Per gli appassionati italiani di baseball questo mese di luglio non verrà dimenticato tanto facilmente.
Dopo la scoppola ricevuta dal CIO con relativa esclusione dall'”Olimpo” mondiale degli sport principali, ci ha pensato la Nazionale italiana a regalarci una storica quanto disgraziata manifesta inferiorità nella finale di Praga del campionato europeo.
Per trovare qualcosa di simile bisogna spingersi indietro di 30 anni, all'edizione del 1965 dove gli orange ci rifilarono un perentorio 16-1 o alla fase preliminare dell'edizione 1987 in Spagna con l'ennesimo risultato di 16 a 1.
Fatto è comunque che i rivali olandesi ci tengono a “debita distanza” già da quasi un decennio.
Dal punto di vista squisitamente tecnico, risulta difficile commentare la partita di domenica scorsa.
Innanzitutto perché è impossibile fare una analisi non essendo fisicamente presenti (l'unica personale esperienza diretta per assistere alla Nazionale di Faraone risale all'Europeo olandese del 2003).
In secondo luogo, perché stiamo parlando di un risultato che non ammette repliche. Il 15-0 in una finale europea, che dovrebbe esprimere la massima espressione tecnica continentale (con ben 6 lanciatori schierati, 3 fuoricampi e 5 doppi sulle 17 valide subite in totale e la manifesta inferiorità) la dice lunga.
Anche i commenti post-partita di quel gran signore che si chiama Eenhoorn non fanno altro che confermare che gli orange sono, attualmente, di un'altra categoria e bisogna prenderne mestamente atto.
Sarebbe pero' pericoloso pensare che il risultato di domenica sia da considerare una semplice finale persa oppure pensare che sia un banale incidente di percorso, come ad esempio la sconfitta inflittaci dalla Svezia nell'Europeo 2003.
In attesa di capire quale Italia ci consegnerà il World Baseball Classic, anche se l'impostazione data dalla presentazione della formazione azzurra in casa Major è
abbastanza esplicativa, bisognerà prima o poi affrontare i problemi e chiedersi da dove nascano risultati cosi' negativi.
I dirigenti federali stanno coerentemente perseguendo da oltre un triennio una politica di apertura, e senza pregiudizio alcuno, ai giocatori provenienti da scuole straniere e la sconfitta mette questi atleti sul banco principale degli imputati.
Se così non fosse il problema è allora sulla conduzione tecnica affidata a Giampiero Faraone che dal gennaio del 2002 non si sta distinguendo per risultati positivi.
Ci auguriamo che la trasferta negli USA serva quantomeno a riflettere profondamente.
Staremo a vedere. Il nostro baseball ha davvero bisogno di tornare presto a raccogliere qualche soddisfazione.
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