Con la consegna degli ultimi riconoscimenti a manager, pitcher e Most Valuable Player, è calato definitivamente il sipario sulla stagione 2005.
Il Cy Young Awards, il prestigioso titolo che dal 1956 viene assegnato al miglior lanciatore del campionato, è andato per la National League a Chris Carpenter dei St. Louis Cardinals (era dal 1970 che un pitcher dei Cards non si aggiudicava il trofeo) e Bartolo Colon dei Los Angeles Angels per la American League (in 31 anni di storia Anaheim non aveva mai avuto un lanciatore che si fregiasse di questo titolo).
Bobby Cox è stato eletto manager dell’anno per la NL (secondo riconoscimento consecutivo, terzo considerando quello del 1991 sempre con Atlanta) e Ozzie Guillen per la AL (per i Chicago White Sox si tratta del quinto allenatore premiato dal 1983, anno in cui è stato istituito il trofeo). Una curiosità: lo skipper dei Chisox è il terzo ex-‘Rookie of the Year a diventare ‘Manager of the Year.
A chiudere questa pioggia di premi, sono stati assegnati anche gli MVP 2005.
Nella AL, per la seconda volta in tre anni, Alex Rodriguez iscrive il suo nome nell’albo d’oro. La prima volta fu nel 2001 quando giocava interbase nei Texas Rangers, quest’anno è stato premiato come terza base dei New York Yankees battendo sul filo di lana David Ortiz. ‘A-Rod è il diciannovesimo giocatore dei Bronx Bombers a ricevere questo titolo.
Nella NL il riconoscimento è andato ad Albert Pujols, prima base dei St. Louis Cardinals, che ha battuto in volata Anduw Jones e Derreck Lee. Per la quattordicesima volta la squadra del Missouri annovera un MVP tra le proprie fila dal 1931 (nell’anno della fondazione di questo premio fu il seconda base Frankie Frisch a vincerlo). Da notare che era dal 1985 che le due franchigie non avevano un proprio giocatore insignito di questo ‘award (Don Mattingly, prima base dei ‘Yanks e Willie McGee, esterno dei ‘Cards). Altra curiosità statistica: nella American League, era dal 1980 che un terza base non risultava giocatore più utile (allora c’era un ‘certo George Brett dei Kansas City Royals), mentre nella NL l’ultimo prima base ad iscrivere il suo nome nell’albo d’oro risale al 1991 (Terry Pendleton degli Atlanta Braves).
Intanto è stato raggiunto l’accordo tra Major League Baseball ed il Sindacato dei Giocatori sulle nuove direttive contro l’uso di sostanze dopanti nel baseball. Le sanzioni prevedono una squalifica per 50 turni (un terzo della stagione agonistica) se l’atleta viene trovato positivo al test la prima volta, 100 partite di sospensione per la volta successiva e la squalifica a vita alla terza volta. Le pene coincidono con quelle proposte dal ‘Commissioner Bud Selig. Il nuovo ‘pacchetto antidoping, che entrerà in vigore la prossima stagione, vieta inoltre per la prima volta l’uso delle anfetamine e richiede un numero maggiore di test da effettuare per dimostrare l’assunzione di sostanze proibite da parte dell’atleta, vista anche la durezza delle sanzioni che rischia.
Il giocatore squalificato a vita potrà chiedere di essere reintegrato dopo una sospensione minima di due anni. Lievemente più leggere le sanzioni per l’uso delle anfetamine: squalifica per 25 turni la prima volta, 80 partite la seconda fino ad arrivare, alla terza volta, alla squalifica a vita.
Da notare il profondo inasprimento delle pene rispetto a quelle in vigore finora che prevedevano 10 turni di squalifica per la prima violazione, 30 turni per la seconda, 60 per la terza ed un anno per la quarta. Evidentemente il programma delle Majors per combattere il doping non era ritenuto sufficientemente incisivo, tanto che addirittura il Senato aveva fatto forti pressioni per sanzioni più severe e soprattutto per dare un messaggio chiaro e deciso di intolleranza verso l’uso delle sostanze dopanti.
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