Un punto, un solo giocatore portato a casa base, lo “score” della gara bloccato sull' 1-0. Tanto è stato sufficiente ai White Sox per restituire a Chicago l’anello di Campioni del Mondo dopo ben 88 anni. L’autore del punto della vittoria è Jermaine Dye (esterno dei ‘South Siders nominato MVP delle World Series), all’ottavo inning con Brad Lidge sul monte di lancio per Houston. Il rilievo degli Astros aveva appena sostituito Brandon Backe che era riuscito nell’impresa di lanciare sette inning lasciando a zero gli avversari, concedendo appena 5 valide con all’attivo 7 strike-out. L’attacco dei padroni di casa è stato agevolmente tenuto a bada dalla difesa ospite e dai lanci di Freddy Garcia per 7 inning (4 valide e 3 basi per ball concesse, 7 strike-out), Cliff Politte e Neal Cotts, che si sono alternati nell’ottavo, e Bobby Jenks che, con la salvezza portata a casa la notte scorsa, raggiunge quota 2 nelle World Series (la quarta in queste post-season) al suo primo anno da professionista.
D’altro canto la difesa è il punto di forza di questa squadra: Ozzie Guillen, colui che questo roster l’ha plasmato, allenato, guidato in questo fantastico rally stagionale, lo va dicendo da mesi. Ed a conferma di questo basta dare un’occhiata ai numeri di queste post-season per rendersene conto. Nelle Division Series, contro i campioni uscenti dei Boston Red Sox, il monte di lancio concede solo 14 punti e 29 valide e la difesa si carica di un solo errore (commesso in gara 1). Non è necessario ricordare lo spaventoso line-up di Boston con giocatori del calibro di Manny Ramirez, David Ortiz, Johnny Damon, Jason Varitek, solo per fare i nomi dei più famosi. A proposito di mazze incandescenti nelle Division Series dell'American League, Chicago deve affrontare anche i Los Angeles Angels of Anaheim di Vlad Guerriero e Garret Anderson. Qui si compie l’autentico capolavoro del monte di lancio dei White Sox: in 5 gare (4 vinte ed 1 persa), i pitchers di Guillen si portano a casa 4 ‘complete game consecutivi (non accadeva dal 1954), lasciando agli avversari 27 valide, 4 basi per ball e 3 fuoricampo (per un totale di 11 punti), e ottenendo ben 22 strike out. In questa serie la difesa continua a fare la differenza ed in 45 inning commette solo 3 errori. Nelle 4 gare contro i texani di Houston, le 29 valide ed i 3 fuoricampo concessi hanno prodotto 14 punti per gli Astros. Anche qui l'infield ha svolto egregiamente il proprio dovere con 3 errori tutti in una sola partita (gara 3, peraltro della durata record di 14 innings, 5 ore e 41 minuti) mentre il monte di lancio si è reso protagonista di una serie da sogno. In 41 inning totali, i lanciatori hanno concesso complessivamente 14 punti, 29 valide, 17 basi per ball e 3 home-run, producendo ben 36 strike out.
In dodici gare di post-season, alla quale erano giunti con il miglior record della American League (99 vittorie e 63 sconfitte), i White Sox hanno perso una sola volta (gara 1 delle ALCS al Cellular Field contro gli Angels) e realizzato ben 2 ‘sweep.
A proposito di ‘cappotti, questo è il secondo anno consecutivo, diciannovesimo in tutta la storia delle World Series, in cui la finalissima si chiude con un rotondo 4-0. Lo scorso anno i Red Sox si imposero con il medesimo risultato sui St. Louis Cardinals vincendo l’anello dopo 86 anni. Quest’anno è toccato ai ‘calzini bianchi chiudere con un risultato netto e conquistare quel titolo che mancava dal 1917 (due anni di digiuno in più rispetto a Boston). In fondo le due ‘franchigie dei calzini si sono passati il testimone durante le Division Series, quando la squadra di Ozzie Guillen aveva avuto la meglio su quella di Terry Francona chiudendo i conti con un secco 3-0 (altro ‘sweep). Quello della scorsa notte è il ventiquattresimo 1-0 in una gara di World Series, il terzo che vede protagonisti i White Sox (con il medesimo risultato nel 1959 vinsero gara 5 contro i Dodgers, nel 1906 persero contro i Chicago Cubs). E adesso che la grande festa di Chicago possa cominciare…
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