Quando il baseball era dimostrativo

La qualificazione a Grosseto nell'83, l'esperienza di Los Angeles. De Carolis c'era e ricorda: “L'esclusione? Non è un dramma ma le leghe maggiori devono guardare oltre gli Usa”

Le divise erano improbabili, stelle tricolori ovunque su fondo bianco.
Era una Nazionale piena di oriundi ma fu un fuoricampo del giovane Roberto Bianchi a dare la vittoria che ci portò a Los Angeles.
Grosseto, 1983: contro gli avversari di sempre dell'Olanda c'era in gioco -al campionato europeo- l'unico posto per le Olimpiadi dell'anno successivo.
Il baseball approdava come sport dimostrativo, il Comitato internazionale olimpico aveva dato il suo benestare nel tentativo di allargamento che allora era la norma.
Non si parlava ancora di professionisti, si cercava di incarnare il reale spirito olimpico prima ancora degli affari che portarono più tardi alla scelta di Atlanta. Altre storie, per il baseball italiano essere alle Olimpiadi era un traguardo comunque storico. Dimostrative o meno importava poco, per la prima volta il batti e corri avrebbe avuto un palcoscenico infinito.
Tra l'altro non esserci avrebbe avuto il sapore della beffa, visto che era stato l'allora presidente Fibs Bruno Beneck a condurre una battaglia con il Cio per dimostrare che il baseball olimpico aveva ragione di essere.
La vittoria di Grosseto venne salutata con il giusto entusiasmo e l'anno dopo si partì con poche speranze di vittoria ma tanta buona volontà.
Fu un'esperienza molto positiva -racconta oggi Alberto De Carolis, capo della delegazione italiana alle Olimpiadi dell'84- il presidente aveva lavorato bene con il Cio e l'organizzazione rimase contenta del torneo. Tra l'altro si giocava in un tempio del nostro sport come il Dodger's stadium e il pubblico, anche se abituato a ben altro livello, seguiva con interesse le partite. Ricordo che per la nostra partita con la Repubblica Dominicana, ad esempio, c'erano 35.000 spettatori“.
L'Italia era vista con simpatia, pur col doppio passaporto molti giocatori avevano il cognome “paisà”, inoltre c'erano tanti giovanotti di belle speranze.
Nonostante fosse sport dimostrativo -aggiunge il dirigente nettunese- abbiamo fatto in tutto e per tutto la vita di chi partecipava ai giochi. Eravamo al villaggio olimpico con gli altri, mancava solo di essere in gara per una medaglia ma per il resto non c'erano differenze. Era un clima straordinario“.
Non andò granché, l'Italia rimase a bocca asciutta ma contava poco: l'obiettivo di partecipare a una festa del genere era qualcosa di più importante.
Andò peggio quattro anni dopo, quando il titolo europeo tornò in Olanda e furono gli “orange” a volare a Seoul 88 per rappresentare l'Europa nel torneo -ancora dimostrativo- di baseball. Poi la rivincita, quando in gioco c'era la partecipazione alle prime olimpiadi “vere”, quelle di Barcellona 92, con in gioco le medaglie.
L'Italia si qualificò vincendo l'Europeo a Nettuno, un torneo praticamente senza storia con gli azzurri sempre avanti. Da allora l'Italia c'è sempre stata alle Olimpiadi, senza grandi fortune anche per il progressivo intervento dei professionisti.
E adesso?
Non ne farei un dramma -è il pensiero di De Carolisanche perché se pensiamo al seguito televisivo che ha avuto il nostro sport alle Olimpiadi sappiamo bene la scarsa considerazione che comunque ha avuto. Se si trattava di promuovere il movimento non è che ci aiutasse molto“.
E ne risentirà il nostro baseball?
Il discorso principale credo sia legato ai fondi del Coni per la preparazione olimpica, chiaramente ci saranno dei problemi. Tra l'altro credo che buona parte dell'esclusione sia dovuta proprio ai professionisti statunitensi che non avevano intenzione di mandare loro giocatori alle Olimpiadi“.
C'è l'alternativa del baseball gala, però…
Un progetto interessante e credibile, l'ho detto anche al presidente Fraccari, perché i professionisti si impegnano direttamente. Dobbiamo però mettere dei punti fermi, dirgli che debbono aprirsi al mondo, ormai anche all'Italia e all'Europa e non pensare che il baseball sia solo loro, altrimenti il baseball che è diffuso ovunque resta invece uno sport per pochi a quei livelli“.
Chissà che chiusa la porta delle Olimpiadi -comunque una “mazzata” per chi ama qualsiasi sport- non si spalanchi definitivamente quella delle grandi leghe.
Ventidue anni dopo quelle divise improbabili e una qualificazione ai giochi che resterà comunque nella storia.

Dal webmaster
Lo scorso 8 luglio il Comitato Olimpico Internazionale, riunitosi a Singapore, ha escluso il baseball e il softball dalle Olimpiadi del 2012 assegnate alla città di Londra. Da oggi nasce su B.it una sezione specifica per poter ragionare a freddo sulla decisione del CIO raccontando qualche anedotto legato alla nostra Nazionale e raccogliendo i pareri degli addetti ai lavori.
Ci auguriamo di poter scrivere quanto prima la riammissione del batti e corri nella manifestazione sportiva più prestigiosa del mondo.

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