Baseball è stata l'occasione per scambiare quattro chiacchiere con Dan Bonanno, responsabile del progetto Accademia per la Major League.
Abbiamo voluto capire meglio come si svilupperà questa collaborazione e cosa si aspetta la Major dal Baseball italiano. Bonanno è noto in Italia per aver giocato tra l’82 e l’86 a Nettuno, Milano e Santarcangelo, prevalentemente come interbase, dove ha totalizzato una media difesa di 936. La sua media battuta vita è di 298 e la sua carriera ha avuto anche una parentesi in panchina, visto che ha allenato sia a Santarcangelo che a Nettuno.
Innanzitutto Dan quale sarà il tuo ruolo in Accademia?
“Aiuterò l'organizzazione dell'Accademia nonchè informerò costantemente la Major League sull'andamento del Progetto. Dovrò inoltre valutare la crescita tecnica dei ragazzi e proporre, eventualmente, cambiamenti nel percorso tecnico che i ragazzi affronteranno quotidianamente. Mi metto inoltre a disposizione per fornire un aiuto fisico sui campi. Logicamente per svolgere questo lavoro dovrò essere presente 3-4 giorni a settimana.”
La Major Legue sta cambiando approccio e atteggiamento in Italia? e se sì perchè solo ora?
“Da sempre la Major tiene sott'occhio l'Italia. Solo ora però pensiamo si siano creati i presupposti per una fattiva collaborazione poichè ci sono state aperte le porte e noi … ci siamo entrati. Tengo però a sottolineare che la Major League pensa ad uno sviluppo europeo del Baseball non solo italiano. Noi operiamo da diverso tempo in Europa con diverse nazioni -Inghilterra, Germania, Francia ecc. ndr- l'Italia e l'Olanda erano state lasciate un pò in disparte perchè erano già autosufficienti e avanzate dal punto di vista organizzativo. Abbiamo però pensato di cambiare approccio pur considerando sempre l'obiettivo Europeo. Dobbiamo professionalizzare il Baseball Europeo e tenere l'Italia come punto di riferimento. Un Campionato professionistico in Italia può essere un buon punto di partenza per una espansione continentale, l'Accademia è il primo passo, cammin facendo si valuterà anche se destinare risorse finanziarie di una certa importanza.”
Faccio però fatica a vedere nel concreto un cambiamento di rotta sostanziale, quali saranno i passaggi tangibili di questo nuovo corso?
“Considera che noi abbiamo avviato i contatti con la FIBS durante il Mondiale Universitario di Messina. Ci siamo incontrati diverse volte, ci siamo confrontati, abbiamo parlato degli obiettivi da raggiungere e individuato un percorso. Sono state fatte valutazioni, si sono studiati modelli da perseguire. La Major è una grande azienda, ha una sua burocrazia, una grande e capillare organizzazione e richiede pazienza. E' come una portaerei. Potente, ma se deve cambiare rotta ha bisogno di tempo. Di passaggi tangibili ce ne sono diversi. Lo studio per portare uno o più incontri di Major in Italia c'è e sta andando avanti, l'impegno in Accademia è partito e si rinforzerà con il tempo. Abbiamo abbandonato il camp Europeo -nel 2004 fu l'Elite ADIDAS Camp in Olanda ndr- per aprire, sempre a Tirrenia, la nostra Accademia che vedrà la luce questa estate con i migliori 30-40 prospetti europei. In questo caso faremo tesoro dell'esperienze già maturate in Australia e Portorico. Abbiamo inoltre attivato una newsletter, in collaborazione con la FIBS, che terrà informati gli appassionati di Baseball legando, per la prima volta, il mondo Major al Baseball Italiano.
Altro stiamo studiando e valutando. Ripeto, l'Italia è sempre stata nei pensieri della MLB. L'Italia ha il clima adatto, i campi (e di questo bisogna dare atto alle vecchie gestioni federali) un buon Campionato e diverse migliaia di appassionati.”
Tutto bello ok, però mi chiedo, che “pedaggio” dovrà pagare il Baseball Italiano per proseguire in questa collaborazione? Per la Major voci come immagine, visibilità, professionalità, marketing non sono secondarie e il panorama italiano non è dei migliori.
“E' vero ma è presto per parlarne. Per noi è importante che si sia aperto il dialogo poi verificheremo se è possibile pianificare insieme un piano di sviluppo più a 360°. Noi non vogliamo dare l'impressione di essere venuti qua ad insegnare qualcosa. Crediamo venga data un'opportunità al movimento che potrà coglierla o meno. Quando dobbiamo impostare un lavoro ci prendiamo tutto il tempo necessario, quando dobbiamo andare via … molto meno. Noi crediamo che per l'Italia sia giunto il momento di smetterla di pensare che il Baseball possa essere un passatempo, stiamo creando i presupposti perchè ciò avvenga. Agli altri protagonisti il compito di raccoglierle l'offerta. Il 'prodotto' Baseball Europeo è ben lontano da essere raggiunto. Ci vogliono i giocatori, i dirigenti, gli appassionati, l'interesse eccetera, con il Progetto Accademia abbiamo affrontato il primo punto”
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